Stagno di Piscinnì: introduzione e inquadramento generale

INQUADRAMENTO DELL’AREA

L’area di studio, SIC SIC ITB042218 “Stagno di Piscinnì”, è situata in una piccola baia sul fondo della quale si estende una spiaggia di circa 200 metri di lunghezza.
L’area si colloca nel settore sud-occidentale della Sardegna, all’interno del sistema territoriale della Costa del Sud che si estende da Capo Spartivento fino alla P.ta di Cala Piombo e comprende l’arco costiero, esteso approssimativamente 25 Km, chiuso tra il Promontorio di Capo Teulada a ovest e quello di Capo Malfatano a est. Il territorio si colloca nel settore sud-occidentale della Sardegna a fa parte del Sulcis, la più meridionale delle subregioni geografiche, storiche e culturali riconoscibili nell’isola.

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Stagno di Piscinnì: caratteristiche sedimentologiche e modelli

Dall’analisi dei dati tessiturali, sulla spiaggia emersa e sulla battigia, si osserva la tendenza all’aumento delle dimensioni del granulo medio verso sudest, con il passaggio dei sedimenti da sabbie fini a sabbie medie. All’estremità sud-orientale della spiaggia inoltre sono presenti anche sedimenti grossolani ghiaiosi e ciottolosi.


I dati composizionali descrivono i campioni di spiaggia emersa e del settore dunare, come delle sabbie caratterizzate dalla prevalenza di Quarzo (60%) e da una forte presenza di bioclasti (40%) e dalla presenza di code grosse. a prevalente composizione bioclastica.
Nella spiaggia sottomarina, il sedimento è costituito dalla componente bioclastica, il quarzo risulta subordinato e talvolta si rilevano minerali femici e litoclasti metamorfici. Sono presenti delle code grossolane con componente interamente bioclastica.

Stagno di Piscinnì: aspetti botanici

ANALISI FLORISTICA

L’elenco floristico del sistema spiaggia-retrospiaggia del SIC di Piscinnì, riportato in allegato, è stato compilato a partire dalle indagini di campo svoltesi nel priodo primaverile-estivo del 2009. Il contingente floristico rilevato è composto da 115 taxa (tab. in allegato) di cui 82 di rango specifico, 32 subspecifico e 1 varietale, appartenenti a 40 famiglie e 94 generi. Il Phylum Pinophyta, rappresentato da 1 taxa, costituisce lo 0,86% della flora totale (fig. 5). Tra le Angiospermae, le più numerose sono le Eudicotyledones che rappresentano il 75,0% del totale con 87 taxa appartenenti a 30 famiglie e 70 generi; le Monocotyledones costituiscono invece il 24,14% della flora con 28 taxa appartenenti a 10 famiglie e 24 generi (tab. 5).

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Le famiglie (fig. 6) con il maggior numero di entità tassonomiche vi sono le Asteraceae con 24 taxa, che costituiscono il 20,69% del totale, seguite da Poaceae (15 taxa, 12,93%), Fabaceae (10 taxa, 8,62%), Caryophyllaceae (7 taxa, 6,03%) e dalle Apiaceae (6 taxa, 5,17%). I generi più numerosi (fig. 7) sono Medicago, Plantago e Trifolium,ciascuno con 4 taxa, rappresentante il 3,45% del totale, seguiti dal genere Bromus con 3 taxa (2,59%).

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Lo spettro biologico (fig. 8) evidenzia come la forma biologica più frequente sia quella delle terofite (48,70%),. Seguono poi le emicriptofite (20,87%) e le geofite (13,04%). Seguono infine le fanerofite (comprese le nanofanerofite) e le camefite (entrambe con l’ 8,70%). L’analisi di questi dati consente di ipotizzare che i valori elevati di terofite e geofite siano da mettere in relazione con le condizioni di xericità degli habitat dunali, mentre alla significativa percentuale di emicriptofite contribuisca il contingente delle specie sinantropiche tipiche dei pascoli.

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Per l’analisi della corologia della flora rilevata sono stati realizzati lo spettro generale (fig. 9), e quello relativo alle sole forme mediterranee (fig. 10).

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Lo spettro corologico generale del SIC (fig. 9) mostra una predominanza della componente corologica mediterranea (83,48%), seguita dalle specie circumboreali, cosmopolite e paleotemperate (ognuna delle quali rappresenta il 3,48% del totale).

