Pineta della Foce del Garigliano: caratteristiche sedimentologiche e modelli

A cura di:

Prof.ssa Micla Pennetta* (Coordinamento Scientifico)

Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e delle Risorse – Università degli Studi di Napoli “Federico II”; Largo S. Marcellino, 10. 80138 – Napoli – Italy – Email:pennetta@unina.it

 

Dott. Claudio Kalb** (Modellizzazione degli scenari idrodinamici)

**Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche – Università degli Studi di Cagliari; Sede di Via Trentino, 51 – 09127 Cagliari – Italy – Email:ckalb@unica.it

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Nella spiaggia in studio la distribuzione dei sedimenti è nel complesso regolare; si è rilevata una graduale diminuzione delle dimensioni medie dei sedimenti dalla spiaggia ai complessi dunali più interni (Fig. 3). Si individuano aree strette ed allungate caratterizzate da sedimenti ghiaiosi (-1.9<Mz<-2.8) nell’area sommersa in prossimità della battigia, da sedimenti sabbioso-medi (2.00<Mz<1.00) nella spiaggia esterna e da sedimenti sabbioso-fini nella spiaggia interna (3.00<Mz<2.00), nel complesso moderatamente classati (0.5<σI<1.0), ad eccezione di pochi campioni poco classati. I valori dei coefficienti di asimmetria (SkI) di norma negativi o prossimi allo zero e quindi con asimmetria delle curve di frequenza per lo più verso la frazione grossolana o con distribuzione quasi simmetrica, consentono di inserire tali sedimenti in un ambiente ad elevata energia idrodinamica, dominato dal moto ondoso. I sedimenti di duna secondaria (in assenza di avanduna), in posizione immediatamente retrostante la spiaggia, per una distanza dalla linea di riva generalmente compresa tra 25 m e 50 m circa, ricadono nelle classi della sabbia fine sui versanti della duna (Mz=2.5-3.00), risultando moderatamente classati (0.5<σI<1.0), e nella classe dei sedimenti sabbiosi generalmente molto fini (<3<Mz<3.5) sulle creste. Questi ultimi risultano essere moderatamente classati e subordinatamente poco classati; l’andamento delle curve di frequenza di tutti questi campioni migra con gradualità da asimmetrico verso la frazione grossolana a quasi simmetrico.

A tergo dell’allineamento delle dune secondarie, anche i sedimenti che caratterizzano la depressione interdunare ed i cordoni di duna terziaria ricadono nelle classi della sabbia fine; anche in questo caso, generalmente sulle aree di cresta, sono presenti sedimenti sabbiosi molto fini (<3<Mz<3.5). Nel complesso risultano da discretamente a mediocremente selezionati e subordinatamente poco classati; la distribuzione delle curve di frequenza mostra generalmente un’asimmetria verso la frazione grossolana.

L’analisi delle curve cumulative ha permesso di stabilire che i sedimenti di spiaggia emersa posseggono caratteri condizionati da un ambiente dinamico di alta energia; hanno subito un trasporto prevalente per saltazione e subordinatamente per trazione (Visher, 1969), e con energia tale da impedire la deposizione di sedimenti sottili in sospensione grazie all’effetto di ripulitura (winnoving). Anche i sedimenti sabbiosi più sottili dell’ambiente dunare posseggono caratteristiche tessiturali compatibili con l’attività selezionatrice dei processi di deflazione agenti in tale contesto.

Tuttavia, nel complesso si osserva che i sedimenti della spiaggia interna posseggono caratteristiche granulometriche e tessiturali simili a quelle dei corpi dunari, fatta eccezione per le aree di cresta (Fig. 3); vengono quindi confermate le osservazioni fatte in sede di rilevamento morfologico. In pratica, i cordoni dunari secondari che nel passato erano stabili ora sono riattivati per processi erosivi e risultano in fase di smantellamento. I sedimenti rivenienti dalla duna secondaria riforniscono quindi la spiaggia interna; questa avrebbe dovuto invece essere alimentata da una duna primaria (o avanduna) oramai completamente erosa. Inoltre, una certa omogeneità dei dati (Fig. 3), unitamente alle osservazioni tenute in sito, consente anche di affermare che tutti i caratteri sedimentari finora descritti risultano essere condizionati da un rimaneggiamento dei sedimenti da collegare ad attività antropiche, ivi compresa quella di pulizia con mezzi meccanici, che interessano tutta la spiaggia emersa e probabilmente anche parte del sistema dunare.

stralcio sedimentologia

Fig. 3 – Stralcio della carta delle facies granulometriche nel settore settentrionale dell’area SIC ubicata in sinistra Foce del Fiume Garigliano; le facies sono indicate con differenti colori. Viola: sabbia molto fine; Celeste: sabbia fine; Verde: sabbia media; linea marrone: limite dell’area SIC

 Applicazione del modello

La modellizzazione eseguita attraverso l’applicazione del software Delft3d è stata applicata utilizzando gli eventi meteomarini più ricorrenti e di maggiore energia risultati dall’analisi del clima d’onda eseguita nel settore in studio. La modellizzazione è stata eseguita per una velocità costante del vento di 10 km/h, una durata dell’evento meteomarino di 24 h, un’altezza significativa (Hs) di 2 m  e un periodo di picco (Tp) di 7,5 s.

I modelli elaborati sono stati calcolati su tre direzioni di venti dominanti:

– Evento con direzione N210, coincidente con il fetch massimo per l’area in esame.

– Evento con direzione N270, coincidente con l’orientazione dei venti dominanti;

– Evento con direzione  N255.

I modelli idrodinamici sono stati ottenuti sulla base di questi quattro differenti scenari, i quali riprodurrebbero le condizioni relative alla (i) direzione dei fronti d’onda, (ii) alla ricostruzione della velocità dei flussi idrodinamici che verrebbero generati da tali scenari, ed (iii) alla distribuzione delle aree sottocosta soggette ad escavazione e/o accumulo durante ciascun evento.

