Stagno di Piscinnì: introduzione e inquadramento generale

INQUADRAMENTO DELL’AREA

L’area di studio, SIC SIC ITB042218 “Stagno di Piscinnì”, è situata in una piccola baia sul fondo della quale si estende una spiaggia di circa 200 metri di lunghezza.
L’area si colloca nel settore sud-occidentale della Sardegna, all’interno del sistema territoriale della Costa del Sud che si estende da Capo Spartivento fino alla P.ta di Cala Piombo e comprende l’arco costiero, esteso approssimativamente 25 Km, chiuso tra il Promontorio di Capo Teulada a ovest e quello di Capo Malfatano a est. Il territorio si colloca nel settore sud-occidentale della Sardegna a fa parte del Sulcis, la più meridionale delle subregioni geografiche, storiche e culturali riconoscibili nell’isola.

Continua a leggere

Stagno di Piscinnì: caratteristiche sedimentologiche e modelli

Dall’analisi dei dati tessiturali, sulla spiaggia emersa e sulla battigia, si osserva la tendenza all’aumento delle dimensioni del granulo medio verso sudest, con il passaggio dei sedimenti da sabbie fini a sabbie medie. All’estremità sud-orientale della spiaggia inoltre sono presenti anche sedimenti grossolani ghiaiosi e ciottolosi.


I dati composizionali descrivono i campioni di spiaggia emersa e del settore dunare, come delle sabbie caratterizzate dalla prevalenza di Quarzo (60%) e da una forte presenza di bioclasti (40%) e dalla presenza di code grosse. a prevalente composizione bioclastica.
Nella spiaggia sottomarina, il sedimento è costituito dalla componente bioclastica, il quarzo risulta subordinato e talvolta si rilevano minerali femici e litoclasti metamorfici. Sono presenti delle code grossolane con componente interamente bioclastica.

Stagno di Piscinnì: esempi significativi di pressioni-minacce-criticità e impatti

In questo capitolo vengono elencati e documentati fotograficamente gli impatti di varia natura, derivanti dalla pressione antropica attuale (intesa come pressione turistica, pressione da attività economiche e da attività di gestione delle aree).
Vengono fornite, assieme alle immagini, le considerazioni sulle cause degli impatti e i loro effetti sull’habitat (per la parte abiotica), inteso come componente essenziale (zona) del sistema spiaggia, così come si è enunciato in Providune fin dalla stesura della scheda progetto di candidatura.
I comportamenti negativi e le cattive pratiche, che generano impatti, documentate nell’area durante i nostri sopralluoghi, possono essere schematicamente riassunti in:
– transito veicolare;
– transito, calpestio e stazionamento di persone sui campi dunari;
– transito e pascolo di bestiame;
– carenza di appositi servizi e indirizzi per la fruizione turistica;
A queste categorie, nelle quali, per ragioni di sintesi, sono stati assegnati, i comportamenti negativi e le cattive pratiche, si può aggiungere il comportamento non corretto dei fruitori che può entrare sia come causa che come effetto in tutte le quattro voci.

Transito veicolare

In questo paragrafo vengono descritte le cattive pratiche connesse al transito di trattori e ruspe. Le immagini testimoniano gli effetti negativi sull’habitat prodotti dall’uso dei suddetti mezzi meccanici, utilizzati per lo svolgimento della seguente attività:
– pulizia e/o gestione rifiuti delle spiagge;

Gli effetti negativi prodotti sono i seguenti:
1. asporto di sabbia con cascame di Posidonia oceanica (L) Delile e/o rifiuti generici;
2. distruzione delle forme e dei depositi di spiaggia (spianamento di berme, cambio di pendenza, incisione delle creste dunari e apertura di varchi; spianamento delle dune); costipamento e conseguente modificazione della porosità e permeabilità dei sedimenti; modifica dei processi e delle dinamiche sedimentarie di spiaggia;
3. innesco di processi erosivi;
4. degrado e asporto della vegetazione stabilizzante.
Vengono riportati di seguito, a titolo d’esempio, fotografie di cattive e buone pratiche e gli effetti ad esse collegabili (stato dei luoghi al 30/10/2009).
Gli esempi riportati non hanno la pretesa di documentare esaustivamente tutte le cattive-buone pratiche, ma rappresentano un “campionamento” di sintesi di quanto osservato nel periodo di studio di Providune.

