Pineta della Foce del Garigliano: esempi significativi di pressioni-minacce-criticità e impatti

A cura di:

Micla Pennetta(1), Vera Corbelli(2), Vincenzo Gattullo(3), Raffaella Nappi(2)

(1) Dipartimento di Scienze della Terra – Università degli Studi di Napoli “Federico II”; Largo S. Marcellino, 10. 80138 – Napoli – Italy – Email: pennetta@unina.it

(2) Autorità di Bacino Nazionale dei Fiumi Liri-Garigliano e Volturno; Viale Lincoln 81100 – Caserta – Italy – Email: raffaella.nappi@autoritadibacino.it

(3) c/o Autorità di Bacino Nazionale dei Fiumi Liri-Garigliano e Volturno; Viale Lincoln 81100 – Caserta – Italy – Email: v.gattullo@libero.it

Sono stati studiati in particolare i caratteri sedimentari, morfologici e morfoevolutivi del sistema costiero emerso (Pennetta et alii, 2011a) e ricostruite le più importanti trasformazioni nell’uso del suolo principalmente legate ad attività turistico-commerciali e agli interventi di bonifica. Ciò ha consentito di individuare e distinguere in modo chiaro gli effetti dei singoli processi attivi di cui, ricordiamo tra i principali, l’erosione a carico della spiaggia e del sistema dunare e gli impatti antropici sulle dune con compattazioni, escavazioni, incisioni per calpestio e transito di veicoli, inneschi o accentuazione di processi di deflazione eolica, spianamenti per azioni di pulizia meccanica. Sono state rilevate inoltre significative irregolarità nella seriazione delle comunità vegetali psammofile ed immissioni di specie alloctone. Il contributo riveniente da tali indagini è stato applicato alla valutazione dell’indice di vulnerabilità del sistema dunare e della carrying capacity della spiaggia, utile per valutare l’attuale grado di compromissione del sistema ambientale, facilitare la definizione delle priorità degli interventi di conservazione ed individuare misure correttive finalizzate ad una efficace gestione della spiaggia e del suo sistema dunare, stabilendo anche l’origine dell’alterazione immessa nel sistema.

 STUDI ESEGUITI

Il tratto litoraneo del SIC, orientato NW-SE, ha una lunghezza di circa 2.720 m, sviluppandosi con andamento nel complesso rettilineo e continuo; solo nel tratto meridionale è presente, quale elemento di discontinuità, un canale di bonifica (Macchine Vecchie). Esso s’inserisce nel Golfo di Gaeta, un’ampia ansa litoranea estesa per circa 65 Km, concaratteri costieri nel complesso omogenei; lungo la costa si sviluppano spiagge sabbiose, anche di notevole estensione, cui si intercalano tratti limitati di costa alta e rocciosa.

Il sistema dunare del SIC comprende una serie di cordoni coalescenti, sub-paralleli alla linea di riva, messi in posto nel corso della trasgressione versiliana, con un’ampiezza trasversale complessiva di circa 400 m. Il fronte del sistema risulta in gran parte costituito da lembi di avandune embrionali addossate a dune secondarie riattivate principalmente da processi di arretramento per erosione costiera e dalle manomissioni antropiche, cui seguono i cordoni della duna terziaria sui quali negli anni ’30 è stata impiantata la pineta costiera; più all’interno sono presenti cordoni più antichi ormai pressoché completamente spianati (PENNETTA et alii, 2011a).

La spiaggia sabbiosa, con ampiezze comprese tra 10 e 20 m, mostra caratteri sedimentologici e geomorfologici nel complesso omogenei; di contro si rilevano aspetti ambientali, servizi e gestione molto differenziati. Pertanto, al fine di rendere efficace la valutazione delle potenziali interferenze tra fruizione turistico–balneare e caratteristiche e dinamiche ambientali, si è ritenuto utile suddividere il litorale considerato in settori omogenei sotto gli aspetti richiamati (Fig. 2).

impatti1

Fig. 2 – Inquadramento dell’area su ortofoto Regione Campania (Progetto ORCA), 2005. Sono riportati il perimetro del SIC “Pineta della Foce del Garigliano” (linea verde) e l’individuazione dei settori omogenei ai fini degli studi sulla carrying capacity. I riquadri delimitano le aree campione in cui è stato valutato l’indice di vulnerabilità dunare (DVI).

Le analisi e misure eseguite hanno nel complesso compreso:

– analisi in ambiente GIS di cartografie, foto aree, ortofoto, dati satellitari; gli studi hanno incluso anche il rilievo dell’evoluzione dell’area nell’arco temporale tra il 1897 ed il 2010, utilizzando in particolare dati relativi agli anni 1897, 1954, 1966, 1975, 1990/1, 1998, 2005/06, 2007, 2009, 2010 con scale comprese tra 1: 5.000 e 1: 33.000;

  • – analisi delle variazioni della linea di riva nell’arco di tempo considerato;
  • – analisi geomorfologica evolutiva del sistema dunare e di spiaggia, supportata da fotointerpretazione su coppie di immagini stereoscopiche (voli 1954, 1991, 1998);
  • – analisi sulla copertura vegetale con osservazioni su tipo, distribuzione, sue condizioni ed evoluzione nel tempo;
  • – analisi delle modificazioni dell’uso del suolo, delle infrastrutture e costruzioni, della viabilità e sentieramenti, dei parcheggi e della rete idraulica naturale ed artificiale;
  • – acquisizione, valutazione, misure indirette e dirette di parametri relativi al tratto costiero ed alla componente dunare di tipo morfo-sedimentario e meteo-marino;
  • – analisi specifica degli impatti diretti ed indiretti e in particolare di quelli da fruizione;
  • – specifiche misure e valutazioni di ambiti morfologici e parametri morfometrici della spiaggia e della duna e loro evoluzione stagionale per il periodo di studio (2009 e 2010);
  • – misure relative alla distribuzione spaziale e oraria, alle modalità di accesso e fruizione degli utenti del turismo balneare; per l’analisi delle presenza sulla spiaggia sono state effettuate osservazioni ottiche discrete nei mesi di luglio ed agosto 2009 e 2010 con rilievi realizzati utilizzando 6 postazioni georeferenziate;
  • – verifica dei servizi offerti dai privati e dall’amministrazione pubblica per la fruizione turistica.

