Porto Campana: introduzione e inquadramento generale

INQUADRAMENTO DELL’AREA

L’area di studio, ricadente nel SIC ITB042230 “Porto Campana”, si colloca nel territorio di Domus de Maria, nel settore sud-occidentale della Sardegna, (Sulcis) ( Fig. 1).
I caratteri fisiografici dominanti dell’area sono rappresentati dal vasto litorale sabbioso di Chia e dai retrostanti stagni costieri, che sono delimitati dai tratti di costa rocciosa di Capo Spartivento a sud-ovest e di Monti sa Guardia a nord-est e, nel settore interno, da una serie di superfici subpianeggianti del Rio di Chia, di Su Pranu Spartivento, Sa Tanca e Sa Tuerra che fungono da raccordo al vasto sistema montano e collinare; quest’ultimo racchiude il bacino idrografico del Rio Mannu–Rio di Chia e di altri corsi d’acqua secondari che confluiscono nel settore costiero in esame.

Fig. 1 – Mappa di posizione dell’area di studio SIC “Porto Campana” ITB042230.

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Porto Campana: introduzione e inquadramento generale

INQUADRAMENTO DELL’AREA

L’area di studio, ricadente nel SIC ITB042230 “Porto Campana”, si colloca nel territorio di Domus de Maria, nel settore sud-occidentale della Sardegna, (Sulcis) ( Fig. 1).
I caratteri fisiografici dominanti dell’area sono rappresentati dal vasto litorale sabbioso di Chia e dai retrostanti stagni costieri, che sono delimitati dai tratti di costa rocciosa di Capo Spartivento a sud-ovest e di Monti sa Guardia a nord-est e, nel settore interno, da una serie di superfici subpianeggianti del Rio di Chia, di Su Pranu Spartivento, Sa Tanca e Sa Tuerra che fungono da raccordo al vasto sistema montano e collinare; quest’ultimo racchiude il bacino idrografico del Rio Mannu–Rio di Chia e di altri corsi d’acqua secondari che confluiscono nel settore costiero in esame.

Fig. 1 – Mappa di posizione dell’area di studio SIC “Porto Campana” ITB042230.

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Porto Campana: caratteristiche sedimentologiche e modelli

Dall’analisi dei dati tessiturali emerge chiaramente la generale diminuzione delle dimensioni del granulo medio nel corpo di spiaggia procedendo da Sa Colonia a Su Giudeu-S’Acqua Durci.
Analizzando la distribuzione lungoriva dei valori di Mz nelle diverse unità morfosedimentarie (barre, truogoli, battigia, alta spiaggia ecc.) si può notare come questa tendenza sia ben evidente sulla battigia, sul primo truogolo e sulla prima barra, meno evidente sulla seconda barra. Alla profondità di -5 m, sul piede della barra esterna, si riscontra una condizione di uniformità di Mz al largo di Campana e Su Giudeu; alla stessa profondità, al largo di Sa Colonia, i sedimenti sono più fini, probabilmente per la posizione della barra esterna più prossima alla linea di riva.

Dalle analisi composizionali del SIC “Porto Campana” si osserva che i campioni dell’area dunare sono costruiti da Quarzo tra il 75 e l’80% e da una componente carbonatica bioclastica che si attesta attorno al 7-10%. Si evidenzia anche la presenza di minerali femici.
I campioni della spiaggia emersa risultano simili a quelli dell’area dunare ma con code di sedimenti grossolani anch’esse costituite prevalentemente da Quarzo e subordinatamente da carbonatico-bioclastico.
I campioni della spiaggia sommersa sono raggruppabili in due tipologie.
Il primo gruppo è quasi completamente costituito da Quarzo poco elaborato (90%) e minore quantità di materiale bioclastico e minerali femici (8-10%).
Il secondo gruppo è prevalentemente quarzoso-feldspatico (75-80%) con presenza abbondante di bioclasti (15-20%) e minerali femici (5%). I sedimenti hanno code grossolane bioclastiche, quarzose e litiche metamorfiche.

Dai modelli idrodinamici risulta che Libeccio (225°) e Scirocco (135°) controllano i processi di scambio e strutturano la zona a barre e truogoli (surfzone). Questi eventi generano correnti longshore SW-NE e una serie di celle di circolazione che determinano la formazione di un doppio sistema a barre e truogoli, con un’estensione della surfzone di oltre 300 metri.