 

Transito, calpestio e stazionamento di persone sui campi dunari

In questo paragrafo vengono esposte le immagini che illustrano alcuni effetti negativi sull’habitat prodotti dal transito pedonale e dallo stazionamento nelle zone dunari.
Come già detto nel capitolo introduttivo riguardante gli impatti, le cause e gli effetti, i motivi che conducono alle cattive pratiche suddette sono, talvolta, riconducibili alla mancanza di azioni di informazione (i fruitori spesso ignorano la fragilità dell’habitat dunare), talvolta alla maleducazione degli utenti e, in altri casi, alla mancanza di gestione della spiaggia nel suo insieme e alla mancanza di un organo di controllo inteso come l’autorità di gestione.
Per queste ragioni in questa categoria vengono rappresentate solo immagini riguardanti:
– libero transito e/o utilizzo di canali/conche di deflazione naturali come assi di accesso alle spiagge e per l’esplorazione dell’habitat;
Gli effetti negativi generati sono i seguenti:
1. accelerazione e/o modifica del processo evolutivo dei canali/conche di deflazione (forme erosive);
2. incisione delle creste dunari e conseguente apertura di nuovi varchi, asporto/diradamento della copertura vegetale, esumazione delle radici, innesco di nuovi canali di deflazione e frammentazione del sistema;
3. rottura degli equilibri fisici (per scalzamento e zappatura); innesco di processi gravitativi (con scivolamenti e dilavamento diffusi su superfici acclivi) e incanalati sulle incisioni; distruzione delle dune embrionali;
Vengono riportati di seguito, a titolo d’esempio, fotografie di cattive e buone pratiche e gli effetti ad esse collegabili (stato dei luoghi al 13/11/2009).
Gli esempi riportati non hanno la pretesa di documentare esaustivamente tutte le cattive-buone pratiche, ma rappresentano un “campionamento” di sintesi di quanto osservato nel periodo di studio di Providune.

Transito e pascolo di bestiame

In questo paragrafo vengono mostrate le immagini che illustrano gli effetti negativi sull’habitat dunare prodotti dal transito/pascolo di bestiame.
Come descritto nel capitolo introduttivo e nel paragrafo precedente l’attuazione di queste pratiche è da ricondurre alle seguenti cause: la mancanza di azioni di informazione e coinvolgimento anche dei locali stakeholders e la mancanza di una autorità preposta alla sorveglianza dei luoghi e del rispetto delle leggi.
Vengono di seguito rappresentate le immagini riguardanti:
– libero transito e pascolo nella zona dunare

Gli effetti negativi risultanti sono i seguenti:
1. rottura degli equilibri fisici (troppo pascolo interferisce con i processi di deflazione e sedimentazione alla stregua del transito umano) e chimici (le deiezioni aumentano la nitrificazione ma al contempo permettono la diffusione dei semi);
2. elevato degrado della vegetazione;

Vengono riportati di seguito, a titolo d’esempio, fotografie di cattive e buone pratiche e gli effetti ad esse collegabili (stato dei luoghi al 31/10/2009).
Gli esempi riportati non hanno la pretesa di documentare esaustivamente tutte le cattive-buone pratiche, ma rappresentano un “campionamento” di sintesi di quanto osservato nel periodo di studio di Providune.

 

Carenza di appositi servizi per la fruizione turistica

Nel presente paragrafo vengono esposte e commentate una serie di riprese fotografiche che documentano gli effetti negativi sull’habitat indotti dalla mancanza di divulgazione di importanti informazioni e dalla mancanza di servizi.
Le principali carenze che possono generare impatti sono elencate di seguito:
1. mancanza di attività di divulgazione e sensibilizzazione completa, validata scientificamente comprensibile che indirizzi verso la conservazione dell’ambiente;
2. mancanza del servizio di raccolta differenziata/ritiro dei rifiuti;

Gli effetti negativi generati sono i seguenti:
1. degrado dell’habitat dovuto all’accesso incontrollato nelle aree dunari;
2. inquinamento per l’abbandono dei rifiuti.