 INDICE DI VULNERABILITÀ DEL SISTEMA DUNARE

La vulnerabilità di un sistema costiero (es. Dias et alii, 1994; Ley Vega De Seoane et alii, 2007; Martínez Vázquez et alii, 2006; Williams et alii, 2001, 2011) può essere valutato attraverso l’indice di vulnerabilità che sintetizza in maniera quantitativa la risposta del sistema dunare ai diversi processi costieri ed agli effetti della pressione antropica (fra gli altri ad es. il turismo Valléset alii, 2011) che interagiscono e determinano l’evoluzione della linea di riva e del fronte dunare. I principali indicatori della vulnerabilità delle dune sono stati organizzati, in letteratura, in tre checklists da PEREIRA et alii (2000), Garcia-Mora et alii (2001), Davies et alii (1995).

L’indice di vulnerabilità delle dune (Dune Vulnerability Index – DVI) consente di valutare lo stato di degrado/naturalità attraverso una stima delle caratteristiche di resilienza geologica ed ecologica, dei processi legati al moto ondoso e al vento, delle pressioni antropiche capaci di influire sulla vulnerabilità del sistema dunare. La vulnerabilità del sistema dunare è stata qui intesa nel suo senso letterale, quindi come suscettibilità del sistema stesso all’erosione per effetto di attività antropiche o di un processo naturale. Per resilienza del sistema dunare va inteso la capacità di autoriparazione del sistema e quindi di riequilibrio nei confronti dei processi che determinano l’evoluzione della fascia costiera.

L’indice di vulnerabilità del sistema dunale (DVI) applicato in questa ricerca (Garcia-Mora et alii, 2001) considera le condizioni del sistema in base a n.5 classi principali di parametri (Tab. 1) identificati come i principali indicatori della vulnerabilità delle dune costiere, quali i caratteri geomorfologici e sedimentari, gli effetti della dinamica marina, le condizioni della vegetazione ed, infine, gli effetti dell’attività antropica. Le misure dei parametri vengono effettuate per strisce di litorale omogenee per caratteristiche morfo-sedimentarie, ecologiche e antropiche. Nell’area in studio è stato calcolato l’indice di vulnerabilità per due aree campione (Fig. 2): una all’interno del settore settentrionale e l’altra di quello meridionale. Per la sua stima sono state effettuate valutazioni semi-quantitative di n. 54 variabili che costituiscono i principali parametri relativi alla componente dunare della spiaggia, raggruppate come riportato in Tab.1.

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Tabella 1 – Principali indicatori della vulnerabilità delle dune costiere.

Ad ogni variabileè associato un punteggio compreso tra 0 e 4, cui corrisponde un ordine crescente di vulnerabilità. Per ogni classe viene calcolato un indice di vulnerabilità parziale (IVp), espresso come rapporto tra la sommatoria dei punteggi assegnati alle variabili della classe e il punteggio totale massimo raggiungibile nella classe.

L‘indice di vulnerabilità complessivo è calcolato come media dei cinque indici parziali, assumendo quindi valori compresi tra 0 e 1, dove al valore più alto corrisponde una maggiore compromissione e perdita di capacità di riequilibrio del sistema dunare. Garcia-Mora et alii (2001) propongono la seguente classificazione per i sistemi dunari nel settore sud occidentale della penisola iberica: Gruppo I – bassa vulnerabilità – DVI <0.25; Gruppo II – vulnerabilità da bassa a media – 0.25<DVI <0.50; Gruppo III – vulnerabilità da media ad alta – 0.5<DVI <0.60; Gruppo IV – vulnerabilità alta – DVI >0.6.

I valori del DVI delle due aree campione in studio (Tab. 2) sono piuttosto elevati (0.61 e 0.59), ad indicare un’alterazione del sistema nel suo complesso; i valori parziali, consentendo di discriminare il contributo delle varie componenti, agevolano l’individuazione tipologica e la localizzazione delle opportune strategie di gestione ed intervento.

tabella2Tabella 2 – Valori del DVI delle due aree campione in studio.

  CARRYING CAPACITY DELLA SPIAGGIA EMERSA

In un sistema ambientale la valutazione carrying capacity (capacità di carico antropico) analizza i rapporti che intercorrono tra caratteristiche sedimentologiche e morfologiche, densità e distribuzione dei fruitori, qualità e distribuzione dei servizi offerti, sicurezza della balneazione, individuando la quantità massima di persone che un determinato settore ambientale può sopportare, oltrepassata la quale le caratteristiche fisiche del sistema naturale vengono alterate. In letteratura vengono considerati almeno quattro tipi di capacità di carico: fisica (numero di unità che un’area può fisicamente ospitare), ecologica (densità di popolazione che un ecosistema può sopportare), sociale (la densità massima di persone in un’area che possono ambire a tranquillità nei momenti ricreativi) ed economica (turismo che produce impatto negativo sulle attività economiche), (MacLeod & Cooper, 2005; Prato, 2009).

Nel complesso, la capacità di carico è controllata dai parametri che influiscono sulla conservazione delle caratteristiche di naturalità dell’ambiente e dalla percezione soggettiva. Pertanto, superate determinate soglie, l’ambiente diventa poco confortevole perdendo le sue caratteristiche attrattive e ricreative (Pigram & Jenkins, 1999).Attraverso valutazioni semiquantitative dei parametri significativi e analizzandone la loro reciproca interazione si può fornire un quadro di riferimento (Silva, 2002; Davidson et alii, 2007; Silva et alii, 2007) ed un sistema di indirizzi strategici per un uso corretto del litorale sabbioso per attività turistiche e ricreative (Williams & Lemckert, 2007; Zacarias et alii, 2011).

E’ stata valutata la carrying capacity per due settori del tratto litoraneo in esame (settore Nord – centro e settore Sud, Fig. 3) secondo il modello proposto da Jiménez et alii (2007), che prevede lo studio dei rapporti che intercorrono tra caratteristiche morfologiche e sedimentologiche, densità e distribuzione dei fruitori, caratteristiche e distribuzione dei servizi offerti e sicurezza della balneazione. Ai servizi si ascrivono le attrezzature che rendono le spiagge confortevoli quali: il trasporto, i parcheggi, la facile accessibilità, le docce, i servizi di ristoro, i lettini ed ombrelloni, i servizi igienici. L’aspetto della sicurezza include anche la componente legata alle pericolosità intrinseche della spiaggia come i presidi di salvamento, le caratteristiche morfobatimetriche ed idrodinamiche quali correnti lungo costa e rip currents. In altri tratti di costa bassa, sabbiosa, prospicienti anch’essi una Piana costiera (Fiume Sele, Prov. Salerno), sono stati cartografati per la prima volta (Pennetta et alii, 2011b) canali incisi nel fondo da rip currents, veloci flussi che interessano tutta la colonna di acqua, che si dirigono verso il largo ed in grado di porre in difficoltà i nuotatori meno esperti.