Dallo spettro corologico delle forme mediterranee (fig. 10) emerge una prevalenza delle specie a distribuzione circum-mediterranea (44,33%), seguite dalle euro-mediterranee (22,68%), dalle Wmediterranee (8,25%) e dalle mediterraneo-iraniano-turaniche e S-mediterranee (ognuna delle quali rappresenta il 6,19% del totale).

Questi spettri confermano il baricentro biogeografico dell’area di studio e l’inquadramento biogeografico della Sardegna nella subregione mediterranea occidentale.

Tra gli endemismi evidenziamo la presenza di Rubia peregrina L. subsp. requienii (Duby) Cardona et Sierra, endemismo tirrenico e Limonium tigulianum Arrigoni et Diana, endemismo sardo.

Tra le specie di particolare interesse fitogeografico segnaliamo la presenza di Helichrysum microphyllum (Willd.) Camb. subsp. tyrrhenicum Bacch., Brullo et Giusso, endemico di Sardegna, Corsica e Baleari.

ANALISI VEGETAZIONALE

La spiaggia di Piscinnì è costituita da formazioni dunali di estensione limitata, stabilizzate e caratterizzate principalmente da Pistacia lentiscus L., Olea europea L. var. sylvestris Brot. E Rhamnus alaternus L.

Dove il substrato è principalmente roccioso sono presenti formazioni a macchia bassa e gariga, costituite in prevalenza da specie a portamento arbustivo quali Euphorbia sp., Asparagus albus L., Ruscus aculeatus L., Cistus monspeliensis L., Lavandula stoechas L. subsp. stoechas. Laddove la rocciosità è inferiore sono presenti formazioni di macchia più evoluta costituite da Pistacia lentiscus, Olea europea var. sylvestris, ed Euphorbia dendroides L. (Oleo-Pistacietum lentisci).

L’estensione limitata degli ecosistemi dunali non permette al geosigmeto psammofilo sardo (Cakiletea, Ammophiletea, Crucianellion maritimae, Malcolmietalia, Juniperion turbinatae) di raggiungere lo stadio forestale caratterizzato dalla presenza del ginepreto.

La prima parte della spiaggia emersa è definita zona afitoica in quanto l’instaurarsi di cenosi vegetali è fortemente limitato dalla presenza di elevati gradienti di salinità. Dove le mareggiate depositano materiale organico formato principalmente da cascame di Posidonia oceanica (L.) Delile, si vengono a creare le condizioni per l’insediamento delle prime cenosi vegetali pioniere, costituite unicamente da specie terofite alonitrofile. Queste sono cenosi sempre paucispecifiche riferibili all’associazione Salsolo kali-Cakiletum maritimae Costa et Manz. 1981 corr.

L’associazione, costituita solo da specie annuali effimere come Cakile maritima Scop. subsp. maritima, Salsola kali L. e Chamaesyce peplis (L.) Prokh., ha il ruolo ecologico di arricchire il substrato in materia organica, permettendo l’instaurarsi di cenosi più evolute ed esigenti.

Sulle prime dune embrionali, si stabiliscono le prime forme di vegetazione perenne caratterizzate da graminacee rizomatose e principalmente da Elymus farctus (Viv.) Runemark ex Melderis subsp. farctus; questa specie caratterizza l’associazione Sileno corsicae-Elytrigetum junceae (Malcuit, 1926) Bartolo et al. 1992 corr., endemica sardo-corsa. Tale cenosi è caratterizzata nell’area di studio dalla presenza di un importante contingente di specie nitrofile e nelle condizioni di maggiore calpestio da Sporobolus virginicus Kunth, che in alcuni casi tende a costituire vere e proprie cenosi riferibili all’associazione Sporoboletum arenarii Arenes 1924. Quest’ultima cenosi, a carattere pioniero, si sviluppa su sabbie ricche di sali e in condizioni di nitrofilia abbastanza elevata.