Vengono riportati di seguito, a titolo d’esempio, fotografie di cattive e buone pratiche e gli effetti ad esse collegabili (stato dei luoghi al 31/10/2009).
Gli esempi riportati non hanno la pretesa di documentare esaustivamente tutte le cattive-buone pratiche, ma rappresentano un “campionamento” di sintesi di quanto osservato nel periodo di studio di Providune.

Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis: introduzione e inquadramento generale

INQUADRAMENTO DELL’AREA

L’area di studio è localizzata all’interno del SIC ITB040020 “Isola dei Cavoli, Serpentara, Punta Molentis”, all’estremità meridionale della costa orientale dell’Isola, nel territorio del Sarrabus.
Le aree interessate agli studi sedimentologici sono state le spiagge di Porto Giunco, Simius, Is Traias e Punta Molentis (Fig. 1). La zona esaminata può essere inquadrata nella Carta Tecnica Regionale (CTR) 567070 dell’Assessorato degli Enti Locali della Regione Sardegna in scala 1:10.000.


Continua a leggere

Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis: caratteristiche sedimentologiche e modelli

I valori dei parametri sedimentologici, riscontrati nei profili spiaggia-duna dei sistemi costieri analizzati, rispecchiano le modalità di trasporto e la quantità di energia differente a cui sono stati sottoposti i sedimenti nei rispettivi ambiti di sedimentazione.
I sedimenti dunari costituiti da sabbie fini, rispetto a quelli della spiaggia emersa costituiti da sabbie medie, indicano una diversa capacità del vento, rispetto all’acqua, di presa in carico e selezione dei materiali.
I sedimenti della battigia sono caratterizzati da sabbie medie e fini mentre quelli della spiaggia sommersa da sabbie fini e molto fini. Questa distribuzione è tipica dei sistemi costieri dominati dal moto ondoso, caratterizzati da una diminuzione dell’energia verso il largo.

L’esame delle componenti mineralogiche evidenzia la netta prevalenza delle componenti terrigene (quarzo, feldspati, biotiti, minerali accessori e litoclasti) provenienti dall’erosione delle litologie del basamento paleozoico granitoide dell’area esaminata. La scarsa componente carbonatica è formata
esclusivamente da bioclasti dell’associazione a foramol (foraminiferi bentonici, molluschi, briozoi e alghe rosse calcaree), tipica delle zone temperate e associata alla presenza della prateria di Posidonia ocenica.

Attraverso la realizzazione di modelli di moto ondoso e idrodinamica è stato possibile osservare e valutare la dinamica della zona a barre e truogoli (surfzone) e collegarne la strutturazione all’idrodinamica innescata dai differenti eventi di moto ondoso individuabili nell’area.
Questa approfondita analisi basata su calcoli matematici fornisce un quadro completo delle modificazioni e dei processi di trasporto sedimentario legati all’innesco di correnti di fondo ad opera del moto ondoso in acqua bassa (shallow water).
Dall’analisi delle immagini cartografiche prodotte dalla modellizzazione è stato possibile osservare gli effetti nella strutturazione di barre e truogoli con differente andamento e il crescere o il decrescere dell’ampiezza della surfzone in funzione dello svilupparsi di correnti lungoriva (longshore) o trasversali (rip-current, inshore-offshore e offshore-inshore).

Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis: esempi significativi di pressioni-minacce-criticità e impatti

Di seguito vengono elencati e documentati fotograficamente gli impatti di varia natura, derivanti dalla pressione antropica attuale (intesa come pressione turistica, pressione da attività economiche e da attività di gestione delle aree).
Vengono fornite, assieme alle immagini, le considerazioni sulle cause degli impatti e i loro effetti sull’habitat (per la parte abiotica), inteso come componente essenziale (zona) del sistema spiaggia, così come si è enunciato in Providune fin dalla stesura della scheda progetto di candidatura.
I comportamenti negativi e le cattive pratiche, che generano impatti, documentate nell’area durante i nostri sopralluoghi, possono essere schematicamente riassunti in:
• transito veicolare;
• transito, calpestio e stazionamento di persone sui campi dunari;
• Realizzazione di fabbricati temporanei e permanenti e/o opere di urbanizzazione nella zona dunare;
• carenza di appositi servizi e indirizzi per la fruizione turistica;
• attività ed azioni di gestione intraprese o non intraprese dalle Amministrazioni locali e R.A.S.
A queste categorie, nelle quali, per ragioni di sintesi, sono stati assegnati, i comportamenti negativi e le cattive pratiche, si può aggiungere il comportamento non corretto dei fruitori che può entrare sia come causa che come effetto in tutte le cinque voci.