 

Porto Campana: aspetti botanici

ANALISI FLORISTICA

L’elenco floristico del sistema dunale e della spiaggia del SIC di Porto Campana riportato in allegato è stato compilato a partire dalle indagini di campo svoltesi dalla primavera 2009. Il contingente floristico rilevato è composto da 170 taxa di cui 120 di rango specifico, 42 subspecifico e 6 varietale, appartenenti a 51 famiglie e 129 generi. Il Phylum Pinophyta, rappresentato da 2 taxa, costituisce l’1,2% della flora totale (fig. 5). Tra le Angiospermae, le più numerose sono le Eudicotyledones che rappresentano il 73,5% del totale con 125 taxa appartenenti a 36 famiglie e 93 generi; le Monocotyledones costituiscono invece il 24,7% della flora con 42 taxa appartenenti a 11 famiglie e 33 generi (fig. 5, tab. 5). Pages from all._ir_a1_uc_dsb_porto_campana_Page_1 Le famiglie (fig. 6) con il maggior numero di entità tassonomiche sono le Poaceae con 23 taxa che costituiscono il 13,45% del totale, seguite da Asteraceae (20 taxa, 11,8%), Fabaceae (12 taxa, 7,0%), Amaranthaceae (8 taxa, 4,7%) e Caryophyllaceae (7 taxa, 4,1%). I generi che annoverano il maggior numero di entità (fig. 7) sono Plantago con 6 taxa, che rappresentano il 3,50% del totale e da Allium, Catapodium, Erodium, Geranium, Limonium, Medicago, Silene e Trifolium, ciascuno con 3 taxa (1,8%). Pages from all._ir_a1_uc_dsb_porto_campana_Page_2Lo spettro biologico (fig. 8) evidenzia come la forma biologica più frequente sia quella delle terofite (45,9%), seguite da emicriptofite (15,3%), fanerofite (14,7%), geofite (12,9%), e camefite (11,2%). L’analisi di questi dati consente di ipotizzare che i valori elevati di terofite e geofite siano da mettere in relazione con le condizioni di xericità degli habitat dunali, mentre la significativa percentuale di fanerofite sia dovuta essenzialmente alle formazioni microboschive, in particolare ginepreti, presenti sulle dune più stabilizzate.Pages from all._ir_a1_uc_dsb_porto_campana_Page_3Per l’analisi della corologia della flora rilevata sono stati realizzati lo spettro generale (fig. 9), e quello relativo alle sole forme mediterranee (fig. 10).

Pages from all._ir_a1_uc_dsb_porto_campana_Page_4Lo spettro corologico generale del SIC mostra una predominanza della componente corologica mediterranea (79,9%), seguita dalle specie subcosmopolite (4,7%), dalle circumboreali e paleotemperate (entrambe con il 3,6%). Dallo spettro corologico delle forme mediterranee (fig. 10) emerge una prevalenza delle specie a distribuzione circum-mediterranea (48,5%), seguite dalle euro-mediterranee (18,7%), dalle Wmediterranee (9,0%) e dalle mediterraneo-atlantiche (8,2%). E’ da evidenziare inoltre il dato riguardante le specie endemiche (6%).

Questi spettri confermano il baricentro biogeografico dell’area di studio e l’inquadramento biogeografico della Sardegna nella subregione mediterranea occidentale.

Sono state inoltre analizzate più specificamente sia le forme endemiche (tab. 6). Tale analisi mette in evidenza una predominanza delle forme endemiche della provincia biogeografica Sardo-Corsa (37,5%). Tra gli endemismi segnaliamo la presenza di Phillyrea media L. var. rodriguezii P. Monts., varieta endemica delle isole del Mediterraneo occidentale, Rubia peregrina L. subsp. requienii (Duby) Cardona et Sierra, endemismo tirrenico. Tra le specie di particolare interesse fitogeografico segnaliamo la presenza di Helichrysum microphyllum (Willd.) Camb. subsp. tyrrhenicum Bacch., Brullo et Giusso, endemico di Sardegna, Corsica e Baleari.

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 ANALISI VEGETAZIONALE

La vegetazione presente nella fascia costiera e in limitate aree interne su substrati sia carbonatici che silicei, è rappresentata dalla serie dell’Oleo-Juniperetum turbinatae Arrigoni, Bruno, De Marco et Veri in De Marco 1985 corr.