Evento con direzione N210

La modellizzazione dell’evento meteomarino generato da vento con velocità di 10 m/s proveniente da una direzione di N210 (Fig. 17) evidenzia la presenza di fronti d’onda (Fig. 17 C) aventi una direzione prevalente di approccio del moto ondoso verso i quadranti nord-orientali (N40E). Tale simulazione, eseguita per una durata dell’evento di 24 h, non ha mostrato nel tempo variazioni significative nella direzione dei fronti d’onda.

figura 17 modelli

Fig. 17 – Modelli di simulazione del DELFT3D ricostruiti sul tratto costiero in esame (Zona SIC della Foce del Garigliano) per una direzione del vento di N210 ed una velocità dello stesso di 10 m/sec dopo 24 h dall’inizio dell’evento meteomarino. (A) Vettori dei flussi idrodinamici. (B) Velocità dei flussi idrodinamici. (C) Direzione dei fronti d’onda. (D) Zone di accumulo ed escavazione.

La simulazione per lo stesso evento dei flussi idrodinamici (Fig. 17 B) mostra valori di velocità dei flussi poco significativi nel settore distale della spiaggia sommersa (inferiore a 0,2 m/sec), i quali tendono progressivamente ad aumentare in prossimità della linea di riva fino a valori di circa 0,7 m/sec, soprattutto nel settore settentrionale, dove tendono ad orientarsi parallelamente alla linea di costa con andamento SE-NO (Fig. 17 A). L’effetto di un simile evento meteomarino sui sedimenti di fondo (Fig. 17 D) indicherebbe che i settori soggetti a maggiore escavazione coincidono con quelli del tratto più settentrionale, con limitate zone di accumulo nel settore meridionale.

Evento con direzione N270

La modellizzazione, eseguita per una durata dell’evento di 24 h, dell’evento meteomarino generato da vento con velocità di 10 m/s proveniente da una direzione di N270 (Fig. 18) evidenzia la presenza di fronti d’onda (Fig. 18C) che tendono a ruotare, nel corso dell’evento, verso la direzione NNE. I valori di velocità del flusso idrodinamico (Fig. 18B) assumono valori inferiori a 0,1 m/sec nel settore distale della spiaggia sommersa mentre, in corrispondenza dei primi metri di spiaggia sommersa, la velocità raggiunge valori maggiori di 0,5 m/sec, con vettori orientati parallelamente alla linea di costa e con direzione verso i quadranti sud-orientali. L’effetto di un simile evento meteomarino sui sedimenti di fondo della spiaggia sommersa (Fig. 18D) consente di rilevare che i settori sottoposti ad escavazione più importante coincidono con il sistema di barre e truogoli che caratterizzano i primi metri della spiaggia sommersa, con limitate zone di accumulo sopratutto nel settore meridionale e sempre in prossimità della linea di riva.

figura 18 modelli

Fig. 18 – Modelli di simulazione del DELFT3D ricostruiti sul tratto costiero in esame (Zona SIC della foce del Garigliano) per una direzione del vento di N270 ed una velocità dello stesso di 10 m/sec dopo 24 h dall’inizio dell’evento meteomarino. (A) Vettori dei flussi idrodinamici. (B) Velocità dei flussi idrodinamici. (C) Direzione dei fronti d’onda. (D) Zone di accumulo ed escavazione.

 Evento con direzione N255

La modellizzazione, eseguita per una durata dell’evento di 24 h, dell’evento meteomarino generato da vento con velocità di 10 m/s proveniente da una direzione di N255 evidenzia la presenza di fronti d’onda (Fig. 19 C) che tendono a ruotare, nel corso dell’evento, verso la direzione NNE. I valori di velocità del flusso idrodinamico (Fig. 19 B) assumono valori inferiori a 0,1 m/sec nel settore distale della spiaggia sommersa mentre, in corrispondenza dei primi metri di spiaggia sommersa, la velocità del flusso idrodinamico raggiunge i valori massimi. Come nel caso della modellizzazione dell’evento meteomarino con direzione N270, le direzioni dei flussi genererebbero correnti dirette verso SE (Figg. 19 e 18 A).

figura 19 modelli

Fig. 19 – Modelli di simulazione del DELFT3D ricostruiti sul tratto costiero in esame (Zona SIC) per una direzione del vento di N255 ed una velocità dello stesso di 10 m/sec dopo 24 h dall’inizio dell’evento meteomarino. (A) Vettori dei flussi idrodinamici. (B) Velocità dei flussi idrodinamici. (C) Direzione dei fronti d’onda. (D) Zone di accumulo ed escavazione.

La dinamica dei sedimenti durante un simile evento meteomarino, indicherebbe che i settori di maggiore escavazione coincidono con il sistema di barre e truogoli che caratterizzano i primi metri della spiaggia sommersa, con limitate zone di accumulo sopratutto in prossimità della linea di riva (Fig. 19 D).