La maggior parte della spiaggia dell’area SIC è libera da concessioni per una lunghezza totale pari a 1.615 m. A partire dal limite settentrionale risultano a fruizione libera i primi 1.500 m di spiaggia, seguono concessioni fino al limite meridionale, ad eccezione di un tratto immediatamente a sud del canale Macchine Vecchie. La spiaggia è prevalentemente frequentata, ove presenti stabilimenti balneari, nelle immediate vicinanze degli stessi o in corrispondenza degli accessi più comodi e dei parcheggi (nel complesso circa 1.145 m).

impatti2

Fig. 3 –  Studio delle variazioni della linea di riva dei settori interessati dalla valutazione della carrying capacity

Settore Nord-centro. Questo settore comprende il tratto di spiaggia a fruizione libera, prospiciente la zona seminaturale del SIC ed estesa dal confine settentrionale fino al villaggio – camping Baia Domizia a Sud. L’area interna è di proprietà privata e l’accesso dei fruitori avviene attraverso alcuni varchiabusivi, aperti lungo la recinzione perimetrale sulla S.P. Garigliano – Monte Massico, da cui si dipartono sentieri o strade campestri che raggiungono la spiaggia. Il parcheggio delle autovetture avviene sulla strada provinciale e, sebbene non interferisca con le aree di pregio ambientale, è inadeguato e pericoloso; pertanto la frequentazione balneare della spiaggia, priva di qualsiasi servizio o dotazione, è limitata. La lunghezza della spiaggia è di circa 1.585 m e l’ampiezza compresa tra 10 e 20 m; la variazione in ampiezza, legata all’intensità del moto ondoso, ai processi sedimentari, alle oscillazioni del livello del mare (l.m.) causato dalle maree e dalle sesse,risulta compresa tra 5 e 15 m. La superficie da considerare disponibile per la fruizione è pari a circa di 13.468 mq. Essa è stata determinata considerando l’ampiezza media della spiaggia nel periodo estivo, ma ritenendo utile per i fruitori il tratto di spiaggia compreso tra la battigia e cinque metri dal piede della duna. Quest’ultimo valore è fissato sulla base degli studi disponibili e dalle osservazioni effettuate, affinché non vengano a determinarsi impatti sulla spiaggia interna a carico delle prime forme dunari embrionali e della vegetazione che ne innesca la formazione. Tutti i dati ricavati dall’analisi sono stati posti a confronto con parametri di riferimento; in particolare la superficie di spiaggia emersa utile attribuita a ciascun utente viene assunta pari a 10 mq. I risultati ottenuti hanno consentito di determinare che:

  • – il numero complessivo di utenti è sotto soglia, la loro densità long-shore risulta non omogenea, ma comunque sotto soglia; la densita cross-shore è sotto soglia anche in corrispondenza degli accessi;
  • – il numero di accessi è nella soglia;
  • – la disponibilità di posti auto, il numero di concessioni balneari (benché da tempo inattive), di servizi igienici, di contenitori per la raccolta di rifiuti ed il numero di presidi per il salvamento sono sopra soglia.

Settore Sud. Comprende il tratto di spiaggia a Sud del canale Macchine Vecchie, includendo una prima parte a fruizione libera e la successiva, più meridionale, interessata da una concessione che si estende oltre il confine meridionale dell’area SIC. I rilievi eseguiti hanno mostrato che il tratto di spiaggia libera è di circa 230 m mentre quello interessato dallo stabilimento è di 154 m per una lunghezza complessiva di circa 384 m. Tre piccoli manufatti servono la concessione, posizionati sul fronte dunare, previo, purtroppo, locale sbancamento della duna stessa. La spiaggia è prospiciente il villaggio turistico “La Serra” che, ubicato a tergo della duna secondaria a ginepro, occupa in parte la pineta della duna terziaria e in parte il settore delle dune antiche (Pennetta et alii, 2011a). Esso ha una ricettività giornaliera di circa 1000 persone/giorno nel periodo luglio-agosto. L’ampiezza della spiaggia, compresa tra 15 e 20 m, ha mostrato variazioni in ampiezza comprese tra 7 e 13 m, anche qui legate alle oscillazioni del l.m. causato dalle maree e dalle sesse, all’intensità del moto ondoso ed ai processi sedimentari. La superficie da considerare disponibile per la fruizione è risultata di circa 4.032 mq. Restano fissati come per il settore settentrionale i limiti di protezione della spiaggia interna (5 m) e la superficie utile procapite (10 mq). Confrontando i dati ricavati dall’analisi con i parametri di riferimento si rileva che:

  • – il numero complessivo di utenti e la loro densità long-shore e cross-shore, il numero di accessi, la disponibilità di posti auto sono sotto soglia;
  • – il numero di stabilimenti balneari e il numero di presidi per il salvamento sono nella soglia;
  • – il numero di servizi igienici ed il numero di contenitori per la raccolta di rifiuti sono, seppur di poco, sopra soglia.

 CONCLUSIONI

Gli studi morfosedimentari del sistema costiero in sinistra foce del Fiume Garigliano, svolti nell’ambito del Progetto Providune, hanno consentito, tra gli altri, di eseguire una zonazione sedimentologica e morfologica dell’area, sintetizzati in Pennetta et alii (2011a). Tali studi sono stati posti alla base di valutazioni tese all’individuazione dei limiti di tollerabilità di una spiaggia e delle risorse ambientali da salvaguardare; dati rivelatisi indispensabili per la formulazione di piani e programmi per la gestione e la salvaguardia dei sistemi costieri.

Sono stati pertanto calcolati i valori della vulnerabilità  del sistema dunare (DVI) in due aree campione; i valori ricavati sono nel complesso elevati, essendo compresi tra 0.59 (area campione settentrionale) e 0.61 (area campione meridionale). In entrambe le aree la vulnerabilità è condizionata dai fattori morfosedimentari connessi peraltro ai processi della dinamica marino costiera, che, in accordo con i risultati degli studi precedenti, evidenziano la severità dei fenomeni erosivi realizzatisi, ed in parte in corso, a carico della spiaggia e del sistema dunare; gli effetti di tali processi si riflettono sulle condizioni della vegetazione che evidenzia il forte stato di pressione cui è sottoposta. Le dinamiche osservate sono da porre in relazione agli effetti delle pressioni antropiche che hanno agito nel tempo in maniera sia diretta che indiretta, innescando e/o accelerando processi che tendono a ridurre la resilienza del sistema naturale. Il valore calcolato dell’indice di vulnerabilità parziale relativo agli impatti antropici (HE), basso rispetto ai valori ricavati per gli altri indicatori di vulnerabilità costiera, non tiene conto delle pressioni antropiche indirette (principalmente riduzione quantitativa e granulometrica degli apporti sedimentari fluviali da parte del Fiume Garigliano) che hanno avuto invece un ruolo determinante,  in grado di indurre ab initio la compromissione del sistema. I valori totali ottenuti sono nel complesso confrontabili sebbene, sul settore a Nord,  pesino maggiormente sull’indice relativo (GCD) gli effetti indotti dai più intensi processi di arretramento costiero, mentre nel settore meridionale risultano più sensibili gli effetti degli impatti antropici (HE).