Le dune parzialmente consolidate, sulle quali non agiscono modificazioni ad opera del mare, sono caratterizzate da lembi dall’associazione Echinophoro spinosae-Ammophiletum arundinaceae (Br.- Bl. 1933) Géhu, Rivas-Martínez, Tüxen 1972. Le specie caratteristiche di questa associazione sono Ammophila arenaria (L.) Link subsp. australis (Mabille) Laínz, Eryngium maritimum L., Medicago marina L. e Anthemis maritima L. Nel SIC questa associazione si presenta fortemente destrutturata e degradata a causa soprattutto della forte pressione antropica e dei fenomeni erosivi in atto che hanno causato una progressiva frammentazione delle cenosi. Queste due cenosi, caratterizzate da geofite rizomatose perenni, sono costituite da piante altamente specializzate appartenenti alla classe Ammophiletea e occupano ambienti con condizioni ecologiche diverse dovute al gradiente di salinità decrescente e al gradiente di evoluzione della dune crescente, dalla lontananza dal mare e dalla granulometria del substrato.

La frequentazione della spiaggia da parte del bestiame comporta la presenza di una componente nitrofila costituita da specie quali Cynara cardunculus L. subsp. cardunculus, Galactites elegans (All.) Soldano, Thapsia garganica L., Ferula communis L., Asphodelus ramosus L. subsp. ramosus. Si tratta spesso di esemplari isolati, che non danno luogo a tipologie vegetazionali ben definite.

Questa componente si può comunque inquadrare in Artemisietea vulgaris.

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Stagno di Piscinnì: esempi significativi di pressioni-minacce-criticità e impatti

In questo capitolo vengono elencati e documentati fotograficamente gli impatti di varia natura, derivanti dalla pressione antropica attuale (intesa come pressione turistica, pressione da attività economiche e da attività di gestione delle aree).
Vengono fornite, assieme alle immagini, le considerazioni sulle cause degli impatti e i loro effetti sull’habitat (per la parte abiotica), inteso come componente essenziale (zona) del sistema spiaggia, così come si è enunciato in Providune fin dalla stesura della scheda progetto di candidatura.
I comportamenti negativi e le cattive pratiche, che generano impatti, documentate nell’area durante i nostri sopralluoghi, possono essere schematicamente riassunti in:
– transito veicolare;
– transito, calpestio e stazionamento di persone sui campi dunari;
– transito e pascolo di bestiame;
– carenza di appositi servizi e indirizzi per la fruizione turistica;
A queste categorie, nelle quali, per ragioni di sintesi, sono stati assegnati, i comportamenti negativi e le cattive pratiche, si può aggiungere il comportamento non corretto dei fruitori che può entrare sia come causa che come effetto in tutte le quattro voci.

Transito veicolare

In questo paragrafo vengono descritte le cattive pratiche connesse al transito di trattori e ruspe. Le immagini testimoniano gli effetti negativi sull’habitat prodotti dall’uso dei suddetti mezzi meccanici, utilizzati per lo svolgimento della seguente attività:
– pulizia e/o gestione rifiuti delle spiagge;

Gli effetti negativi prodotti sono i seguenti:
1. asporto di sabbia con cascame di Posidonia oceanica (L) Delile e/o rifiuti generici;
2. distruzione delle forme e dei depositi di spiaggia (spianamento di berme, cambio di pendenza, incisione delle creste dunari e apertura di varchi; spianamento delle dune); costipamento e conseguente modificazione della porosità e permeabilità dei sedimenti; modifica dei processi e delle dinamiche sedimentarie di spiaggia;
3. innesco di processi erosivi;
4. degrado e asporto della vegetazione stabilizzante.
Vengono riportati di seguito, a titolo d’esempio, fotografie di cattive e buone pratiche e gli effetti ad esse collegabili (stato dei luoghi al 30/10/2009).
Gli esempi riportati non hanno la pretesa di documentare esaustivamente tutte le cattive-buone pratiche, ma rappresentano un “campionamento” di sintesi di quanto osservato nel periodo di studio di Providune.