La morfologia articolata del sistema di barre, truogoli e canali controlla la dinamica piuttosto complessa che risente delle differenti direzioni d’incidenza del moto ondoso, nella maggior parte degli eventi perturbativi, tra le direzioni di 210° e 270°. In particolare sia dalla costruzione dei piani d’onda con relativi calcoli della direzione, potere e velocità della corrente lungo costa che dall’analisi delle direzioni di transito sedimentario si può definire il prevalere di un drift litoraneo da Nord Ovest prevalentemente diretto verso Sud Est. La direzione ed in verso delle correnti lungo costa, ricavate dall’elaborazione dei dati DELFT, erano già state individuate nel corso degli studi della spiaggia emersa ove si rilevano gli effetti di tali processi, ovvero maggiori erosioni nei tratti si spiaggia presenti nel lato sottoflutto della foce del Fiume Garigliano e del Canale Macchine Vecchie oltre al differente colore della sabbie di spiaggia ed alla morfologia dei cordoni dunari; anche studi precedenti, riportati nella relazione di prima fase, confermavano questo dato. Anche l’analisi quantitativa multitemporale degli effetti dei processi d’erosione sulla linea di riva, esperita nel corso degli studi della spiaggia emersa, conferma questo dato; essa ha evidenziato il complessivo maggiore arretramento del settore costiero settentrionale dell’area in studio, da relazionare alla vicinanza all’area di foce del Fiume Garigliano. Settore questo interessato da dinamiche morfoevolutive spinte e che in tempi storici ha sempre evidenziato una tendenza all’arretramento. L’entità dell’arretramento è valutabile nell’intorno degli 80-90 m nel tratto settentrionale della spiaggia emersa in studio; gradualmente verso Sud tende a diminuire attestandosi su valori medi di 35 m e massimi di circa 45 m, con un tasso di erosione, variabile tra 1.5 e 0.6 m/anno negli ultimi 56 anni.

Per quanto esposto nei paragrafi precedenti, tenendo conto dei risultati delle analisi morfologiche, sedimentologiche, meteomarine e idrodinamiche, si confermano anche tutte le altre conclusioni cui si era pervenuti nel corso dello studio della spiaggia emersa ove erano visibili numerosi aspetti sedimentari e morfologici riconducibili agli effetti dei processi esposti in questa sede nei paragrafi precedenti, e che nel complesso determinano erosione a carico del sistema costiero. Si ritiene infatti che i processi erosivi che attualmente si concentrano lungo la spiaggia sono da mettere in relazione al sistema morfologico dei fondali antistanti, al tipo di ondazioni che incidono sulla costa ed al sistema di transito sedimentario. Ondazioni e correnti che successivamente modellano il fondo creando il sistema di barre e truogoli, ridepositando parte dei sedimenti asportati. Gli effetti prevalenti degli eventi meteomarini sui sedimenti di fondo si concretizzano in una maggiore escavazione nel tratto più settentrionale, con limitate zone di accumulo nel settore meridionale. Da questo settore tuttavia vengono prelevati i sedimenti per i continui ripascimenti della spiaggia emersa, determinando nel complesso una variazione del budget sedimentario ed un’alterazione dei processi morfosedimentari. La maggiore escavazione nel tratto settentrionale, relazionata alla direzione e verso del drift litoraneo, spiegherebbe il maggior tasso di erosione cui è soggetta la spiaggia emersa.

Un ruolo non secondario, a carattere regionale, che determina arretramento della linea di riva è da attribuire anche alla realizzazione delle opere di difesa trasversali sulla costa laziale, che intercettano i sedimenti trasportati dalle longshore currents con direzione da NW verso SE.

Gli studi svolti hanno quindi consentito di confermare che il settore costiero in studio è interessato diffusamente da processi erosivi legati a processi naturali ma soprattutto a fattori antropici.

I processi naturali che determinano l’erosione costiera sono legati all’attività del moto ondoso e delle correnti in relazione all’apporto sedimentario del Fiume Garigliano ed alla morfologia della spiaggia, della costa e della piattaforma continentale; altri processi naturali sono da ascrivere a fenomeni di subsidenza della piana costiera del F. Garigliano. Non va inoltre trascurata l’azione delle variazioni climatiche che stanno interessando il nostro pianeta, con un complessivo aumento della temperatura globale, cui fa riscontro un innalzamento del livello del mare, valutato attualmente in circa 1-1,5 mm/anno, con graduale sommersione di porzioni di pianure costiere con quote basse.

Tra i fattori antropici che hanno favorito l’erosione costiera si inseriscono la riduzione degli apporti solidi fluviali causati dagli interventi di stabilizzazione e regolarizzazione delle sponde e dell’alveo fluviale, prelievi d’inerti in alveo e le attività che hanno ridotto l’erosione del suolo. Anche le opere a difesa del litorale posto a Nord dell’area in studio, intercettando i sedimenti coinvolti nel trasporto litoraneo, procurano un mancato rifornimento alla costa.

Inoltre, dal 1950/1960 circa, l’espansione urbanistica turistico-residenziale sulla fascia litoranea e le attività connesse alla balneazione hanno amplificato la vulnerabilità del settore costiero in studio introducendo importanti modificazioni ambientali e riducendo le aree di ruscellamento. Lo sbancamento delle dune costiere, serbatoi naturali di sedimenti sabbiosi, attuato per far posto ad insediamenti urbani e/o turistici ha inciso negativamente sul bilancio costiero. Similmente, anche il prelievo dei sedimenti di fondo marino a bassa profondità determina forti alterazioni sia nel bilancio sedimentario del sistema costiero che nelle modalità di rifrazione sul fondo del moto ondoso incidente; i sedimenti devono invece essere “relitti”, in pratica non coinvolti più nei processi sedimentari attuali, prelevandoli a profondità oltre il limite di chiusura della spiaggia sommersa, almeno oltre la profondità di 8-10 m circa. Ma a questo proposito è bene precisare che studi svolti in altre aree della costa tirrenica (ad es.  PENNETTA et al, 2012) e la normativa vigente indicano quale profondità di prelievo e asportazione dei depositi sabbiosi relitti per ripascimenti profondità maggiori della batimetrica dei 50 m.