L’area d’intervento, è caratterizzata dalla presenza del geosigmeto psammofilo sardo (Cakiletea, Ammophiletea, Crucianellion maritimae, Malcolmietalia, Juniperion turbinatae).

La vegetazione psammofila è caratterizzata da una zonazione e disposizione delle cenosi parallela alla linea di riva, secondo un gradiente ecologico che rispecchia le diverse condizioni ecologiche in relazione alla distanza dal mare e alla stabilità e diversa granulometria del substrato.

La prima parte della spiaggia emersa è definita zona afitoica in quanto l’instaurarsi di cenosi vegetali è fortemente limitato dalla presenza di elevati gradienti di salinità; nelle spiagge indagate questa fascia ha una estensione variabile fino ad arrivare in certi casi a lambire le prime dune parzialmente stabilizzate.

Dove le mareggiate depositano materiale organico formato principalmente da cascame di Posidonia oceanica (L.) Delile, si vengono a creare le condizioni per l’insediamento delle prime cenosi vegetali pioniere, costituite unicamente da specie terofite alonitrofile. Queste sono cenosi sempre paucispecifiche riferibili all’associazione Salsolo kali-Cakiletum maritimae Costa et Manz. 1981 corr., con una copertura frammentaria e discontinua. L’associazione, costituita solo da specie annuali effimere come Cakile maritima Scop. subsp. maritima, Salsola kali L. e Chamaesyce peplis (L.) Prokh., ha il ruolo ecologico di arricchire il substrato in materia organica, permettendo l’instaurarsi di cenosi più evolute ed esigenti. Nelle spiagge analizzate tale associazione si rinviene ai margini delle dune embrionali lungo tutta la prima fascia del sistema dunale.

Le pulitura della spiaggia effettuata con mezzi meccanici, in particolare durante la stagione turistica, comporta la distruzione di questi aspetti di vegetazione. Ciò muta le condizioni ecologiche e ostacola l’ulteriore naturale evoluzione del sistema verso stadi di vegetazione più maturi.

Sulle prime dune embrionali, formate dall’accumulo e progressiva stabilizzazione di sedimenti, si stabiliscono le prime forme di vegetazione perenne caratterizzate da graminacee rizomatose e principalmente da Elymus farctus (Viv.) Runemark ex Melderis subsp. farctus; questa specie caratterizza l’associazione Sileno corsicae-Elytrigetum junceae (Malcuit, 1926) Bartolo et al., 1992 corr., endemica sardo-corsa. Tale cenosi è caratterizzata dalla presenza di altre specie perenni quali Cyperus capitatus Vand., Eryngium maritimum L., Otanthus maritimus (L.) Hoffmanns. et Link e nelle condizioni di maggiore calpestio da Sporobolus virginicus Kunth, che in alcuni casi tende a costituire vere e proprie cenosi riferibili all’associazione Sporoboletum arenarii Arenes 1924.

Quest’ultima cenosi, a carattere pioniero, si sviluppa su sabbie ricche di sali e in condizioni di nitrofilia abbastanza elevata.

L’accumulo di nuovi sedimenti sulle dune embrionali e la capacità di Elymus farctus subsp. Farctus di immobilizzare le sabbie, permettono di innescare processi evolutivi del sistema dunale, attraverso colonizzazione e accrescimento di piccoli cumuli sabbiosi, i quali vengono progressivamente stabilizzati permettendo un’ulteriore evoluzione della seriazione psammofila.

Le dune parzialmente consolidate, sulle quali non agiscono modificazioni ad opera del mare, sono caratterizzate dall’associazione Echinophoro spinosae-Ammophiletum arundinaceae (Br.-Bl. 1933) Géhu, Rivas-Martínez, Tüxen 1972. Tale cenosi si afferma in genere su dune esposte a venti forti che generano instabilità dei sedimenti sabbiosi. Le specie caratteristiche di questa associazione sono Ammophila arenaria subsp. australis, Eryngium maritimum L., Medicago marina L. e Anthemis maritima L. Nel SIC questa associazione si presenta fortemente destrutturata e degradata a causa soprattutto della forte pressione antropica e dei fenomeni erosivi in atto che hanno causato una progressiva frammentazione delle cenosi.

