Steven Thaler e la sua missione
“Obiettivo dello scienziato statunitense consiste nel vedere riconosciuto il diritto di Proprietà Intellettuale alla sua Creativity Machine”
Steven Thaler è celebre per aver inventato Dabus, (acronimo di Device for the Autonomous Bootstrapping of Unified Sentience), un sistema di intelligenza artificiale generativa in grado di produrre autonomamente invenzioni e immagini.
Lo scienziato statunitense oltre ad avere depositato in tutto il mondo domande di brevetto, affinché venisse riconosciuto a Dabus il diritto di invenzione su un “fractal Container”, è noto anche per essersi battuto affinché la sua Creativity Machine ottenga tutela dal diritto per aver realizzato un’opera d’arte bidimensionale “A Recent Entrance to Paradise”[1].
La peculiarità del caso è che la Creativity Machine non riceverebbe alcun prompt dal suo creatore, ma si addestrerebbe in modo completamente autonomo sui dataset forniti, escludendo completamente l’apporto umano.
Il caso
L’11 novembre 2018, il dott. Steven Thaler chiedeva al Copyright Office [2] di registrare la suddetta opera indicando quale autore il sistema di intelligenza artificiale e sé stesso come richiedente in qualità di proprietario della macchina. L’Ufficio respingeva la domanda nel 2019, affermando che le opere creative devono avere autori umani per essere protette da copyright.
Thaler chiese un riesame, precisando, nella memoria difensiva, che l’opera era stata creata da un algoritmo informatico su “commissione” [3].
Contestualmente,sollevava l’eccezione di incostituzionalità, poiché riteneva illegittimo il rigetto, visto che la pretesa di un intervento umano per il riconoscimento del diritto d’autore non aveva alcun fondamento per la legge e per la giurisprudenza.
Inoltre, lo scienziato, riteneva che l’Ufficio avrebbe dovuto “registrare il copyright delle opere generate dalla macchina perché ciò sarebbe conforme agli obiettivi sottostanti il diritto d’autore, compresi gli scopi costituzionali”.
Nella medesima nota di riesame depositata, sottolineò la lacuna della legge in merito, visto che non vi è alcuna norma che proibisce il riconoscimento del copyright a entità non umane, evidenziando che l’Ufficio si sarebbe basato “su opinioni giuridiche non vincolanti, risalenti all’’età dell’oro”. La domanda veniva, in ogni caso, rigettata il 14 febbraio 2022.
In realtà, nella motivazione di rigetto, l’Ufficio non esclude a priori l’intervento di un sistema di Intelligenza Artificiale nel processo creativo, ma ne richiede la complementarità con un’azione umana.
La Corte distrettuale federale di Washington.
Dopo il rigetto dell’USCO, il Prof. Thaler, sottoponeva la questione alla Corte Distrettuale di Columbia, asserendo che il Copyright Act del 1976, non prevede che l’autore dell’opera che si vuole tutelare debba essere una persona umana, il dettato normativo, latu sensu “tutela le opere d’autore originali fissate su supporti espressivi tangibili noti o che verranno sviluppati in futuro”.
Ebbene, il giudice Benyl A. Howell della Corte distrettuale degli Stati Uniti per il distretto di Columbia, nelle sue 15 pagine, rigettando il ricorso, evidenzia che “A Recent Entry to Pradise” non può essere oggetto di diritto d’autore in quanto “priva di qualsiasi coinvolgimento umano”. Secondo il giudice Howell “la paternità umana è requisito fondamentale del diritto d’autore”. Negando così la sua tutelabilità.
Ma Steven Thaler non si arrende.
Infatti, nel mese di gennaio 2024, tramite il suo team di avvocati [4], ha impugnato il provvedimento di I grado davanti alla Corte d’Appello degli Stati Uniti per il Circuito del Distretto di Columbia [5], sostenendo che “nulla nel Copyright Act richiede la creazione umana”. Nella sua memoria sottolinea che “le aziende sono state autrici per oltre cento anni e che i governi e simili entità non umane sono stati qualificati come autori ai sensi del Copyright Act” [6].
Di Floriana Murrali
Collaboratore a contratto nell’ambito del progetto “HOLMES”. Cultore della Materia in «Informatica giuridica» e «Computer Law» (Corsi di Laurea Magistrale in «Ingegneria delle Tecnologie per Internet», presso l’Università degli Studi di Cagliari – DIEE. Avvocato civilista e consulente in materia di diritto delle nuove tecnologie.
[1] “A Recent Entrance to Paradise” è un’opera d’arte bidimensionale creata nel 2012 da DABUS, un sistema di intelligenza artificiale progettato dal Professor Steven Thaler, che ritrae dei binari del treno che svaniscono in un tunnel immerso nel verde.
[2] United States Copyright Office (USCO), è un ente governativo degli Stati Uniti che registra le rivendicazioni di copyright, registra le informazioni sulla proprietà del copyright.
[3] Nella motivazione di rigetto la Commissione, dichiara che l’eccezione non può essere accolta visto che l’opera, benché realizzata su commissione non è stata compiuta da un sottoposto e nemmeno da un dipendente, per il quale accorerebbe la prova di un rapporto contrattuale tra le parti (il committente e la Creativity Machine, che non può stipulare contratti). La Pronuncia della Corte distrettuale degli Stati Uniti per il distretto di Columbia è disponibile al seguente link.
[4] Nel giudizio d’Appello, Steven Thaler viene rappresentato da un gruppo di esperti, coordinato dal Prof. Ryan Benjamin Abbott, composto da Timothy George Lamoureux di Brown Neri Smith & Khan LLP, tutti facenti parte di un progetto denominato “The Artificial Inventor Project” che comprende un insieme di cause legali, seguite pro bono da alcuni avvocati, con lo scopo di tutelare opere create dall’intelligenza artificiale senza il coinvolgimento umano.
[5] Il caso è Thaler contro Perlmutter, numero di caso 23-5233, presso la Corte d’appello degli Stati Uniti per il circuito del distretto di Columbia.
[6] Il testo integrale della memoria può essere visionato al seguente link.