Le analisi sulla carrying capacity della spiaggia sono risultate utili per identificare il superamento di soglie, cui corrispondono condizioni d’uso non adeguate; la loro individuazione consente di attuare strategie di gestione per ridurre al minimo gli impatti da fruizione. In particolare, i risultati ottenuti nel settore settentrionale indicano la presenza di quantità di attrezzature e servizi per la fruizione turistica che, appaiono nel complesso sottodimensionate rispetto agli standards. Benché questo settore di elevato pregio ambientale non sia interessato da un eccessivo carico turistico anche nei periodi potenzialmente più idonei alla balneazione, esso manifesta condizioni di fragilità fisica ed ecologica.

Nel settore meridionale, sebbene le attuali modalità di fruizione risultino compatibili ed anche i servizi solo in parte inadeguati, si rilevano pregresse condizioni di degrado da fruizione legate ad un sovradimensionamento di servizi con manomissione di ampi settori del sistema dunare.

La presenza diffusa di infrastrutture turistiche ubicate sui cordoni dunari, comporta frequentemente lo sbancamento della duna,  introduce elementi di rigidità che innescano processi erosivi, sottrae sabbia utile per l’alimentazione naturale della spiaggia in periodi di bilancio sedimentario negativo e favorisce il degrado degli ecosistemi.Anche le modalità di accesso dei turisti determinano impatti creando sentieri trasversali, localmente incisi nella duna e talora percorsi anche da mezzi motorizzati, da cui si dipartono altre zone di calpestio diffuso e prendono origine fenomeni di deflazione eolica (Fig. 4). A queste si aggiungono la pulizia con mezzi meccanici e gli ampliamenti della spiaggia a danno della duna, con forte riduzione in termini sia di resilienza che di potenziale capacità di accrescimento della duna stessa. Tutti questi elementi di pressione antropica favoriscono i processi erosivi a carico della spiaggia e delle dune mettendo anche in pericolo la conservazione di specie ed habitat di pregio come quello a ginepro o della pineta costiera.

Lo studio sugli impatti è stato articolato sull’analisi degli aspetti fisici e biotici i cui risultati, valutati in maniera multidisciplinare, hanno consentito l’individuazione delle criticità nelle varie aree cui corrisponderà l’identificazione delle azioni di mitigazione da attuare.

In particolare, nel settore settentrionale emerge la necessità di organizzare la fruizione e di dotarla dei servizi minimi indispensabili al fine di eliminare gli impatti prodotti dal disordine con cui si realizza attualmente. Gli interventi in tal senso saranno programmati con grande attenzione con l’intento di preservare al massimo le condizioni di naturalità e gli aspetti di alto pregio ambientale del settore.

impatti3

Fig. 4 – Assi di transito pedonale non gestito sul fronte dunare del settore centro-settentrionale su cui si sono sviluppati processi di deflazione eolica (linea rossa). Indicati la ricostruzione del profilo topografico originario (pto), gli assi delle conche deflazione (cd) e i lobi d’accumulo (lbo) che si addossano sulla vegetazione arbustiva (ginepro) della duna secondaria.  Tali processi sottraggono sabbia agli interscambi duna – spiaggia, favoriscono l’ingressione marina nel corso di eventi meteomarini severi e i fenomeni di compenetrazione e mosaicizzazione nella seriazione vegetale.

Tra gli altri, la delimitazione dei percorsi di accesso e la loro realizzazione su passerelle, semplici interventi di ingegneria naturalistica con chiusura dei varchi d’incisione e protezione del piede delle dune, potranno migliorare le capacità di difesa del sistema ove più compromesso dagli impatti antropici e dalla pressione esercitata dai processi di arretramento costiero.

Nel settore meridionale è prioritaria la previsione d’interventi per il recupero di tratti del settore dunare fortemente compromessi dalle modalità in cui si è svolta nel passato la fruizione balneare con stabilimenti realizzati spianando la duna e consentendo l’accesso di autoveicoli fino alla spiaggia. Per la pulizia della spiaggia sono da utilizzare tecniche manuali abolendo l’uso dei mezzi meccanici.

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Bosco Pantano di Policoro e Costa Ionica Foce Sinni: esempi significativi di pressioni-minacce-criticità e impatti

Nel corso del rilevamento dei fattori di pressione/minaccia e criticità si evince che le minacce più frequentemente rilevate sono l’erosione costiera, il calpestio eccessivo, la pesca a strascico ed i veicoli motorizzati, che interessano tutti gli habitat dunali, compreso il 2250. Gli habitat maggiormente a rischio sono gli habitat dunali 2110, 2120 e 2210, in cui l’erosione costiera e l’utilizzo di veicoli motorizzati, se non attenuati o rimossi, potrebbero portare ad una scomparsa totale degli stessi; la pesca a strascico, il calpestio eccessivo e l’invasione di una specie, se non regolamentati, potrebbero, invece, causare la scomparsa parziale degli stessi habitat dunali.
Danni da erosione costiera interessano anche l’habitat 2250, in maniera incisiva in alcuni tratti dove le dune distrutte non garantiscono un’adeguata protezione dell’habitat; tale fenomeno se non contrastato potrebbe portare nel tempo alla scomparsa parziale dell’habitat 2250. Nel complesso, quasi tutti i fattori di pressione/minaccia riscontrate risultano essere di origine antropica, a dimostrazione dell’impatto delle attività umane sulla riserva naturale.

Misure di mitigazione/prevenzione

Di seguito si discutono, per ogni singola tipologia di minaccia rilevata, le misure di mitigazione che si ritengono più urgenti e necessarie sulla base delle osservazioni effettuate nel corso dei rilevamenti di campo.