 

Transito, calpestio e stazionamento di persone sui campi dunari

In questo paragrafo vengono esposte le immagini che illustrano alcuni effetti negativi sull’habitat prodotti dal transito pedonale e dallo stazionamento nelle zone dunari.
Come già detto nel capitolo introduttivo riguardante gli impatti, le cause e gli effetti, i motivi che conducono alle cattive pratiche suddette sono, talvolta, riconducibili alla mancanza di azioni di informazione (i fruitori spesso ignorano la fragilità dell’habitat dunare), talvolta alla maleducazione degli utenti e, in altri casi, alla mancanza di gestione della spiaggia nel suo insieme e alla mancanza di un organo di controllo inteso come l’autorità di gestione.
Per queste ragioni in questa categoria vengono rappresentate solo immagini riguardanti:
– libero transito e/o utilizzo di canali/conche di deflazione naturali come assi di accesso alle spiagge e per l’esplorazione dell’habitat;
Gli effetti negativi generati sono i seguenti:
1. accelerazione e/o modifica del processo evolutivo dei canali/conche di deflazione (forme erosive);
2. incisione delle creste dunari e conseguente apertura di nuovi varchi, asporto/diradamento della copertura vegetale, esumazione delle radici, innesco di nuovi canali di deflazione e frammentazione del sistema;
3. rottura degli equilibri fisici (per scalzamento e zappatura); innesco di processi gravitativi (con scivolamenti e dilavamento diffusi su superfici acclivi) e incanalati sulle incisioni; distruzione delle dune embrionali;
Vengono riportati di seguito, a titolo d’esempio, fotografie di cattive e buone pratiche e gli effetti ad esse collegabili (stato dei luoghi al 13/11/2009).
Gli esempi riportati non hanno la pretesa di documentare esaustivamente tutte le cattive-buone pratiche, ma rappresentano un “campionamento” di sintesi di quanto osservato nel periodo di studio di Providune.

Transito e pascolo di bestiame

In questo paragrafo vengono mostrate le immagini che illustrano gli effetti negativi sull’habitat dunare prodotti dal transito/pascolo di bestiame.
Come descritto nel capitolo introduttivo e nel paragrafo precedente l’attuazione di queste pratiche è da ricondurre alle seguenti cause: la mancanza di azioni di informazione e coinvolgimento anche dei locali stakeholders e la mancanza di una autorità preposta alla sorveglianza dei luoghi e del rispetto delle leggi.
Vengono di seguito rappresentate le immagini riguardanti:
– libero transito e pascolo nella zona dunare

Gli effetti negativi risultanti sono i seguenti:
1. rottura degli equilibri fisici (troppo pascolo interferisce con i processi di deflazione e sedimentazione alla stregua del transito umano) e chimici (le deiezioni aumentano la nitrificazione ma al contempo permettono la diffusione dei semi);
2. elevato degrado della vegetazione;

Vengono riportati di seguito, a titolo d’esempio, fotografie di cattive e buone pratiche e gli effetti ad esse collegabili (stato dei luoghi al 31/10/2009).
Gli esempi riportati non hanno la pretesa di documentare esaustivamente tutte le cattive-buone pratiche, ma rappresentano un “campionamento” di sintesi di quanto osservato nel periodo di studio di Providune.

 

Carenza di appositi servizi per la fruizione turistica

Nel presente paragrafo vengono esposte e commentate una serie di riprese fotografiche che documentano gli effetti negativi sull’habitat indotti dalla mancanza di divulgazione di importanti informazioni e dalla mancanza di servizi.
Le principali carenze che possono generare impatti sono elencate di seguito:
1. mancanza di attività di divulgazione e sensibilizzazione completa, validata scientificamente comprensibile che indirizzi verso la conservazione dell’ambiente;
2. mancanza del servizio di raccolta differenziata/ritiro dei rifiuti;

Gli effetti negativi generati sono i seguenti:
1. degrado dell’habitat dovuto all’accesso incontrollato nelle aree dunari;
2. inquinamento per l’abbandono dei rifiuti.

Vengono riportati di seguito, a titolo d’esempio, fotografie di cattive e buone pratiche e gli effetti ad esse collegabili (stato dei luoghi al 31/10/2009).
Gli esempi riportati non hanno la pretesa di documentare esaustivamente tutte le cattive-buone pratiche, ma rappresentano un “campionamento” di sintesi di quanto osservato nel periodo di studio di Providune.

Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis: introduzione e inquadramento generale

INQUADRAMENTO DELL’AREA

L’area di studio è localizzata all’interno del SIC ITB040020 “Isola dei Cavoli, Serpentara, Punta Molentis”, all’estremità meridionale della costa orientale dell’Isola, nel territorio del Sarrabus.
Le aree interessate agli studi sedimentologici sono state le spiagge di Porto Giunco, Simius, Is Traias e Punta Molentis (Fig. 1). La zona esaminata può essere inquadrata nella Carta Tecnica Regionale (CTR) 567070 dell’Assessorato degli Enti Locali della Regione Sardegna in scala 1:10.000.