Sui processi di erosione hanno altresì contribuito gli emungimenti dalle falde acquifere che inducono subsidenza della piana costiera e quindi ingressione del mare ed arretramento della linea di riva. Non va infine trascurato l’impatto determinato dalle modalità attraverso le quali avviene la fruizione turistica del sistema spiaggia – duna. La diffusione di solchi trasversali alla duna per l’accesso alla spiaggia, da cui si dipartono altre zone di calpestio diffuso, innesca importanti processi erosivi sia attraverso la distruzione della vegetazione e sia attraverso il rimaneggiamento diretto con conseguente riduzione di resistenza all’erosione sulla duna. Tali effetti sono ancora più evidenti nelle aree ove si registra anche il transito di autoveicoli. Non vanno infine tralasciate alcune pratiche negative quali la pulizia con mezzi meccanici e gli ampliamenti della spiaggia a discapito della duna, con forte riduzione in termini sia di resilienza che di potenziale capacità di accrescimento della duna stessa.

I processi naturali ed i fattori antropici che hanno agito su questo sistema costiero ne hanno di fatto alterato l’equilibrio, verificato che non si riscontrano quegli elementi geomorfologici e vegetazionali indicativi di un normale modello teorico di sviluppo della fascia dunare. L’arretramento della linea di riva ha determinato la migrazione verso l’interno del sistema spiaggia – duna con perdita di un enorme patrimonio culturale (cultural heritage). Gli importanti processi erosivi hanno inoltre determinato la contrazione, con intersezioni e sovrapposizioni, della normale seriazione di comunità vegetali psammofile gradualmente più strutturate. Emergono, inoltre, la determinante assenza dell’avanduna, deputata al rifornimento di sedimento delle altre dune, e l’anomala posizione avanzata della duna secondaria, che risulta peraltro in via di smantellamento con perdita progressiva dell’habitat a ginepro di notevole valore ambientale.

Alla luce di queste premesse vengono sicuramente confermate tutte le misure proposte a loro volta scaturite dallo studio della spiaggia emersa; in pratica misure destinate alla conservazione ed al ripristino del sistema dunale volte a preservarne l’integrità anche come argine contro le ingressioni marine e ad assicurarne la sussistenza come sistema fisico ed ecologico, soprattutto dal punto di vista vegetazionale. In particolare, la ricostruzione dei cordoni dunali e la realizzazione di opere volte a facilitarne l’attraversamento dovrebbero servirsi di tecniche naturalistiche in grado di favorire meccanismi di feedback positivo tra la componente biologica, sedimentologica e morfologica ed un aumento della resilienza e della stabilità dinamica del sistema spiaggia-duna quali ad esempio processi di deposizione delle sabbie, di ricarica della falda freatica, e di reinsediamento di specie pioniere. Tutte misure queste sulle quali si è basata la “Relazione analisi impatti della fruizione sugli  habitat” curata dall’Autorità di Bacino Nazionale Liri Garigliano e Volturno e condivisa dai partners scientifici della Provincia di Caserta: Seconda Università degli Studi di Napoli ed Università degli Studi di Napoli “Federico II”. In pratica i suggerimenti generali, contenuti in tale relazione, utili per la buona esecuzione, controllo e gestione delle azioni di recupero e risanamento degli habitat degradati, per la mitigazione degli impatti e le indicazioni di massima sulla tipologia, il dimensionamento e l’ubicazione degli interventi per la progettazione di cui all’Azione A6 da attuare nell’area SIC del Progetto “Pineta della Foce Garigliano” (IT8010019), sono congruenti con l’assetto geomorfologico e sedimentologico rilevato e risultano reciprocamente coerenti.

All A2 27_sedimentologica Definitiva 06062012All A2 28 morfologica definitiva 15062012

 

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Bosco Pantano di Policoro e Costa Ionica Foce Sinni: caratteristiche sedimentologiche e modelli

A cura:

Luisa Sabato*, Sergio Longhitano**, Antonietta Cilumbriello*, Dario Gioia*, Luigi Spalluto*

*Dipartimento di Geologia e Geofisica, Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, email: luisa.sabato@uniba.it
**Dipartimento di Scienze Geologiche, Università degli Studi della Basilicata, Potenza, email: sergio.longhitano@unibas.it

Dott. Claudio Kalb *** (Modellizzazione degli scenari idrodinamici)

(***)Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche – Università degli Studi di Cagliari; Sede di Via Trentino, 51 – 09127 Cagliari – Italy – Email:ckalb@unica.it

Dati sedimentologici composizionali

I dati composizionali acquisiti riguardano tutti i campioni prelevati dal settore emerso (subambienti di: battigia, avanspiaggia interna, retrospiaggia) e da quello sommerso della spiaggia. Durante le analisi sono state distinte le seguenti componenti: quarzo, feldspati s.l., litici polimineralici, litici carbonatici e bioclasti, minerali accessori. I dati raccolti hanno evidenziato che gran parte dei sedimenti appartenenti al settore sommerso e a quello emerso della spiaggia sia di provenienza extrabacinale, e sono costituiti da abbondanti frammenti litici con percentuali che, a seconda dei diversi sub-ambienti, possono variare complessivamente da circa il 60% ad oltre il 90% dell’intero volume del sedimento. La frazione litica è stata inoltre suddivisa in due classi: i litici polimineralici ed i litici monomineralici a composizione carbonatica. In particolare, i litici polimineralici sono risultati costituiti da frammenti di rocce magmatiche, metamorfiche e sedimentarie a composizione silicoclastica. Invece, la frazione litica monomineralica a composizione carbonatica è risultata costituita da frammenti di calciruditi e calcareniti bioclastiche (fra cui abbondanti encriniti), da frammenti di calcari pelmicritici e da frammenti di calcite. La frazione a composizione carbonatica comprende anche una esigua percentuale di bioclasti (in genere inferiore all’1%), rappresentati unicamente da frammenti di molluschi. Per una più pratica interpretazione dei dati e per analogia composizionale i valori dei litici carbonatici e dei bioclasti sono stati associati in una unica classe che comprende tutti i granuli a composizione carbonatica.

