Bosco Pantano di Policoro e Costa Ionica Foce Sinni: introduzione e inquadramento generale

INQUADRAMENTO DELL’AREA

L’area SIC “Bosco Pantano di Policoro e Costa Ionica Foce Sinni” (NATURA 2000 Code:IT92220055) ha un’estensione di 849 ha, con quota di altitudine compresa tra 0 e 5 m sul livello del mare. Il suo limite S-E è rappresentato dal mare e si estende per circa 3,4 km, mentre il limite S-O è delineato dal fiume Sinni.
Segnalata dalla Società Botanica Italiana come meritoria di tutela dal 1971, l’area è Sito di Importanza Comunitaria (SIC) per la presenza di habitat naturali o specie di interesse conservazionistico, in base alla direttiva comunitaria Habitat, ed anche Zona di Protezione Speciale (ZPS) in base alla Direttiva “Uccelli” (79/409/CEE). Dal 1999, ai sensi della legge regionale n. 28/94, è stata istituita la Riserva Naturale Regionale per una superficie di circa 480 ha.


Il Bosco Pantano di Policoro rappresenta ciò che resta dei due complessi detti “Bosco del Pantano Soprano” e “Bosco del Pantano Sottano”, che costituivano fino ad alcuni decenni fa una delle più estese foreste planiziali costiere dell’Italia meridionale. Il Bosco del Pantano Soprano, situato sulla sinistra idrografica del fiume Sinni, è di limitata estensione circa 20 ha; il “Bosco del Pantano Sottano”, invece, situato a valle della statale ionica, risulta più esteso (circa 424 ha) e ancora di rilevante valore naturalistico.
Il bosco di Policoro costituisce una testimonianza relitta, di rilevantissimo valore naturalistico, scientifico e paesaggistico, della vasta foresta planiziale di latifoglie che anticamente ricopriva gran parte della costa ionica. L’importanza della Riserva è legata da un lato alla sopravvivenza di esemplari arborei colossali, testimonianza viva di quello che dovevano essere i boschi umidi e allagati delle piane costiere ioniche, e dall’altro alla presenza, in un’area ormai ridotta al minimo, di numerosi ambienti molto diversificati l’uno dall’altro (ambiente dunale e retrodunale, ambiente della macchia mediterranea, ambiente del bosco umido planiziale) e delle conseguenti complesse relazioni e dinamiche. A partire dal 1934, fu avviato un processo di bonifica che, nella sua fase iniziale, si concretizzò nella creazione di una rete di canali progressivamente ampliata, fino ad interessare il bosco che, attualmente, è percorso da un sistema di canali per le acque basse, convogliate in un canale collettore collegato all’idrovora situata immediatamente ai margini del bosco. Le opere di bonifica, volte a favorire il deflusso delle acque e a debellare la malaria che infestava quei territori, ebbe il suo culmine negli anni Cinquanta con la Riforma Fondiaria, che trasformò il bosco ed i dintorni nel paesaggio che possiamo vedere oggi (Bavusi, 2006).
L’entrata in funzione della diga di Monte Cotugno nel 1985, unitamente alle opere di regimazione fluviale realizzate lungo l’alveo del Sinni, provocò una notevole riduzione di portata con riflessi immediati sulle caratteristiche del bosco, che oggi ha in parte perso quel suo carattere peculiare, costituito dalle abbondanti zone acquitrinose permanenti.
L’ultimo lembo della foresta igrofila planiziale occupava nel 1954 un’estensione pari a circa 1672 ettari, costituiti in prevalenza da boschi idrofili e mesoigrofili (Fig. 2a). Nel 1998 (Fig. 2b) di quest’area restavano 446 ha, di cui 22 nel bosco Soprano e 424 nel Sottano. Ben 1215 ha, ovvero il 73% dell’area originaria, sono stati disboscati e destinati nel tempo ad usi agricoli ed in parte occupati dalle nuove infrastrutture realizzate.

Anche l’effetto della regimazione dei corpi idrici e della costruzione degli invasi nelle aree interne con la conseguente riduzione degli apporti solidi a mare ha causato una variazione nella linea di costa (Fig. 3a).