Echinophoro spinosae-Ammophiletum arundinaceae ,in assenza di disturbo, tende ad ubicarsi più internamente rispetto all’associazione Sileno corsicae-Elytrigetum junceae, popolando le parti più alte delle dune, in condizioni stazionali più mature. Questa associazione in alcune zone si trova a mosaico con formazioni camefitiche e fanerofitiche (spiaggia di Su Giudeu) e ciò evidenzia una regressione della vegetazione causata dal disturbo antropico; questa distribuzione genera una maggiore instabilità delle sabbie e conseguentemente una maggiore esposizione a fenomeni erosivi eolici.

Sulla parte interna della duna, in cui è minore l’azione del vento, Ammophila arenaria subsp. australis diventa più rara; la maggiore stabilità del substrato e la maggiore disponibilità in nutrienti permettono l’instaurarsi di specie più esigenti come Crucianella maritima che consente di differenziare una subassociazione di contatto descritta per le spiagge di Chia, l’Echinophoro spinosae-Ammophiletum arundinaceae subass. crucianelletosum Biondi et Mossa (1992), caratterizzata da specie quali Elymus farctus subsp. farctus, Cyperus capitatus, Sporobolus virginicus, Lotus cytisoides L. subsp. conradiae Gamisans e Silene niceensis All. Nel SIC questa cenosi forma piccoli gruppi abbastanza sviluppati e a mosaico con popolamenti di Cyperus capitatus (specialmente a Su Giudeu) nelle depressioni retrodunali sottoposte a forte calpestio. Questa formazione, nelle dune più stabilizzate della spiaggia di Campana, si arricchisce spesso di Pancratium maritimum L.

Da questa subassociazione di contatto si passa a zone in cui l’Echinophoro spinosae-Ammophiletum arundinaceae appare impoverito e diventa costante la presenza di Crucianella maritima, la quale forma il Crucianelletum maritimae Br.-Bl. (1921) 1933, presente soltanto dove il cordone dunale è molto esteso (Biondi et Mossa, 1992). Tale fitocenosi è caratterizzata dalla presenza di specie quali Ononis variegata L. e Pancratium maritimum, Ammophila arenaria subsp. australis, Cyperus capitatus, Lotus cytisoides subsp. conradiae. Essa è presente in maniera più cospicua nella spiaggia di Su Giudeu, soprattutto nelle depressioni interdunali e in prossimità del ginepreto a Juniperus oxycedrus L. subsp. macrocarpa (Sibth. et Sm.) Neilr.

Nella spiaggia di Su Giudeu il crucianelleto è presente a mosaico con piccoli nuclei di Juniperus oxycedrus L. subsp. macrocarpa, nelle zone in cui il sistema tende a ripristinare il suo profilo naturale e in cui si osserva una ricolonizzazione da parte del ginepreto.

Dove le sabbie sono più stabili e compatte (dune grigie), nella parte più interna del campo dunale, il crucianelleto si trova a mosaico con una vegetazione camefitica composta unicamente da garighe primarie. Si tratta di cenosi gravemente vulnerabili a causa della destrutturazione della duna bianca, e di elevato valore naturalistico poiché contraddistinte da entità fitogeograficamente rilevanti quali Helichrysum microphyllum subsp. tyrrhenicum.

Le dune stabilizzate sono popolate dalla vegetazione forestale psammofila costituita da boscaglie a Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa, riferibili all’associazione Pistacio lentisci-Juniperetum macrocarpae Caneva, De Marco et Mossa 1981. Il Pistacio lentisci-Juniperetum macrocarpae rappresenta la prima forma di vegetazione fanerofitica relativa ai processi di colonizzazione delle spiagge sabbiose, nel SIC è ampiamente diffusa ed estesa ma frammentata a causa dell’eccessiva pressione antropica.

I primi nuclei di Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa, consentono il consolidarsi definitivo della duna, che non si modifica più per azione del vento se non in condizioni di forte disturbo antropico. Si tratta principalmente di microboschi a dominanza di Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa, costituiti da fanerofite cespitose sclerofilliche quali Pistacia lentiscus L., Rhamnus alaternus L. e Juniperus phoenicea L. subsp. turbinata (Guss.) Nyman. Sono frequenti le specie lianose, in particolare Smilax aspera L., Rubia peregrina L. subsp. requienii (Duby) Cardona et Sierra, Clematis flammula L., Prasium majus L., oltre alle geofite Ruscus aculeatus L. e Asparagus acutifolius L. Nelle zone più esposte all’azione erosiva del vento, questa associazione ha generalmente una struttura a macchia, mentre nelle aree più riparate assume una struttura a boscaglia.