Nel complesso, l’intera frazione litica, sia polimineralica che monomineralica, ben rappresenta le principali litologie che affiorano nell’area del bacino idrografico del Fiume Sinni; si tratta di rocce cristalline e sedimentarie la cui età varia dal Mesozoico fino al Quaternario.

Dopo i litici, il quarzo è certamente la frazione più abbondante nei sedimenti di spiaggia ed è facilmente riconoscibile per il suo aspetto vitreo. In particolare, il quarzo è presente in concentrazioni mediamente comprese tra il 22,15 % (battigia) ed il 36,6% (spiaggia sommersa).

L’osservazione delle sezioni sottili, inoltre, ha evidenziato che la frazione quarzosa è costituita prevalentemente da quarzo monocristallino e subordinatamente da quarzo policristallino con contorni suturati. In entrambi i casi, i granuli di quarzo sono generalmente privi di inclusioni e mostrano prevalentemente estinzione ondulata.

Nei sedimenti di spiaggia analizzati i feldspati s.l. sono presenti in percentuali molto esigue, mediamente comprese tra l’ 1% ed il 2,5 % dell’intero volume del sedimento. Nel loro complesso, i feldspati sono stati riconosciuti per la forma raramente idiomorfa, per la presenza di piani di geminazione e per il colore biancastro. L’osservazione delle sezioni sottili ha inoltre evidenziato che i feldspati sono costituiti prevalentemente da plagioclasio e microclino. Altri minerali sono presenti in percentuali accessorie e non costituiscono mai più dello 0,35% del sedimento.

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Modellizzazione degli scenari di mareggiata

La modellizzazione dei fenomeni morfodinamici nel tratto costiero prospiciente l’area SIC di Bosco Pantano è stata effettuata attraverso il software DELFT3D, sviluppato dai Work Laboratories della Delft Hydraulics (Olanda). In particolare, la simulazione ha sfruttato il modulo SWAN (Simulating WAves Nearshore) per lo studio del moto ondoso e il modulo FLOW per l’analisi dell’idrodinamismo e del trasporto dei sedimenti. Sulla base dei dati di ingresso relativi al moto ondoso, il modulo FLOW simula i fenomeni morfodinamici costieri sfruttando le equazioni di Navier-Stokes per un fluido incompressibile e le assunzioni di Boussinnesq per le acque basse.

La simulazione degli eventi meteomarini di alta energia nell’area SIC di “Bosco Pantano di Policoro e Costa Ionica Foce Sinni” è stata preceduta dalla precisa definizione delle condizioni al contorno del modello, sulla base delle caratteristiche morfologiche e sedimentarie del fondale e dei dati sul clima d’onda acquisiti nel corso di questo studio. É importante inoltre ricordare che le caratteristiche tessiturali dei sedimenti del tratto costiero considerato sono state incorporate nel modello dalle informazioni dedotte dall’elaborazione dei dati granulometrici.

L’area in cui viene eseguita la simulazione del moto ondoso e dell’idrodinamica è rappresentata da una serie di griglie georeferenziate contenenti le informazioni batimetriche e le caratteristiche tessiturali del fondale. In particolare, nel presente studio sono state predisposte tre griglie: (i) una prima griglia (LARGE) estesa ad un tratto del litorale ionico più ampio rispetto alla sola area di studio SIC e compreso tra la foce del Torrente Cavone e quella del Fiume Sinni (fig. 2.1.1), esteso verso mare fino alla profondità di –800 m (fig. 4.6.1A). La profondità limite della griglia è stata  scelta in base alle caratteristiche del moto ondoso più ricorrente ed in base alla lunghezza d’onda massima registrata nel litorale ionico. (ii) Una seconda griglia intermedia (MID; fig. 4.6.1B) che rappresenta un dettaglio della precedente, maggiormente focalizzato sull’area di studio e che definisce un settore all’interno del quale il modello simula eventuali fenomeni di riflessione e rifrazione; i dati relativi alla linea di costa e alla batimetria di queste due griglie sono quelli derivanti dal rilievo Regione Basilicata/AgroBios (2005). (iii) Una terza griglia di dettaglio (FINE; fig. 4.6.1.11A) rappresentata dal tratto costiero prospiciente l’area SIC, utilizzata dal modello FLOW come base per la simulazione dei fenomeni morfo-dinamici innescati dagli eventi meteomarini. I dati relativi alla linea di costa e alla batimetria di questa griglia sono quelli rilevati in maniera diretta durante la campagna morfo-batimetrica di luglio 2010.

Pages from All_MTR1_A2_MT-2_Page_1Il passo successivo è stato quello di costruire i modelli d’onda specifici mediante l’applicazione del modulo SWAN del DELFT3D. Il modello d’onda è stato generato a partire dai dati anemometrici triorari acquisiti nella stazione di Terra Montonata nel periodo compreso tra gennaio 2001 e dicembre 2008. Il modello procede per fasi di calcolo predefinite ed interattive fino al completo svolgimento del processo costiero in esame. Una volta impostate le condizioni al contorno e definiti gli intervalli di tempo oggetto dell’indagine, il modello d’onda ed il modello idrodinamico definiscono le caratteristiche del flusso e le azioni innescate sui sedimenti per tutta la durata della simulazione.

Applicazione del modello

La modellizzazione effettuata attraverso l’applicazione del software DELFT3D è stata applicata utilizzando gli eventi meteomarini più ricorrenti e di maggiore energia risultati dall’analisi del clima d’onda effettuata nel settore in studio.

Pertanto, i modelli elaborati sono stati calcolati su quattro direzioni di venti dominanti:

  • – Vento di tramontana (direzione N0°E);
  • – Vento di levante (direzione N90°E);
  • – Vento di scirocco (direzione N135°E);
  • – Vento di mezzogiorno (direzione N180°E).

