Pineta della Foce del Garigliano: azioni ed interventi di conservazione e gestione

a cura di: Prof.ssa Micla Pennetta

Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e delle Risorse (DiSTAR)

Università degli Studi di Napoli “Federico II”

Largo S. Marcellino n.10

80138 – Napoli (Italy)

mail: pennetta@unina.it

 

Nell’ambito di un sistema costiero, la duna occupa una posizione retrostante la spiaggia emersa ed è sede di trasporto e deposizione di sedimenti prodotti dall’attività eolica; essa è costituita da sabbia alimentata dai sedimenti della spiaggia ed a sua volta costituisce una riserva di sabbia che alimenta la spiaggia quando questa è soggetta a processi erosivi. L’attivo scambio di sedimento tra spiaggia e accumulo dunare (avanduna) è un fattore caratterizzante della duna costiera, parte attiva nei complessi e delicati processi che regolano l’ambiente litoraneo ed il suo bilancio sedimentario. In generale quindi, le dune costiere costituiscono una difesa naturale della costa e rappresentano anche un habitat di importante valore naturalistico e paesaggistico.

Le dune fisse hanno benefici effetti sul retrospiaggia e in generale sull’ambiente costiero perché costituiscono, una riserva di sabbia che alimenta la spiaggia in occasione di bilancio sedimentario in deficit, ed una barriera fisica (un argine per le acque) a protezione dei territori retrostanti. Di conseguenza, le azioni finalizzate alla difesa delle dune si rivelano particolarmente strategiche ai fini della difesa dei litorali.

Nell’ambito di un sistema dunare costiero progradante, immediatamente a tergo della spiaggia, si riconoscono (Fig. 1), procedendo verso terra, dune embrionali, primarie, secondarie e terziarie (LEY VEGA DE SEOANE et al., 2007).

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La prima linea di dune è costitutita da dune più giovani che contribuiscono a rifornire di sedimento le dune. Tale zona, caratterizzata da elevata salinità, mancanza di humus e pH alcalino (8-9) non costituisce un ambiente adatto ad ospitare vegetazione. La copertura vegetale è quindi molto ridotta (es. junceiformeAgropyron), 20% circa; le onde di tempesta possono distruggere queste protodune che possono poi essere ricostituite nei periodi di calma. Le avandune, o dune primarie, meno giovani, più grandi e più alte delle precedenti, seguono immediatamente le embrionali e sono costituite da sabbia incoerente mossa dai venti. Nel complesso, hanno una relazione dinamica con la spiaggia che delimitano e sono interessate dai processi legati al moto ondoso. Le avandune sono fissate per 80% circa dalla vegetazione che nelle zone temperate è rappresentata da Ammophyla arenaria. Tra queste dune e le successive sono presenti aree strette e lunghe o depressioni interdunari; in inverno queste depressioni possono raggiungere la falda; questa maggiore disponibilità di acqua e la maggiore protezione dal vento consentono il proliferare della vegetazione che copre il pavimento, accelerando la creazione di humus.

Le dune secondarie presentano migliori condizioni per la crescita della vegetazione, quali un (tra 7,5 e 6,5) ed un migliore riparo dal vento che trasporta quindi meno sale. In queste condizioni aumenta il numero delle specie, che in alcune aree ricoprono interamente la superficie

Le dune terziarie, a tergo di quelle secondarie e più stabili ed antiche per genesi, sono coperte da fitta vegetazione arbustiva nella parte più prossima al mare passante a bosco impiantato (es. pino marittimo) con lo scopo di stabilizzare le dune; più raramente è presente vegetazione naturale.

Le dune fisse hanno effetti positivi sul retrospiaggia e in generale sull’ambiente costiero perché costituiscono un argine contro le ingressioni marine ed una barriera fisica a protezione dell’entroterra. Tutto ciò premesso, risulta indispensabile che le attività di gestione della duna devono essere volte a preservarne l’integrità (fig. 2) anche come sistema ecologico.