Transito veicolare

In questo paragrafo vengono descritte le cattive pratiche connesse al transito e alle attività che necessitano di veicoli quali: auto, furgoni, trattori, ruspe, camper, moto, quad, aerei ecc.
Le immagini testimoniano gli effetti negativi sull’habitat prodotti dall’uso di mezzi meccanici, utilizzati per lo svolgimento delle seguenti attività:
1. pulizia e/o gestione rifiuti delle spiagge;
2. montaggio/smontaggio delle infrastrutture degli stabilimenti e dei chioschi; montaggio/smontaggio delle passerelle; varo e alaggio di imbarcazioni;
3. messa in opera/rimozione di ombrelloni e lettini;
4. rifornimento dei chioschi e delle concessioni balneari;
5. attuazione di interventi per la conservazione e/o ripristino della naturalità.

Gli effetti negativi prodotti sono i seguenti:
1. asporto di sabbia con cascame di Posidonia oceanica (L) Delile e/o rifiuti generici;
2. rottura degli equilibri fisici e delle dinamiche sedimentarie di spiaggia attraverso il costipamento e lo spostamento e il rimaneggiamento di sabbia;
3. distruzione delle forme e dei depositi di spiaggia (spianamento di berme, cambio di pendenza, scavo di canali, creazione di dune artificiali, stravolgimento della stratigrafia ecc.);
4. innesco di processi erosivi e di scalzamento nelle zone dunari;
5. degrado e asporto della vegetazione stabilizzante.

Vengono riportati di seguito, a titolo d’esempio, fotografie di cattive e buone pratiche e gli effetti ad esse collegabili (stato dei luoghi al 31/10/2010).
Gli esempi riportati non hanno la pretesa di documentare esaustivamente tutte le cattive-buone pratiche, ma rappresentano un “campionamento” di sintesi di quanto osservato nel periodo di studio di Providune.

 

 

 

Transito, calpestio e stazionamento di persone sui campi dunari

In questo paragrafo vengono esposte le immagini che illustrano alcuni effetti negativi sull’habitat prodotti dal transito pedonale e dallo stazionamento nelle zone dunari.
Come già detto nel capitolo introduttivo riguardante gli impatti, le cause e gli effetti, i motivi che conducono alle cattive pratiche suddette sono, talvolta, riconducibili alla mancanza di azioni di informazione (i fruitori spesso ignorano la fragilità dell’habitat dunare), talvolta alla maleducazione degli utenti e, in altri casi, alla mancanza di gestione della spiaggia nel suo insieme e alla mancanza di un organo di controllo inteso come l’autorità di gestione.

Per queste ragioni in questa categoria vengono rappresentate solo immagini riguardanti:
1. libero transito e utilizzo di canali di deflazione naturali come assi di accesso alle spiagge e per l’esplorazione dell’habitat;
2. utilizzo delle dune per attività ricreative (giochi, pranzi, ricerca di ombra e legna per i barbecue, riposo) e attività dei venditori ambulanti;
3. utilizzo delle dune come discarica, come bagni a cielo aperto da parte delle migliaia di persone che occupano e utilizzano l’arenile.

Gli effetti negativi generati sono i seguenti:
1. apertura di nuovi varchi sulle creste, asporto/diradamento della copertura vegetale, esumazione delle radici, innesco di nuovi canali di deflazione e frammentazione del sistema;
2. rottura degli equilibri fisici (per scalzamento e zappatura); innesco di processi gravitativi (con scivolamenti e dilavamento diffusi su superfici acclivi) e incanalati sulle incisioni; distruzione delle dune embrionali;
3. formazione di pavimenti residuali;
4. modificazione dei parametri geochimici (rifiuti, decomposizione di urine, feci umane e di animali da compagnia);
Vengono riportati di seguito, a titolo d’esempio, fotografie di cattive e buone pratiche e gli effetti ad esse collegabili (stato dei luoghi al 31/10/2010).
Gli esempi riportati non hanno la pretesa di documentare esaustivamente tutte le cattive-buone pratiche, ma rappresentano un “campionamento” di sintesi di quanto osservato nel periodo di studio di Providune.