Erosione costiera: rappresenta la minaccia di tipo antropico maggiormente riscontrata nell’area in esame. Gli habitat fortemente interessati da tale minaccia sono quelli del sistema dunale e di conseguenza, nella successione catenale, l’habitat 2250. Al fine di prevenire questo fenomeno è indispensabile definire un dmv (deflusso minimo vitale) per il fiume Sinni e cercare di arrestare la drastica riduzione degli apporti sedimentari dei corsi fluviali mediante l’eliminazione o la ristrutturazione della rete di canali. Il litorale, essendo impostato sui sistemi di foce di corsi d’acqua, è particolarmente sensibile alle variazioni degli equilibri tra apporto solido fluviale e regime del moto ondoso e delle correnti marine che distribuiscono i sedimenti lungo la costa ed al largo. Gli studi ad oggi realizzati nell’area hanno evidenziato la stretta relazione tra arretramento costiero e riduzione del trasporto solido dei corsi d’acqua lucani con foce nel Mar Jonio. La realizzazione di dighe e traverse sui corsi d’acqua lucani ha determinato un sostanziale decremento del trasporto solido cui si è sommato l’effetto indotto dal prelievo di inerti nelle aree di pertinenza fluviale per la realizzazione di grandi strutture idriche.

Calpestio eccessivo: il fenomeno erosivo si innesca per effetto del calpestio che provoca l’asportazione della sabbia incoerente ed il conseguente affioramento e rottura degli apparati radicali della vegetazione. Si tratta di effetti causati essenzialmente dalla presenza di turisti e visitatori che ha innescato un processo di degrado del sistema dunale causato dal continuo attraversamento degli habitat; fenomeno maggiormente evidente lungo la duna e meno significativo nell’habitat 2250. Per far fronte alla problematica del calpestio e consentire nel contempo la possibilità al turista/visitatore di poter godere della bellezza di questo litorale, è possibile intervenire con l’installazione di nuove passerelle in legno, in corrispondenza di alcuni attraversamenti del cordone dunale. Inoltre, per scoraggiare l’attraversamento incontrollato del cordone dunale da parte dei turisti, potrebbe risultare utile intervenire con la realizzazione di una staccionata in legno lungo tutto il perimetro delle dune.

Invasione di una specie: L’habitat maggiormente minacciato dalla presenza di specie invasive è il 2250, dove è stata riscontrata la presenza di imponenti esemplari di Agave americana. Tale presenza è da ricondurre a fenomeni di spontaneizzazione della specie nel sistema dunale ed all’utilizzo di questa specie come pianta ornamentale in strutture balneari presenti nelle zone confinanti al SIC. E’ necessario intervenire con la progettazione di operazioni di eradicazione specifica di tale specie.

Veicoli motorizzati: i danni dovuti al transito di veicoli motorizzati sia nelle aree ad accesso autorizzato che in quelle incontrollate. In particolare, nell’area SIC è presente una piccola rete di strade poderali recentemente asfaltate che in taluni casi si rilevano particolarmente dannose per le comunità faunistiche, ma soprattutto per la vegetazione psammofila poiché, facilitando l’ingresso dei veicoli motorizzati fino alla spiaggia, causano la degradazione degli habitat dunali ed in alcuni casi la loro scomparsa.

Pesca a strascico: l’art. 10 del regolamento (L. R. n. 28/99) vieta la navigazione con qualsiasi mezzo sia a motore che senza motore, l’art. 23, inoltre, enuncia che all’interno della riserva è vietata la pesca, ma nonostante tali divieti, in alcune zone della costa viene praticata la pesca a strascico “selvaggia”, che determina una totale scomparsa della vegetazione psammofila a causa sia del continuo attraversamento delle imbarcazioni dalla terra ferma al mare, sia della presenza di veri e propri “depositi permanenti” costituiti da imbarcazioni dismesse, reti ed altro materiale. Al fine di garantire una effettiva ed efficace protezione del sistema dunale è necessario intervenire incrementando la sorveglianza in modo da far rispettare le norme del regolamento e l’applicazione di sanzioni amministrative.

Allegati:

Stagno di Piscinnì: esempi significativi di pressioni-minacce-criticità e impatti

In questo capitolo vengono elencati e documentati fotograficamente gli impatti di varia natura, derivanti dalla pressione antropica attuale (intesa come pressione turistica, pressione da attività economiche e da attività di gestione delle aree).
Vengono fornite, assieme alle immagini, le considerazioni sulle cause degli impatti e i loro effetti sull’habitat (per la parte abiotica), inteso come componente essenziale (zona) del sistema spiaggia, così come si è enunciato in Providune fin dalla stesura della scheda progetto di candidatura.
I comportamenti negativi e le cattive pratiche, che generano impatti, documentate nell’area durante i nostri sopralluoghi, possono essere schematicamente riassunti in:
– transito veicolare;
– transito, calpestio e stazionamento di persone sui campi dunari;
– transito e pascolo di bestiame;
– carenza di appositi servizi e indirizzi per la fruizione turistica;
A queste categorie, nelle quali, per ragioni di sintesi, sono stati assegnati, i comportamenti negativi e le cattive pratiche, si può aggiungere il comportamento non corretto dei fruitori che può entrare sia come causa che come effetto in tutte le quattro voci.

Transito veicolare

In questo paragrafo vengono descritte le cattive pratiche connesse al transito di trattori e ruspe. Le immagini testimoniano gli effetti negativi sull’habitat prodotti dall’uso dei suddetti mezzi meccanici, utilizzati per lo svolgimento della seguente attività:
– pulizia e/o gestione rifiuti delle spiagge;

Gli effetti negativi prodotti sono i seguenti:
1. asporto di sabbia con cascame di Posidonia oceanica (L) Delile e/o rifiuti generici;
2. distruzione delle forme e dei depositi di spiaggia (spianamento di berme, cambio di pendenza, incisione delle creste dunari e apertura di varchi; spianamento delle dune); costipamento e conseguente modificazione della porosità e permeabilità dei sedimenti; modifica dei processi e delle dinamiche sedimentarie di spiaggia;
3. innesco di processi erosivi;
4. degrado e asporto della vegetazione stabilizzante.
Vengono riportati di seguito, a titolo d’esempio, fotografie di cattive e buone pratiche e gli effetti ad esse collegabili (stato dei luoghi al 30/10/2009).
Gli esempi riportati non hanno la pretesa di documentare esaustivamente tutte le cattive-buone pratiche, ma rappresentano un “campionamento” di sintesi di quanto osservato nel periodo di studio di Providune.