Nel SIC l’associazione Pistacio lentisci-Juniperetum macrocarpae si ritrova a mosaico con cenosi forestali relative all’associazione Phillyreo rodriguezii-Juniperetum turbinatae (Arrigoni, Nardi et Raffaelli 1985) Bartolo et al., 1992 corr., ed è caratterizzata da un forte degrado, in continuo aumento, a causa dello scalzamento dunale che comporta l’esposizione degli apparati radicali di Juniperus oxycedrus L. subsp. macrocarpa, fenomeno che ha determinato una scomparsa progressiva di questa cenosi.

Il Pistacio lentisci-Juniperetum macrocarpae lungo i cordoni sabbiosi è sostituito nelle aree retrodunali, protette dagli agenti marini, da una boscaglia a Juniperus phoenicea subsp. turbinata, che forma normalmente una fascia a contatto con la vegetazione alofila delle depressioni palustri. E’ una vegetazione a carattere psammofilo riferibile all’Juniperion turbinatae Rivas-Martínez 1975 corr. Il Phillyreo rodriguezii-Juniperetum turbinatae è vicariante dell’associazione Pistacio lentisci-Juniperetum macrocarpae nelle aree più interne del litorale sabbioso. Le diversità riguardano soprattutto le esigenze ecologiche e la relativa composizione floristica. Il Phillyreo rodriguezii-Juniperetum turbinatae si trova su superfici di retroduna abbastanza depresse, quasi pianeggianti, generalmente vicine alla riva e a contatto verso l’interno con gli ambienti umidi salmastri. L’associazione è caratterizzata da: Juniperus phoenicea subsp. turbinata, Phillyrea media L. var. rodriguezii P. Monts., Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa, Pistacia lentiscus, Asparagus albus L., Rubia peregrina, Olea europea L. var. sylvestris Brot., Osyris alba L., Cistus creticus L. subsp. eriocephalus (Viv.) Greuter et Burdet e Prasium majus. Quest’associazione è presente nel SIC in cenosi fortemente degradate e frammentate, perché esposte nella maggior parte dei casi a zone di transito di bagnanti e mezzi provenienti dagli stabilimenti balneari. A mosaico con la vegetazione fanerofitica delle dune embrionali, mobili e fisse del litorale, si ritrovano comunità terofitiche a fenologia tardo invernale-primaverile, inquadrabili nell’alleanza Alkanno-Maresion nanae Rivas Goday ex Rivas Goday et Rivas-Martínez 1963 corr. dell’ordine Malcomietalia Rivas Goday 1958.

Queste cenosi, presenti tra le radure della vegetazione perenne, sono in parte favorite dal disturbo generato dal turismo balneare. Tra le specie caratteristiche di questo syntaxon si rinvengono Malcolmia ramosissima (Desf.) Gennari, Polycarpon tetraphyllum (L.) L. e Brassica tournefortii Gouan.

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Porto Campana: esempi significativi di pressioni-minacce-criticità e impatti

I risultati degli studi effettuati per l’Azione A5 hanno permesso di definire gli impatti derivanti dalla pressione antropica, intesa come pressione turistica, pressione da attività economiche e da attività di gestione delle aree.

Le principali cause di impatto, rilevate e documentate, sono le seguenti:

  1. transito veicolare;
  2. transito, calpestio e stazionamento di persone sui campi dunari;
  3. transito e pascolo di bestiame;
  4. realizzazione di fabbricati temporanei e permanenti e/o opere di urbanizzazione nella zona dunare;
  5. carenza di appositi servizi e indirizzi per la fruizione turistica;
  6. attività ed azioni di gestione intraprese o non intraprese dalle Amministrazioni locali e R.A.S..

A queste categorie si può aggiungere il comportamento non corretto dei fruitori che può entrare sia come causa che come effetto in tutte le sei voci.
Vengono riportati di seguito, a titolo d’esempio, alcune fotografie di cattive (e buone pratiche) e gli effetti ad esse collegabili.