 

 

Realizzazione di fabbricati temporanei e permanenti e/o opere di urbanizzazione nella zona dunare

Questo paragrafo è dedicato alla raffigurazione di cattive pratiche, passate e recenti, che hanno causato e causano il degrado/scomparsa dell’habitat dunare. Tali pratiche sono costituite dalla realizzazione di fabbricati permanenti e/o stagionali nella zona dunare. Le prime sono rappresentate da costruzioni per abitazione/bar/ristoranti/servizi per la balneazione, in muratura o stabilmente edificati sul sistema di spiaggia. Altre pratiche negative stanno nella modalità di montaggio/smontaggio (vedi paragrafo 3.1) e/o nel luogo nel quale sono stati inseriti chioschi/bar/ristoranti/servizi per la balneazione a carattere stagionale.

Queste cattive pratiche sono la conseguenza diretta di:
1. mancanza di un’adeguata pianificazione ai diversi livelli di governo del territorio;
2. mancanza di direttive riguardanti il numero delle concessioni, la loro ubicazione e le loro estensioni, che tengano conto scientificamente delle dinamiche e dei processi in atto in un sistema di spiaggia soggetto a continue variazioni d’assetto (nel breve, medio e lungo periodo).

Le conseguenze sono riassumibili in:
1. perdita di importanti aree dunari e conseguente scomparsa dell’habitat;
2. innesco di processi di arretramento ed erosivi nelle spiagge;

Vengono riportati di seguito, a titolo d’esempio, fotografie di cattive e buone pratiche e gli effetti ad esse collegabili (stato dei luoghi al 31/10/2010).
Gli esempi riportati non hanno la pretesa di documentare esaustivamente tutte le cattive-buone pratiche, ma rappresentano un “campionamento” di sintesi di quanto osservato nel periodo di studio di Providune.

 

 

Carenza di appositi servizi e indirizzi per la fruizione turistica

Nel presente paragrafo vengono esposte e commentate una serie di riprese fotografiche che documentano gli effetti negativi sull’habitat indotti dalla mancanza di divulgazione di importanti informazioni e dalla mancanza di servizi.
Le principali carenze che possono generare impatti sono elencate di seguito:
1. mancanza di attività di divulgazione e sensibilizzazione completa, validata scientificamente comprensibile che indirizzi verso la conservazione dell’ambiente;
2. mancanza di un corretto posizionamento dei cartelli/pannelli informativi e di divieto;
3. mancanza di un’autorità che controlli sui luoghi il rispetto delle regole adottate;
4. mancanza di servizi igienici e servizi informativi;

Gli effetti negativi generati sono i seguenti:
1. degrado dell’habitat dovuto all’accesso incontrollato nelle aree dunari;
2. inquinamento per l’abbandono dei rifiuti e per l’utilizzo come bagno a cielo aperto della duna.

Vengono riportati di seguito, a titolo d’esempio, fotografie di cattive e buone pratiche e gli effetti ad esse collegabili (stato dei luoghi al 31/10/2010).
Gli esempi riportati non hanno la pretesa di documentare esaustivamente tutte le cattive-buone pratiche, ma rappresentano un “campionamento” di sintesi di quanto osservato nel periodo di studio di Providune.

 

 

Attività ed azioni di gestione intraprese o non intraprese dalle Amministrazioni locali e R.A.S.

Il presente paragrafo vuole, attraverso una breve sequenza di immagini, evidenziare alcune azioni, condotte dagli Enti locali con l’obiettivo di migliorare la qualità dei servizi, risultate, malgrado la volontà dell’Amministrazione, impattanti negativamente sull’habitat dunare. Alcune azioni, nonostante abbiano lo scopo di preservare il bene ambientale, vengono talvolta condotte senza un’adeguata conoscenza scientifica del sistema di spiaggia.
Le azioni, maggiormente impattanti possono essere riassunte in:
1. pulizia delle spiagge con mezzi pesanti e stoccaggio del materiale in luoghi non idonei ad una ridistribuzione delle sabbie asportate;
2. realizzazione di opere infrastrutturali in ambienti dinamici collegati alla spiaggia (dune , aree umide, alta spiaggia).
3. posizionamento errato dei dissuasori del transito e tipologia non idonea; azioni connesse agli interventi di conservazione (realizzazione di passerelle, nuclei di innesco ecc.).