 

Transito, calpestio e stazionamento di persone sui campi dunari

In questo paragrafo vengono esposte le immagini che illustrano alcuni effetti negativi sull’habitat prodotti dal transito pedonale e dallo stazionamento nelle zone dunari.
Come già detto nel capitolo introduttivo riguardante gli impatti, le cause e gli effetti, i motivi che conducono alle cattive pratiche suddette sono, talvolta, riconducibili alla mancanza di azioni di informazione (i fruitori spesso ignorano la fragilità dell’habitat dunare), talvolta alla maleducazione degli utenti e, in altri casi, alla mancanza di gestione della spiaggia nel suo insieme e alla mancanza di un organo di controllo inteso come l’autorità di gestione.
Per queste ragioni in questa categoria vengono rappresentate solo immagini riguardanti:
– libero transito e/o utilizzo di canali/conche di deflazione naturali come assi di accesso alle spiagge e per l’esplorazione dell’habitat;
Gli effetti negativi generati sono i seguenti:
1. accelerazione e/o modifica del processo evolutivo dei canali/conche di deflazione (forme erosive);
2. incisione delle creste dunari e conseguente apertura di nuovi varchi, asporto/diradamento della copertura vegetale, esumazione delle radici, innesco di nuovi canali di deflazione e frammentazione del sistema;
3. rottura degli equilibri fisici (per scalzamento e zappatura); innesco di processi gravitativi (con scivolamenti e dilavamento diffusi su superfici acclivi) e incanalati sulle incisioni; distruzione delle dune embrionali;
Vengono riportati di seguito, a titolo d’esempio, fotografie di cattive e buone pratiche e gli effetti ad esse collegabili (stato dei luoghi al 13/11/2009).
Gli esempi riportati non hanno la pretesa di documentare esaustivamente tutte le cattive-buone pratiche, ma rappresentano un “campionamento” di sintesi di quanto osservato nel periodo di studio di Providune.

Transito e pascolo di bestiame

In questo paragrafo vengono mostrate le immagini che illustrano gli effetti negativi sull’habitat dunare prodotti dal transito/pascolo di bestiame.
Come descritto nel capitolo introduttivo e nel paragrafo precedente l’attuazione di queste pratiche è da ricondurre alle seguenti cause: la mancanza di azioni di informazione e coinvolgimento anche dei locali stakeholders e la mancanza di una autorità preposta alla sorveglianza dei luoghi e del rispetto delle leggi.
Vengono di seguito rappresentate le immagini riguardanti:
– libero transito e pascolo nella zona dunare

Gli effetti negativi risultanti sono i seguenti:
1. rottura degli equilibri fisici (troppo pascolo interferisce con i processi di deflazione e sedimentazione alla stregua del transito umano) e chimici (le deiezioni aumentano la nitrificazione ma al contempo permettono la diffusione dei semi);
2. elevato degrado della vegetazione;

Vengono riportati di seguito, a titolo d’esempio, fotografie di cattive e buone pratiche e gli effetti ad esse collegabili (stato dei luoghi al 31/10/2009).
Gli esempi riportati non hanno la pretesa di documentare esaustivamente tutte le cattive-buone pratiche, ma rappresentano un “campionamento” di sintesi di quanto osservato nel periodo di studio di Providune.

 

Carenza di appositi servizi per la fruizione turistica

Nel presente paragrafo vengono esposte e commentate una serie di riprese fotografiche che documentano gli effetti negativi sull’habitat indotti dalla mancanza di divulgazione di importanti informazioni e dalla mancanza di servizi.
Le principali carenze che possono generare impatti sono elencate di seguito:
1. mancanza di attività di divulgazione e sensibilizzazione completa, validata scientificamente comprensibile che indirizzi verso la conservazione dell’ambiente;
2. mancanza del servizio di raccolta differenziata/ritiro dei rifiuti;

Gli effetti negativi generati sono i seguenti:
1. degrado dell’habitat dovuto all’accesso incontrollato nelle aree dunari;
2. inquinamento per l’abbandono dei rifiuti.

Vengono riportati di seguito, a titolo d’esempio, fotografie di cattive e buone pratiche e gli effetti ad esse collegabili (stato dei luoghi al 31/10/2009).
Gli esempi riportati non hanno la pretesa di documentare esaustivamente tutte le cattive-buone pratiche, ma rappresentano un “campionamento” di sintesi di quanto osservato nel periodo di studio di Providune.

Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis: esempi significativi di pressioni-minacce-criticità e impatti

Di seguito vengono elencati e documentati fotograficamente gli impatti di varia natura, derivanti dalla pressione antropica attuale (intesa come pressione turistica, pressione da attività economiche e da attività di gestione delle aree).
Vengono fornite, assieme alle immagini, le considerazioni sulle cause degli impatti e i loro effetti sull’habitat (per la parte abiotica), inteso come componente essenziale (zona) del sistema spiaggia, così come si è enunciato in Providune fin dalla stesura della scheda progetto di candidatura.
I comportamenti negativi e le cattive pratiche, che generano impatti, documentate nell’area durante i nostri sopralluoghi, possono essere schematicamente riassunti in:
• transito veicolare;
• transito, calpestio e stazionamento di persone sui campi dunari;
• Realizzazione di fabbricati temporanei e permanenti e/o opere di urbanizzazione nella zona dunare;
• carenza di appositi servizi e indirizzi per la fruizione turistica;
• attività ed azioni di gestione intraprese o non intraprese dalle Amministrazioni locali e R.A.S.
A queste categorie, nelle quali, per ragioni di sintesi, sono stati assegnati, i comportamenti negativi e le cattive pratiche, si può aggiungere il comportamento non corretto dei fruitori che può entrare sia come causa che come effetto in tutte le cinque voci.

Transito veicolare

In questo paragrafo vengono descritte le cattive pratiche connesse al transito e alle attività che necessitano di veicoli quali: auto, furgoni, trattori, ruspe, camper, moto, quad, aerei ecc.
Le immagini testimoniano gli effetti negativi sull’habitat prodotti dall’uso di mezzi meccanici, utilizzati per lo svolgimento delle seguenti attività:
1. pulizia e/o gestione rifiuti delle spiagge;
2. montaggio/smontaggio delle infrastrutture degli stabilimenti e dei chioschi; montaggio/smontaggio delle passerelle; varo e alaggio di imbarcazioni;
3. messa in opera/rimozione di ombrelloni e lettini;
4. rifornimento dei chioschi e delle concessioni balneari;
5. attuazione di interventi per la conservazione e/o ripristino della naturalità.

Gli effetti negativi prodotti sono i seguenti:
1. asporto di sabbia con cascame di Posidonia oceanica (L) Delile e/o rifiuti generici;
2. rottura degli equilibri fisici e delle dinamiche sedimentarie di spiaggia attraverso il costipamento e lo spostamento e il rimaneggiamento di sabbia;
3. distruzione delle forme e dei depositi di spiaggia (spianamento di berme, cambio di pendenza, scavo di canali, creazione di dune artificiali, stravolgimento della stratigrafia ecc.);
4. innesco di processi erosivi e di scalzamento nelle zone dunari;
5. degrado e asporto della vegetazione stabilizzante.