Transito veicolare

Le immagini testimoniano alcune pratiche impattanti e gli effetti negativi sull’habitat prodotti dall’uso di mezzi meccanici.
Essi vengono, in genere utilizzati, per lo svolgimento delle seguenti attività:

  • montaggio/smontaggio delle infrastrutture degli stabilimenti e dei chioschi; montaggio/smontaggio delle passerelle; varo e alaggio di imbarcazioni
  • pratiche ludico-sportive (windsurf, kitesurf e surf)
  • messa in opera/rimozione di ombrelloni e lettini
  • rifornimento dei chioschi e delle concessioni balneari
  • attuazione di interventi per la conservazione e/o ripristino della naturalità

Transito, calpestio e stazionamento di persone sui campi dunari

L’ immagine illustra alcuni effetti negativi sull’habitat prodotti dal transito pedonale e dallo stazionamento nelle zone dunari. Tali pratiche sono la conseguenza delle seguenti attività:

  • libero transito e utilizzo di canali di deflazione naturali come assi di accesso alle spiagge e per l’esplorazione dell’habitat
  • utilizzo delle dune per attività ricreative (giochi, pranzi, ricerca di ombra e legna per i barbecue, riposo) e attività dei venditori ambulanti
  • utilizzo delle dune come discarica, come bagni a cielo aperto da parte delle migliaia di persone che occupano e utilizzano l’arenile

I motivi che conducono alle suddette azioni sono, talvolta, riconducibili alla mancanza di azioni di informazione (i fruitori spesso ignorano la fragilità dell’habitat dunare), talvolta alla maleducazione degli utenti e, in altri casi, alla mancanza di gestione della spiaggia nel suo insieme e alla mancanza di un organo di controllo inteso come l’autorità di gestione.

Transito e pascolo di bestiame senza controllo e calibrazione

L’immagine illustra, a titolo d’esempio, la presenza e gli effetti negativi sull’habitat dunare prodotti dal transito/pascolo di bestiame.

L’attuazione di queste pratiche è da ricondurre alle seguenti cause: la mancanza di azioni di informazione e coinvolgimento anche degli stakeholders e la mancanza di una autorità preposta al controllo, nei luoghi, del rispetto delle regole adottate.

Realizzazione di fabbricati temporanei e permanenti e/o opere di urbanizzazione nella zona dunare

Nell’immagine vengono evidenziate cattive pratiche che causano il degrado/scomparsa dell’habitat dunare. In generale, le principali cause sono dovute alla:

  • mancanza di un’adeguata pianificazione ai diversi livelli di governo del territorio
  • mancanza di direttive riguardanti il numero delle concessioni, la loro ubicazione e le loro estensioni, che tengano conto scientificamente delle dinamiche e dei processi in atto in un sistema di spiaggia soggetto a continue variazioni d’assetto (nel breve, medio e lungo periodo)

Carenza di appositi servizi e indirizzi per la fruizione turistica

In questo caso l’immagine evidenzia impatti derivanti da:

  • mancanza di attività di divulgazione e sensibilizzazione completa, validata scientificamente comprensibile che indirizzi verso la conservazione dell’ambiente
  • mancanza di un corretto posizionamento dei cartelli/pannelli informativi e di divieto
  • mancanza di un’autorità che controlli sui luoghi il rispetto delle regole adottate
  • mancanza del servizio di raccolta differenziata/ritiro dei rifiuti; errata posizione, malfunzionamento, e numero non adeguato dei servizi igienici; mancanza di servizi informativi 

Altre cause sono riconducibili alla mancanza di un’autorità che controlli sui luoghi il rispetto delle regole adottate; alla mancanza del servizio di raccolta differenziata/ritiro dei rifiuti; all’errata posizione, al malfunzionamento, e al numero non adeguato dei servizi igienici; alla mancanza di servizi informativi.

Attività ed azioni di gestione intraprese o non intraprese dalle Amministrazioni locali e R.A.S.

Le immagini evidenziano alcune azioni condotte dagli Enti locali, con l’obiettivo di migliorare la qualità dei servizi, risultate, malgrado la volontà dell’Amministrazione, impattanti negativamente sull’habitat dunare. Alcune azioni, nonostante abbiano lo scopo di preservare il bene ambientale, vengono talvolta condotte senza un’adeguata conoscenza scientifica del sistema di spiaggia.
Le azioni, maggiormente impattanti possono essere riassunte in:

  • realizzazione di opere infrastrutturali in ambienti dinamici collegati alla spiaggia (dune, aree umide, alta spiaggia)
  • posizionamento errato dei dissuasori del transito e tipologia non idonea azioni connesse agli interventi di conservazione (realizzazione di passerelle, nuclei di innesco ecc.)