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Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis: caratteristiche sedimentologiche e modelli

I valori dei parametri sedimentologici, riscontrati nei profili spiaggia-duna dei sistemi costieri analizzati, rispecchiano le modalità di trasporto e la quantità di energia differente a cui sono stati sottoposti i sedimenti nei rispettivi ambiti di sedimentazione.
I sedimenti dunari costituiti da sabbie fini, rispetto a quelli della spiaggia emersa costituiti da sabbie medie, indicano una diversa capacità del vento, rispetto all’acqua, di presa in carico e selezione dei materiali.
I sedimenti della battigia sono caratterizzati da sabbie medie e fini mentre quelli della spiaggia sommersa da sabbie fini e molto fini. Questa distribuzione è tipica dei sistemi costieri dominati dal moto ondoso, caratterizzati da una diminuzione dell’energia verso il largo.

L’esame delle componenti mineralogiche evidenzia la netta prevalenza delle componenti terrigene (quarzo, feldspati, biotiti, minerali accessori e litoclasti) provenienti dall’erosione delle litologie del basamento paleozoico granitoide dell’area esaminata. La scarsa componente carbonatica è formata
esclusivamente da bioclasti dell’associazione a foramol (foraminiferi bentonici, molluschi, briozoi e alghe rosse calcaree), tipica delle zone temperate e associata alla presenza della prateria di Posidonia ocenica.

Attraverso la realizzazione di modelli di moto ondoso e idrodinamica è stato possibile osservare e valutare la dinamica della zona a barre e truogoli (surfzone) e collegarne la strutturazione all’idrodinamica innescata dai differenti eventi di moto ondoso individuabili nell’area.
Questa approfondita analisi basata su calcoli matematici fornisce un quadro completo delle modificazioni e dei processi di trasporto sedimentario legati all’innesco di correnti di fondo ad opera del moto ondoso in acqua bassa (shallow water).
Dall’analisi delle immagini cartografiche prodotte dalla modellizzazione è stato possibile osservare gli effetti nella strutturazione di barre e truogoli con differente andamento e il crescere o il decrescere dell’ampiezza della surfzone in funzione dello svilupparsi di correnti lungoriva (longshore) o trasversali (rip-current, inshore-offshore e offshore-inshore).

Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis: aspetti botanici

ANALISI FLORISTICA

L’elenco floristico del sistema dunale e della spiaggia del SIC Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis riportato in allegato, è stato compilato in base alle indagini di campo svoltesi a partire da agosto 2009. Il contingente floristico rilevato è composto da 148 taxa (tab. in allegato) di cui 104 di rango specifico,30 subspecifico e 1 varietale, appartenenti a 49 famiglie e 115 generi. Il Phylum Pinophyta, rappresentato da 3 taxa, costituisce il 2,03% della flora totale (fig. 2). Tra le Angiospermae, le più numerose sono le Eudicotyledones che rappresentano il 71,62% del totale con 106 taxa appartenenti a 36 famiglie e 84 generi; le Monocotyledones costituiscono invece il 26,35% della flora con 39 taxa appartenenti a 11 famiglie e 28 generi (tab. 3).

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Tra le famiglie (fig. 3) con il maggior numero di entità tassonomiche troviamo le Asteraceae con 19 taxa, che costituiscono il 12,84% del totale, seguite da Fabaceae e Poaceae (entrambe con 18 taxa, rappresentanti il 12,16%), Asparagaceae e Caryophyllaceae, ognuna con 8 taxa (5,41%) e Apiaceae. con 7 taxa (4,73%).

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 I generi più numerosi (fig. 4) sono Agave, Euphorbia, Medicago e Sonchus (ognuno con 4 taxa, corrispondenti al 2,70%), seguiti da Asparagus, Ononis, Silene e Vicia, con 3 taxa (2,03%).