Vengono riportati di seguito, a titolo d’esempio, fotografie di cattive e buone pratiche e gli effetti ad esse collegabili (stato dei luoghi al 31/10/2010).
Gli esempi riportati non hanno la pretesa di documentare esaustivamente tutte le cattive-buone pratiche, ma rappresentano un “campionamento” di sintesi di quanto osservato nel periodo di studio di Providune.

 

 

 

Transito, calpestio e stazionamento di persone sui campi dunari

In questo paragrafo vengono esposte le immagini che illustrano alcuni effetti negativi sull’habitat prodotti dal transito pedonale e dallo stazionamento nelle zone dunari.
Come già detto nel capitolo introduttivo riguardante gli impatti, le cause e gli effetti, i motivi che conducono alle cattive pratiche suddette sono, talvolta, riconducibili alla mancanza di azioni di informazione (i fruitori spesso ignorano la fragilità dell’habitat dunare), talvolta alla maleducazione degli utenti e, in altri casi, alla mancanza di gestione della spiaggia nel suo insieme e alla mancanza di un organo di controllo inteso come l’autorità di gestione.

Per queste ragioni in questa categoria vengono rappresentate solo immagini riguardanti:
1. libero transito e utilizzo di canali di deflazione naturali come assi di accesso alle spiagge e per l’esplorazione dell’habitat;
2. utilizzo delle dune per attività ricreative (giochi, pranzi, ricerca di ombra e legna per i barbecue, riposo) e attività dei venditori ambulanti;
3. utilizzo delle dune come discarica, come bagni a cielo aperto da parte delle migliaia di persone che occupano e utilizzano l’arenile.

Gli effetti negativi generati sono i seguenti:
1. apertura di nuovi varchi sulle creste, asporto/diradamento della copertura vegetale, esumazione delle radici, innesco di nuovi canali di deflazione e frammentazione del sistema;
2. rottura degli equilibri fisici (per scalzamento e zappatura); innesco di processi gravitativi (con scivolamenti e dilavamento diffusi su superfici acclivi) e incanalati sulle incisioni; distruzione delle dune embrionali;
3. formazione di pavimenti residuali;
4. modificazione dei parametri geochimici (rifiuti, decomposizione di urine, feci umane e di animali da compagnia);
Vengono riportati di seguito, a titolo d’esempio, fotografie di cattive e buone pratiche e gli effetti ad esse collegabili (stato dei luoghi al 31/10/2010).
Gli esempi riportati non hanno la pretesa di documentare esaustivamente tutte le cattive-buone pratiche, ma rappresentano un “campionamento” di sintesi di quanto osservato nel periodo di studio di Providune.

 

 

Realizzazione di fabbricati temporanei e permanenti e/o opere di urbanizzazione nella zona dunare

Questo paragrafo è dedicato alla raffigurazione di cattive pratiche, passate e recenti, che hanno causato e causano il degrado/scomparsa dell’habitat dunare. Tali pratiche sono costituite dalla realizzazione di fabbricati permanenti e/o stagionali nella zona dunare. Le prime sono rappresentate da costruzioni per abitazione/bar/ristoranti/servizi per la balneazione, in muratura o stabilmente edificati sul sistema di spiaggia. Altre pratiche negative stanno nella modalità di montaggio/smontaggio (vedi paragrafo 3.1) e/o nel luogo nel quale sono stati inseriti chioschi/bar/ristoranti/servizi per la balneazione a carattere stagionale.

Queste cattive pratiche sono la conseguenza diretta di:
1. mancanza di un’adeguata pianificazione ai diversi livelli di governo del territorio;
2. mancanza di direttive riguardanti il numero delle concessioni, la loro ubicazione e le loro estensioni, che tengano conto scientificamente delle dinamiche e dei processi in atto in un sistema di spiaggia soggetto a continue variazioni d’assetto (nel breve, medio e lungo periodo).

Le conseguenze sono riassumibili in:
1. perdita di importanti aree dunari e conseguente scomparsa dell’habitat;
2. innesco di processi di arretramento ed erosivi nelle spiagge;

Vengono riportati di seguito, a titolo d’esempio, fotografie di cattive e buone pratiche e gli effetti ad esse collegabili (stato dei luoghi al 31/10/2010).
Gli esempi riportati non hanno la pretesa di documentare esaustivamente tutte le cattive-buone pratiche, ma rappresentano un “campionamento” di sintesi di quanto osservato nel periodo di studio di Providune.

 

 

Carenza di appositi servizi e indirizzi per la fruizione turistica

Nel presente paragrafo vengono esposte e commentate una serie di riprese fotografiche che documentano gli effetti negativi sull’habitat indotti dalla mancanza di divulgazione di importanti informazioni e dalla mancanza di servizi.
Le principali carenze che possono generare impatti sono elencate di seguito:
1. mancanza di attività di divulgazione e sensibilizzazione completa, validata scientificamente comprensibile che indirizzi verso la conservazione dell’ambiente;
2. mancanza di un corretto posizionamento dei cartelli/pannelli informativi e di divieto;
3. mancanza di un’autorità che controlli sui luoghi il rispetto delle regole adottate;
4. mancanza di servizi igienici e servizi informativi;

Gli effetti negativi generati sono i seguenti:
1. degrado dell’habitat dovuto all’accesso incontrollato nelle aree dunari;
2. inquinamento per l’abbandono dei rifiuti e per l’utilizzo come bagno a cielo aperto della duna.

Vengono riportati di seguito, a titolo d’esempio, fotografie di cattive e buone pratiche e gli effetti ad esse collegabili (stato dei luoghi al 31/10/2010).
Gli esempi riportati non hanno la pretesa di documentare esaustivamente tutte le cattive-buone pratiche, ma rappresentano un “campionamento” di sintesi di quanto osservato nel periodo di studio di Providune.

 

 

Attività ed azioni di gestione intraprese o non intraprese dalle Amministrazioni locali e R.A.S.

Il presente paragrafo vuole, attraverso una breve sequenza di immagini, evidenziare alcune azioni, condotte dagli Enti locali con l’obiettivo di migliorare la qualità dei servizi, risultate, malgrado la volontà dell’Amministrazione, impattanti negativamente sull’habitat dunare. Alcune azioni, nonostante abbiano lo scopo di preservare il bene ambientale, vengono talvolta condotte senza un’adeguata conoscenza scientifica del sistema di spiaggia.
Le azioni, maggiormente impattanti possono essere riassunte in:
1. pulizia delle spiagge con mezzi pesanti e stoccaggio del materiale in luoghi non idonei ad una ridistribuzione delle sabbie asportate;
2. realizzazione di opere infrastrutturali in ambienti dinamici collegati alla spiaggia (dune , aree umide, alta spiaggia).
3. posizionamento errato dei dissuasori del transito e tipologia non idonea; azioni connesse agli interventi di conservazione (realizzazione di passerelle, nuclei di innesco ecc.).