Gli effetti negativi prodotti sono:
1. perdita di importanti volumi di sedimento;
2. modifica delle componenti naturali della spiaggia, costipamento eccessivo dei sedimenti; innesco di processi erosivi;
3. scalzamento del piede della duna;
4. interferenza con gli scambi sedimentari duna-berma e viceversa;
5. deterioramento veloce dei manufatti (nuclei d’innesco) per presenza di acqua e conseguente non utilità dell’intervento;

Vengono riportati di seguito, a titolo d’esempio, fotografie di cattive e buone pratiche e gli effetti ad esse collegabili (stato dei luoghi al 31/10/2010).
Gli esempi riportati non hanno la pretesa di documentare esaustivamente tutte le cattive-buone pratiche, ma rappresentano un “campionamento” di sintesi di quanto osservato nel periodo di studio di Providune.

Porto Campana: introduzione e inquadramento generale

INQUADRAMENTO DELL’AREA

L’area di studio, ricadente nel SIC ITB042230 “Porto Campana”, si colloca nel territorio di Domus de Maria, nel settore sud-occidentale della Sardegna, (Sulcis) ( Fig. 1).
I caratteri fisiografici dominanti dell’area sono rappresentati dal vasto litorale sabbioso di Chia e dai retrostanti stagni costieri, che sono delimitati dai tratti di costa rocciosa di Capo Spartivento a sud-ovest e di Monti sa Guardia a nord-est e, nel settore interno, da una serie di superfici subpianeggianti del Rio di Chia, di Su Pranu Spartivento, Sa Tanca e Sa Tuerra che fungono da raccordo al vasto sistema montano e collinare; quest’ultimo racchiude il bacino idrografico del Rio Mannu–Rio di Chia e di altri corsi d’acqua secondari che confluiscono nel settore costiero in esame.

Fig. 1 – Mappa di posizione dell’area di studio SIC “Porto Campana” ITB042230.

  Continua a leggere

Porto Campana: caratteristiche sedimentologiche e modelli

Dall’analisi dei dati tessiturali emerge chiaramente la generale diminuzione delle dimensioni del granulo medio nel corpo di spiaggia procedendo da Sa Colonia a Su Giudeu-S’Acqua Durci.
Analizzando la distribuzione lungoriva dei valori di Mz nelle diverse unità morfosedimentarie (barre, truogoli, battigia, alta spiaggia ecc.) si può notare come questa tendenza sia ben evidente sulla battigia, sul primo truogolo e sulla prima barra, meno evidente sulla seconda barra. Alla profondità di -5 m, sul piede della barra esterna, si riscontra una condizione di uniformità di Mz al largo di Campana e Su Giudeu; alla stessa profondità, al largo di Sa Colonia, i sedimenti sono più fini, probabilmente per la posizione della barra esterna più prossima alla linea di riva.

Dalle analisi composizionali del SIC “Porto Campana” si osserva che i campioni dell’area dunare sono costruiti da Quarzo tra il 75 e l’80% e da una componente carbonatica bioclastica che si attesta attorno al 7-10%. Si evidenzia anche la presenza di minerali femici.
I campioni della spiaggia emersa risultano simili a quelli dell’area dunare ma con code di sedimenti grossolani anch’esse costituite prevalentemente da Quarzo e subordinatamente da carbonatico-bioclastico.
I campioni della spiaggia sommersa sono raggruppabili in due tipologie.
Il primo gruppo è quasi completamente costituito da Quarzo poco elaborato (90%) e minore quantità di materiale bioclastico e minerali femici (8-10%).
Il secondo gruppo è prevalentemente quarzoso-feldspatico (75-80%) con presenza abbondante di bioclasti (15-20%) e minerali femici (5%). I sedimenti hanno code grossolane bioclastiche, quarzose e litiche metamorfiche.

Dai modelli idrodinamici risulta che Libeccio (225°) e Scirocco (135°) controllano i processi di scambio e strutturano la zona a barre e truogoli (surfzone). Questi eventi generano correnti longshore SW-NE e una serie di celle di circolazione che determinano la formazione di un doppio sistema a barre e truogoli, con un’estensione della surfzone di oltre 300 metri.