Lo spettro biologico (fig. 5) mostra una netta predominanza delle terofite (38,41%), seguite da fanerofite (19,57%), emicriptofite (18,12%), geofite (12,32%), e camefite (11,59%). L’analisi di questo spettro ci permette di ipotizzare che la preponderanza delle terofite sia da mettere in relazione con la xericità degli habitat dunali, mentre l’importante percentuale di fanerofite può essere messa ricondotta principalmente alla presenza di formazioni microboschive, costituite da ginepreti, sulle dune più stabilizzate.

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Per l’analisi della corologia della flora rilevata sono stati realizzati lo spettro generale (fig. 6), e quello relativo alle sole forme mediterranee (fig. 7). Dallo spettro corologico generale emerge una predominanza della componente corologica mediterranea (79,85%), seguita dalle specie di origine centroamericana e paleotemperata (entrambe costituenti il 2,99% del totale).

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Pages from all_ir_1_a1_uc_dsb_isola_dei_cavoli_serpentara_e_punta_molentis_Page_5Lo spettro corologico delle forme mediterranee mostra una prevalenza delle specie a distribuzione circum-mediterranea (55,14%), seguite dalle euro-mediterranee (13,08%), dalle mediterraneoatlantiche (8,41%), dalle endemiche e dalle specie W-mediterranee (entrambe con il 6,54%). Questi dati confermano il baricentro biogeografico dell’area di studio.

La componente endemica, analizzata più specificamente (tab. 4), ha mostrato la predominanza in questo sito delle forme endemiche della provincia biogeografica Sardo-Corsa (57,14%).

Le specie vegetali di interesse comunitario presenti nel sito sono: Brassica insularis Moris e Rouya polygama (Desf.) Coincy, la prima presente sull’Isola dei Cavoli predilige substrati rupicoli, la seconda è stata segnalata probabilmente per errore. Entrambe le specie non risultano comunque presenti nelle aree rilevate.

Altre specie di interesse conservazionistico presenti nel SIC sono: Bryonia marmorata Petit, Ferula arrigonii Bocchieri, Helicodiceros muscivorus (L. f.) Engl., Limonium dubium (Guss.) Litard., Limonium retirameum Greuter & Burdet, Silene valsecchiae Bocchieri, Verbascum conocarpum Moris. Tra queste specie le uniche presenti nei rilievi sono Limonium retirameum Greuter & Burdet e Ferula arrigonii Bocchieri (la presenza di quest’ultima specie non può essere confermata con certezza).

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ANALISI VEGETAZIONALE

Il SIC Isola dei Cavoli, Serpentara e punta Molentis è situato nella zona costiera meridionale del distretto territoriale indicato “Sette Fratelli”dal Piano Forestale ed Ambientale della Sardegna.

Per quanto concerne gli aspetti vegetazionali, negli habitat costieri indagati è stato possibile identificare il geosigmeto psammofilo sardo (Cakiletea, Ammophiletea, Crucianellion maritimae, Malcolmietalia, Juniperion turbinatae) la cui serie forestale di riferimento è rappresentata dall’associazione Pistacio lentisci-Juniperetum macrocarpae Caneva, De Marco et Mossa 1981.

Le cenosi pre-forestali sono formate da boscaglie a Juniperus oxycedrus L. subsp. Macrocarpa (Sibth. & Sm.). La serie, di tipo catenale, è caratterizzata da diversi tipi di vegetazione (terofitica alo-nitrofila, geofitica ed emicriptofitica, camefitica, terofitica xerofila, fanerofitica) che si distribuiscono parallelamente alla battigia in funzione delle differenti condizioni ecologiche legate alla distanza dal mare e alle differenze granulometriche del substrato.

La naturalità degli aspetti vegetazionali di questo SIC è in gran parte compromessa dalla presenza antropica, sia a causa della presenza di costruzioni (abitazioni, campeggi e altre strutture turisticoricettive), sia a causa dei rimboschimenti effettuati utilizzando specie alloctone e dell’uso ornamentale di specie naturalizzate ed invasive, in particolare nella fascia retrodunale.

La vegetazione psammofila compare oltre la prima fascia della spiaggia emersa, la zona afitoica, in cui si ha l’assenza totale delle cenosi vegetali a causa di condizioni ecologiche limitanti, in particolare dovute agli elevati valori di conduttività.