I modelli idrodinamici sono stati ottenuti sulla base di questi quattro differenti scenari, i quali riprodurrebbero le condizioni relative alla (i) direzione dei fronti d’onda, (ii) alla ricostruzione della velocità dei flussi idrodinamici che verrebbero generati da tali scenari, ed (iii) alla distribuzione delle aree sottocosta soggette ad escavazione e/o accumulo durante ciascun evento.

 Evento di tramontana

In caso di forte mareggiata generata da un vento di tramontana (proveniente da Nord), i modelli relativi alla direzione dei principali fronti d’onda generati (Fig. 4.6.1.1.1A) mostrano una prevalente direzione di approccio del moto ondoso verso Sud-Ovest (N220°E) la quale, in concomitanza con l’isobata dei –6 m, tenderebbe a ruotare verso N240°E fino alla zona di battigia, dove i fronti d’onda si orientano obliquamente rispetto alla linea di costa. Tale simulazione, effettuata per una durata dell’evento di 24 h, non ha mostrato nel tempo variazioni significative nella direzione dei fronti d’onda.

Per quanto riguarda i flussi idrodinamici (Fig. 4.6.1.1.1B), la simulazione dello stesso evento mostra valori di velocità dei flussi poco significativi nel settore più distale (0,05 m/sec), i quali incrementano (0,25-0,35 m/sec) soprattutto nel settore meridionale per effetto della presenza del fronte deltizio sommerso del Fiume Sinni, per profondità comprese tra –2 e –4 m. Le direzioni dei flussi mostrano una concentrazione verso lo stesso settore di foce, raggiungendo le velocità massime (>0,1 m/sec). (Fig. 4.6.1.1.1C). L’effetto di una tale mareggiata sui sedimenti presenti nel settore sommerso della spiaggia (Fig. 4.6.1.1.1D), indicherebbe che i settori di maggiore escavazione coincidono con quelli del tratto più settentrionale, che corrisponderebbero a limitate zone di accumulo nel settore meridionale (Foce Sinni).

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Evento di Levante

In caso di mareggiata generata da un vento di Levante (proveniente da Est), i modelli relativi alla direzione dei principali fronti d’onda generati (fig. 4.6.1.2.1A) mostrano una prevalente direzione di approccio del moto ondoso verso Ovest (N265°E) la quale, in concomitanza con l’isobata dei –6 m, tenderebbe a ruotare verso N270°E fino alla zona di battigia, dove i fronti d’onda si orientano perpendicolarmente rispetto alla linea di costa.

Tale simulazione, effettuata per una durata dell’evento di 24 h, non ha mostrato nel tempo variazioni significative nella direzione dei fronti d’onda. Per quanto riguarda i flussi idrodinamici (fig. 4.6.1.2.1B), la simulazione dello stesso evento mostra valori di velocità dei flussi poco significativi nel settore più distale (0,05 m/sec), i quali incrementano (0,25-0,35 m/sec) non appena i fronti d’onda interagiscono con le forme di fondo (barre), ad una profondità compresa tra –2 e –4 m, mantenendo una direzione costante (fig. 4.6.1.2.1C). L’effetto di una tale mareggiata sui sedimenti presenti nel settore sommerso della spiaggia (fig. 4.6.1.2.1D), indicherebbe l’alternanza di settori in erosione (fino a –0,08 m) e settori in accumulo (+0,06 m) i quali si estendono in direzione parallela alla linea di costa e comunque coincidenti con il sistema di barre rilevato.

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Evento di Scirocco

Durante una mareggiata prodotta da un vento di scirocco (proveniente da Sud-Est), i principali fronti d’onda che insisterebbero sul tratto di costa in studio (fig. 4.6.1.3.1A) si orienterebbero verso Nord-Ovest (N310°E), mantenendo una direzione pressoché costante anche nei settori più prospicienti la battigia per tutta la durata dell’evento (24 h).

Alla fine della mareggiata, i flussi idrodinamici (Fig. 4.6.1.3.1B) mostrano la presenza di un diffuso idrodinamismo attribuibile ad un drift litoraneo diretto verso Nord-Est, orientato parallelamente rispetto alla linea di costa, come probabile risultato di una corrente generata dal prospiciente tratto costiero più meridionale (velocità ~0,2 m/sec). Ovviamente, i valori di velocità massime (<0,35 m/sec) dei flussi idrodinamici, anche in questo caso, si concentrerebbero nella zona di battigia. Le direzioni dei flussi, genererebbero correnti dirette verso Nord-Est (Fig. 4.6.1.3.1C). L’effetto di una tale mareggiata sui sedimenti presenti nel settore sommerso della spiaggia (Fig. 4.6.1.3.1D), indicherebbe l’alternanza di settori in erosione (fino a –0,08 m) e settori in accumulo (+0,06 m) paralleli alla linea di costa.

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Evento di Mezzogiorno

La simulazione di un evento di forte mareggiata proveniente da mezzogiorno ha mostrato degli scenari di evoluzione molto simili a quelli ricostruiti per i venti di scirocco, dato che le direzioni sono comunque pressoché coincidenti. Ciò nonostante, i principali fronti d’onda generati (Fig. 4.6.1.4.1A) mostrano una prevalente direzione di approccio del moto ondoso verso Nord-Nord- Ovest (N353°E) la quale, in concomitanza con l’isobata dei –6 m, tenderebbe a ruotare verso N338°E fino alla zona di battigia, dove i fronti d’onda si orientano obliquamente rispetto alla linea di costa.