Gli effetti negativi prodotti sono:
1. perdita di importanti volumi di sedimento;
2. modifica delle componenti naturali della spiaggia, costipamento eccessivo dei sedimenti; innesco di processi erosivi;
3. scalzamento del piede della duna;
4. interferenza con gli scambi sedimentari duna-berma e viceversa;
5. deterioramento veloce dei manufatti (nuclei d’innesco) per presenza di acqua e conseguente non utilità dell’intervento;

Vengono riportati di seguito, a titolo d’esempio, fotografie di cattive e buone pratiche e gli effetti ad esse collegabili (stato dei luoghi al 31/10/2010).
Gli esempi riportati non hanno la pretesa di documentare esaustivamente tutte le cattive-buone pratiche, ma rappresentano un “campionamento” di sintesi di quanto osservato nel periodo di studio di Providune.

Porto Campana: esempi significativi di pressioni-minacce-criticità e impatti

I risultati degli studi effettuati per l’Azione A5 hanno permesso di definire gli impatti derivanti dalla pressione antropica, intesa come pressione turistica, pressione da attività economiche e da attività di gestione delle aree.

Le principali cause di impatto, rilevate e documentate, sono le seguenti:

  1. transito veicolare;
  2. transito, calpestio e stazionamento di persone sui campi dunari;
  3. transito e pascolo di bestiame;
  4. realizzazione di fabbricati temporanei e permanenti e/o opere di urbanizzazione nella zona dunare;
  5. carenza di appositi servizi e indirizzi per la fruizione turistica;
  6. attività ed azioni di gestione intraprese o non intraprese dalle Amministrazioni locali e R.A.S..

A queste categorie si può aggiungere il comportamento non corretto dei fruitori che può entrare sia come causa che come effetto in tutte le sei voci.
Vengono riportati di seguito, a titolo d’esempio, alcune fotografie di cattive (e buone pratiche) e gli effetti ad esse collegabili.

Transito veicolare

Le immagini testimoniano alcune pratiche impattanti e gli effetti negativi sull’habitat prodotti dall’uso di mezzi meccanici.
Essi vengono, in genere utilizzati, per lo svolgimento delle seguenti attività:

  • montaggio/smontaggio delle infrastrutture degli stabilimenti e dei chioschi; montaggio/smontaggio delle passerelle; varo e alaggio di imbarcazioni
  • pratiche ludico-sportive (windsurf, kitesurf e surf)
  • messa in opera/rimozione di ombrelloni e lettini
  • rifornimento dei chioschi e delle concessioni balneari
  • attuazione di interventi per la conservazione e/o ripristino della naturalità

Transito, calpestio e stazionamento di persone sui campi dunari

L’ immagine illustra alcuni effetti negativi sull’habitat prodotti dal transito pedonale e dallo stazionamento nelle zone dunari. Tali pratiche sono la conseguenza delle seguenti attività:

  • libero transito e utilizzo di canali di deflazione naturali come assi di accesso alle spiagge e per l’esplorazione dell’habitat
  • utilizzo delle dune per attività ricreative (giochi, pranzi, ricerca di ombra e legna per i barbecue, riposo) e attività dei venditori ambulanti
  • utilizzo delle dune come discarica, come bagni a cielo aperto da parte delle migliaia di persone che occupano e utilizzano l’arenile

I motivi che conducono alle suddette azioni sono, talvolta, riconducibili alla mancanza di azioni di informazione (i fruitori spesso ignorano la fragilità dell’habitat dunare), talvolta alla maleducazione degli utenti e, in altri casi, alla mancanza di gestione della spiaggia nel suo insieme e alla mancanza di un organo di controllo inteso come l’autorità di gestione.

Transito e pascolo di bestiame senza controllo e calibrazione

L’immagine illustra, a titolo d’esempio, la presenza e gli effetti negativi sull’habitat dunare prodotti dal transito/pascolo di bestiame.

L’attuazione di queste pratiche è da ricondurre alle seguenti cause: la mancanza di azioni di informazione e coinvolgimento anche degli stakeholders e la mancanza di una autorità preposta al controllo, nei luoghi, del rispetto delle regole adottate.

Realizzazione di fabbricati temporanei e permanenti e/o opere di urbanizzazione nella zona dunare

Nell’immagine vengono evidenziate cattive pratiche che causano il degrado/scomparsa dell’habitat dunare. In generale, le principali cause sono dovute alla:

  • mancanza di un’adeguata pianificazione ai diversi livelli di governo del territorio
  • mancanza di direttive riguardanti il numero delle concessioni, la loro ubicazione e le loro estensioni, che tengano conto scientificamente delle dinamiche e dei processi in atto in un sistema di spiaggia soggetto a continue variazioni d’assetto (nel breve, medio e lungo periodo)

Carenza di appositi servizi e indirizzi per la fruizione turistica

In questo caso l’immagine evidenzia impatti derivanti da:

  • mancanza di attività di divulgazione e sensibilizzazione completa, validata scientificamente comprensibile che indirizzi verso la conservazione dell’ambiente
  • mancanza di un corretto posizionamento dei cartelli/pannelli informativi e di divieto
  • mancanza di un’autorità che controlli sui luoghi il rispetto delle regole adottate
  • mancanza del servizio di raccolta differenziata/ritiro dei rifiuti; errata posizione, malfunzionamento, e numero non adeguato dei servizi igienici; mancanza di servizi informativi 

Altre cause sono riconducibili alla mancanza di un’autorità che controlli sui luoghi il rispetto delle regole adottate; alla mancanza del servizio di raccolta differenziata/ritiro dei rifiuti; all’errata posizione, al malfunzionamento, e al numero non adeguato dei servizi igienici; alla mancanza di servizi informativi.

Attività ed azioni di gestione intraprese o non intraprese dalle Amministrazioni locali e R.A.S.

Le immagini evidenziano alcune azioni condotte dagli Enti locali, con l’obiettivo di migliorare la qualità dei servizi, risultate, malgrado la volontà dell’Amministrazione, impattanti negativamente sull’habitat dunare. Alcune azioni, nonostante abbiano lo scopo di preservare il bene ambientale, vengono talvolta condotte senza un’adeguata conoscenza scientifica del sistema di spiaggia.
Le azioni, maggiormente impattanti possono essere riassunte in:

  • realizzazione di opere infrastrutturali in ambienti dinamici collegati alla spiaggia (dune, aree umide, alta spiaggia)
  • posizionamento errato dei dissuasori del transito e tipologia non idonea azioni connesse agli interventi di conservazione (realizzazione di passerelle, nuclei di innesco ecc.)