Le prime cenosi vegetali pioniere, di tipo terofitico, appartengono alla classe Cakiletea e sono rappresentate dall’associazione Salsolo kaliCakiletum maritimae Costa et Manz. 1981 corr. Le specie caratteristiche di tali cenosi hanno prevalentemente un ciclo biologico annuale e una elevata tolleranza alle variazioni di salinità. Il ruolo ecologico di questa associazione è arricchire il substrato in materia organica permettendo l’instaurarsi di aspetti di vegetazione più evoluti ed esigenti. Questa cenosi appare però frammentata a causa dell’utilizzo di mezzi meccanici per la pulizia dell’arenile.

Le prime forme di vegetazione perenne, caratterizzate da graminacee rizomatose, si instaurano sulle prime dune embrionali, formatesi dall’accumulo e conseguente stabilizzazione di sedimento. Questa associazione, Sileno corsicae-Elytrigetum junceae (Malcuit, 1926) Bartolo et al., 1992 corr., endemica sardo-corsa, è costituita principalmente dalla specie Elymus farctus (Viv.) Runemark ex Melderis subsp. farctus. In condizioni di calpestio maggiore tale associazione si instaurano cenosi caratterizzate da specie più resistenti quali Sporobolus virginicus Kunth, che tende a costituire vere e proprie cenosi pioniere mono o paucispecifiche riferibili all’associazione Sporoboletum arenarii Arenes 1924, appartenenti alla classe Ammophiletea. Appartenenti a queste cenosi risultano di grande valore le formazioni ad Otanthus maritimus, limitate alla sola località Cava Usai e diffuse in pochissime altre stazioni della costa sud orientale.

In seguito all’accumulo di nuovo sedimento sulle dune embrionali dovuto alla capacita di Elymus farctus subsp. farctus di immobilizzare la sabbia, si innescano processi evolutivi del sistema dunale, per colonizzazione e accrescimento dei piccoli cumuli sabbiosi; questi vengono progressivamente stabilizzati e si creano le condizioni ecologiche per un’ulteriore evoluzione della seriazione psammofila. L’associazione Echinophoro spinosae-Ammophiletum arundinaceae (Br.-Bl. 1933) Gehu, Rivas–Martinez, Tuxen 1972 si instaura generalmente su dune esposte a venti forti che creano instabilità dei sedimenti sabbiosi.

Queste due comunità, riferite alla classe Ammophiletea Br.–Bl. et Tüxen 1943, popolano ambienti ecologicamente diversi caratterizzati da un gradiente decrescente di salinità e uno crescente di evoluzione della duna e lontananza dal mare, oltre che dalla diversa granulometria del substrato.

Nella parte più interna della duna, più riparata dall’azione del vento, si hanno condizioni ecologiche date da maggiore stabilità della sabbia e maggiore disponibilità di nutrienti, che permettono l’insediarsi di altre specie più esigenti quali Crucianella maritima L., caratteristica del Crucianelletum maritimae Br.-Bl. (1921) 1933, appartenente alla classe Helichryso-Crucianelletea Gehu, Rivas–Martinez et Tuxen in Gehu 1975, ben rappresentate in particolare nella spiaggia di Simius e Porto Giunco.

Nelle zone umide retrodunali del litorale, inondate per periodi più o meno lunghi da acque salmastre si instaurano comunità di geofite ed emicriptofite. Le cenosi presenti in questi ambienti sono riferibili all’ordine Juncetalia maritimi Br.-Bl. ex Horvatic 1934. Le associazioni dell’alleanza Plantagion crassifoliae Br -Bl. in Br.-Bl., Roussine & Nègre 1952, in continuità tra le comunità puramente igrofile e quelle psammofile dunali, si posizionano su zone tendenzialmente più elevate, quindi inondate esclusivamente nella stagione invernale ed aride in quella estiva. Sulle dune consolidate si instaura la vegetazione forestale psammofila formata da boscaglie a Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa riferibili all’associazione Pistacio lentisci-Juniperetum macrocarpae.

Questa cenosi, appartenente alla classe Quercetea Ilicis Br.-Bl. ex A. et O. Bolos 1950, rappresenta la prima forma di vegetazione fanerofitica dei processi di colonizzazione delle spiagge sabbiose.

All’interno del SIC tale associazione è presente nelle spiagge di Porto Giunco, Simius e Punta Molentis.

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