Tale simulazione, effettuata per una durata dell’evento di 24 h, produrrebbe flussi idrodinamici (Fig. 4.6.1.4.1B) concentrati lungo costa (con direzione settentrionale) favoriti proprio dall’orientazione della linea del litorale. In particolare, anche in questo casi, si rivela l’esistenza di un flusso energetico proveniente da sud, come risultato di un trasporto lungo costa (drift) generato nel settore litorale più meridionale, con velocità massime fino a 0,35 m/sec. Tale scenario sarebbe supportato anche dalla modellizzazione dei vettori delle velocità (Fig. 4.6.1.4.1C). L’effetto di una mareggiata proveniente da Sud, determinerebbe la dominanza di fenomeni di accumulo di sedimento proveniente da meridione in coincidenza dei sistemi di barre sommerse, e localizzati fenomeni di escavazione nel settore più settentrionale (Fig. 4.6.1.4.1D).

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RISULTATI

Dati composizionali dei sedimenti

I sedimenti che costituiscono il sistema litorale analizzato sono caratterizzati dalle seguenti componenti: quarzo, feldspati s.l., litici polimineralici, litici carbonatici e bioclasti, minerali accessori. I dati raccolti hanno evidenziato che in tutti i sub-ambienti di spiaggia gran parte del sedimento è di provenienza extrabacinale, ed è costituito da una notevole varietà composizionale che rispecchia la diversa natura delle formazioni geologiche che affiorano nel bacino imbrifero del Fiume Sinni.

I dati testimoniano che: i) il sub-ambiente di battigia e quello di avanspiaggia interna sono costituiti in prevalenza da frammenti litici polimineralici; ii) il sub-ambiente di retrospiaggia è costituito da sabbie a prevalente composizione carbonatica a causa dell’elevata quantità di frammenti litici carbonatici; iii) il settore della spiaggia sommersa è costituito da una elevata percentuale di quarzo.

Inoltre, l’analisi dei dati composizionali svolta sull’intero sistema di spiaggia ha evidenziato un progressivo arricchimento di bioclasti procedendo dalla spiaggia emersa verso quella sommersa.

Tale dato rappresenta l’unica testimonianza di una, pur se limitata, produzione intrabacinale di sedimento carbonatico.

Analisi sedimentologica, morfologica e morfobatimetrica

I profili ed i rilievi topografico-batimetrici effettuati durante le tre campagne (mesi di luglio, ottobre e dicembre 2010) hanno consentito di delineare un modello di spiaggia completo sia del profilo della stagione estiva che di quella invernale. Mettendo infatti a confronto i profili topografici delle tre acquisizioni risulta evidente da luglio a dicembre una diminuzione della superficie della spiaggia emersa ed un aumento dell’altezza della berma di tempesta, come del resto osservato durante i sopralluoghi effettuati sul campo nel periodo invernale.

La comparazione delle acquisizioni multi-temporali relative ai profili batimetrici mette in evidenza come la transizione da regimi energetici moderati (stagione estiva) verso periodi caratterizzati da un più elevato idrodinamismo (stagione invernale) non abbia prodotto vistose modificazioni morfologiche e batimetriche nei settori più profondi del sistema di spiaggia, e precisamente dalla profondità di –6 m fino al limite dell’area rilevata (–13 m circa). Al contrario, si assiste ad una marcata variazione delle forme di fondo in coincidenza del settore più prospiciente la linea di riva (compreso tra 0 e –6 m), ove il sistema composito di barre sommerse, mostra evidenti variazioni sia di forma che di dimensione. Evidentemente, il susseguirsi di mareggiate anche di elevata intensità, concomitanti con il transito di volumi di sedimenti scaricati dalla limitrofa foce del Fiume Sinni e trasportati lungo costa verso Nord, hanno determinato la continua evoluzione di questo complesso sistema di barre, le cui forme e proporzioni rispondono fedelmente all’energia del moto ondoso dominante ed alla sua direzione, secondo una dinamica soggetta a continue variazioni. In definitiva, appare chiaro come il litorale in esame sia stato caratterizzato da: (i) un moderato arretramento nell’ambito di una generalizzata stazionarietà, nel settore più settentrionale (profili n° 1-25); (ii) un marcato arretramento nel settore meridionale, a cavallo del sistema di foce del Fiume Sinni (profili n° 26-36). Tale tendenza può essere attribuita alle discontinuità che separano il sistema di barre presente sotto costa, le quali causerebbero una marcata erosione dello stesso tratto costiero in coincidenza delle soluzioni di continuità di tali barriere naturali, ed una maggiore stabilità del litorale in prossimità di quei sistemi meglio sviluppati e dotati di maggiore continuità.

Modellizzazione idrodinamica

 Allo scopo di realizzare i modelli di previsione sull’incidenza del moto ondoso dominante e sul conseguente assetto idrodinamico, attraverso l’utilizzo del software Delft3D, sono stati identificati gli eventi meteomarini più frequenti e di maggiore energia (venti di tramontana, levante, scirocco, mezzogiorno). Gli effetti di mareggiate generate da tali venti hanno pertanto indicato altrettanti possibili scenari, sulla base dei quali sono stati ottenuti i dati relativi alla velocità dei flussi idrodinamici, alle loro direzioni prevalenti ed alle zone soggette ad accumulo e/o ad escavazione.

Più in particolare, è stato dimostrato come gli effetti degli eventi meteomarini modellizzati sui sedimenti presenti nel settore della spiaggia sommersa soggetta ad una mareggiata generata da un vento di levante o di scirocco provocherebbero l’alternanza di settori in erosione (fino a –0,08 m) e settori in accumulo (+0,06 m), i quali si estendono in direzione parallela alla linea di costa e comunque coincidenti con il sistema di barre rilevato. Gli effetti di una mareggiata dovuta ad un vento di tramontana provocherebbero una maggiore escavazione nel tratto sommerso più settentrionale, e limitate zone di accumulo nel settore meridionale, corrispondente alla foce del Fiume Sinni. Infine, gli effetti di una mareggiata proveniente da Sud, determinerebbero la dominanza di fenomeni di accumulo di sedimento proveniente da meridione in coincidenza dei sistemi di barre sommerse, e localizzati fenomeni di escavazione nel settore più settentrionale.

Sulla base delle osservazioni effettuate durante il monitoraggio multi-temporale, gli scenari generati dai venti provenienti dai quadranti meridionali (Sud e Sud-Est) appaiono quelli più realistici e di maggiore influenza sul litorale in studio.

Stagno di Piscinnì: caratteristiche sedimentologiche e modelli

Dall’analisi dei dati tessiturali, sulla spiaggia emersa e sulla battigia, si osserva la tendenza all’aumento delle dimensioni del granulo medio verso sudest, con il passaggio dei sedimenti da sabbie fini a sabbie medie. All’estremità sud-orientale della spiaggia inoltre sono presenti anche sedimenti grossolani ghiaiosi e ciottolosi.


I dati composizionali descrivono i campioni di spiaggia emersa e del settore dunare, come delle sabbie caratterizzate dalla prevalenza di Quarzo (60%) e da una forte presenza di bioclasti (40%) e dalla presenza di code grosse. a prevalente composizione bioclastica.
Nella spiaggia sottomarina, il sedimento è costituito dalla componente bioclastica, il quarzo risulta subordinato e talvolta si rilevano minerali femici e litoclasti metamorfici. Sono presenti delle code grossolane con componente interamente bioclastica.

Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis: caratteristiche sedimentologiche e modelli

I valori dei parametri sedimentologici, riscontrati nei profili spiaggia-duna dei sistemi costieri analizzati, rispecchiano le modalità di trasporto e la quantità di energia differente a cui sono stati sottoposti i sedimenti nei rispettivi ambiti di sedimentazione.
I sedimenti dunari costituiti da sabbie fini, rispetto a quelli della spiaggia emersa costituiti da sabbie medie, indicano una diversa capacità del vento, rispetto all’acqua, di presa in carico e selezione dei materiali.
I sedimenti della battigia sono caratterizzati da sabbie medie e fini mentre quelli della spiaggia sommersa da sabbie fini e molto fini. Questa distribuzione è tipica dei sistemi costieri dominati dal moto ondoso, caratterizzati da una diminuzione dell’energia verso il largo.

L’esame delle componenti mineralogiche evidenzia la netta prevalenza delle componenti terrigene (quarzo, feldspati, biotiti, minerali accessori e litoclasti) provenienti dall’erosione delle litologie del basamento paleozoico granitoide dell’area esaminata. La scarsa componente carbonatica è formata
esclusivamente da bioclasti dell’associazione a foramol (foraminiferi bentonici, molluschi, briozoi e alghe rosse calcaree), tipica delle zone temperate e associata alla presenza della prateria di Posidonia ocenica.

Attraverso la realizzazione di modelli di moto ondoso e idrodinamica è stato possibile osservare e valutare la dinamica della zona a barre e truogoli (surfzone) e collegarne la strutturazione all’idrodinamica innescata dai differenti eventi di moto ondoso individuabili nell’area.
Questa approfondita analisi basata su calcoli matematici fornisce un quadro completo delle modificazioni e dei processi di trasporto sedimentario legati all’innesco di correnti di fondo ad opera del moto ondoso in acqua bassa (shallow water).
Dall’analisi delle immagini cartografiche prodotte dalla modellizzazione è stato possibile osservare gli effetti nella strutturazione di barre e truogoli con differente andamento e il crescere o il decrescere dell’ampiezza della surfzone in funzione dello svilupparsi di correnti lungoriva (longshore) o trasversali (rip-current, inshore-offshore e offshore-inshore).

Porto Campana: caratteristiche sedimentologiche e modelli

Dall’analisi dei dati tessiturali emerge chiaramente la generale diminuzione delle dimensioni del granulo medio nel corpo di spiaggia procedendo da Sa Colonia a Su Giudeu-S’Acqua Durci.
Analizzando la distribuzione lungoriva dei valori di Mz nelle diverse unità morfosedimentarie (barre, truogoli, battigia, alta spiaggia ecc.) si può notare come questa tendenza sia ben evidente sulla battigia, sul primo truogolo e sulla prima barra, meno evidente sulla seconda barra. Alla profondità di -5 m, sul piede della barra esterna, si riscontra una condizione di uniformità di Mz al largo di Campana e Su Giudeu; alla stessa profondità, al largo di Sa Colonia, i sedimenti sono più fini, probabilmente per la posizione della barra esterna più prossima alla linea di riva.

Dalle analisi composizionali del SIC “Porto Campana” si osserva che i campioni dell’area dunare sono costruiti da Quarzo tra il 75 e l’80% e da una componente carbonatica bioclastica che si attesta attorno al 7-10%. Si evidenzia anche la presenza di minerali femici.
I campioni della spiaggia emersa risultano simili a quelli dell’area dunare ma con code di sedimenti grossolani anch’esse costituite prevalentemente da Quarzo e subordinatamente da carbonatico-bioclastico.
I campioni della spiaggia sommersa sono raggruppabili in due tipologie.
Il primo gruppo è quasi completamente costituito da Quarzo poco elaborato (90%) e minore quantità di materiale bioclastico e minerali femici (8-10%).
Il secondo gruppo è prevalentemente quarzoso-feldspatico (75-80%) con presenza abbondante di bioclasti (15-20%) e minerali femici (5%). I sedimenti hanno code grossolane bioclastiche, quarzose e litiche metamorfiche.

Dai modelli idrodinamici risulta che Libeccio (225°) e Scirocco (135°) controllano i processi di scambio e strutturano la zona a barre e truogoli (surfzone). Questi eventi generano correnti longshore SW-NE e una serie di celle di circolazione che determinano la formazione di un doppio sistema a barre e truogoli, con un’estensione della surfzone di oltre 300 metri.