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La fascia dunare oggetto del presente studio ricade nel settore costiero ubicato in sinistra foce del Fiume Garigliano (Campania settentrionale); la naturalità di alcune sue parti induce a porre attenzione, nella fase conoscitiva di conservazione, ripristino e poi di gestione, sia agli aspetti geologici e geomorfologici del paesaggio ed ai processi evolutivi in atto. Infatti, l’area in studio, e più estesamente quelle costiere campane, rappresentano ambienti di transizione dominati dalle onde, caratterizzati da dinamiche geologiche e morfoevolutive spesso accelerate; sono estremamente sensibili alle trasformazioni naturali ed alle modificazioni dirette o indotte dall’attività antropica.

Le coste sono forme dinamiche ubicate in un ambiente di transizione sensibile; sono caratterizzate da una dinamica evolutiva rapida. L’evoluzione è controllata da processi naturali; le variazioni nel bilancio tra apporti di sedimenti provenienti dai corsi di acqua e la rimozione degli stessi per azione del moto ondoso e delle correnti trasversali da esso prodotte si traduce in un avanzamento o in un arretramento della linea di riva. E’ stato pertanto indispensabile determinare come tali processi abbiano agito nel loro complesso e come siano stati influenzati dalle caratteristiche morfologiche dell’area e/o dalla presenza di eventuali opere o attività antropiche. Nella verifica dei processi che agiscono lungo una spiaggia è inoltre necessario analizzare la morfologia dei fondali prospicienti e la loro evoluzione morfologica; quest’ultima, infatti, influenza fortemente il moto ondoso incidente e le correnti da esso generate attraverso fenomeni di rifrazione sul fondo.

Nelle zone costiere convergono i processi continentali e oceanici, che determinano un paesaggio che è soggetto a rapidi cambiamenti. Tali cambiamenti potrebbero essere attribuiti a singoli eventi catastrofici, come pure a eventi e processi incessanti, che contribuiscono alla modellazione del paesaggio costiero. L’evoluzione di questo paesaggio, in cui interagiscono onde, maree e correnti marine, potrebbe modificare l’intensità di uno di questi processi, aumentare o ridurre gli effetti di un altro, nel tempo e nello spazio.

Oltre agli effetti dei processi naturali, sono state osservate alcune modifiche della fascia costiera indotte da attività umane, responsabili dell’amplificazione di processi costieri erosivi.

L’avanzamento o più spesso il ritiro della costa assume un valore significativo quando si hanno variazioni nella topografia, e nella vegetazione, nonché nell’uso del territorio ad es. turismo, industria, agricoltura, ecc. Tali variazioni possono conferire grado di criticità costiera all’erosione, soprattutto in zone popolate vicino alla costa, a causa delle frequenti perdite di proprietà. In questo caso, la conoscenza dei processi costieri nonché la loro distribuzione diventa uno strumento di base per sostenere la pianificazione e la gestione delle aree litoranee. Recentemente, è stato riconosciuto nelle caratteristiche della costa (es. impostazione geologica), nonché nel verificarsi di alcuni eventi naturali (erosione costiera, danni da tempesta) la predisposizione potenziale di una zona all’erosione. L’ultima tendenza, è quella di valutare la criticità costiera come il risultato di una matrice di interazione, tra le cause e gli effetti, tra l’interrelazione tra sistema costiero e processi.

Le spiagge non possono essere considerate come un ambiente stabile per essere sfruttate senza conseguenze; il modellamento del paesaggio costiero è un fenomeno complesso, perché governato da diversi processi dinamici, tutti collegati in un modo non lineare. Pertanto, secondo la moderna ipotesi geografico-fisica, non è corretto semplificare lo studio dell’ambiente costiero applicandole teorie di equilibrio classico. Questi sistemi di transizione sono regolati dai principi fisici del non equilibrio; ogni elemento fisico, biotico e antropico interagisce con gli elementi contigui accelerando la dinamica dei processi geomorfici. Le coste sabbiose sono costituite da materiali detritici sciolti e sono quindi soggette a continua evoluzione a causa dell’azione dinamica del mare.

Pertanto per svolgere un’efficace conservazione, ripristino, gestione e salvaguardia dell’ambiente costiero in senso lato è necessario considerare tutti i processi, i fattori e i fenomeni del sistema esaminato, e come essi sono distribuiti nel tempo e nello spazio.

Gli studi svolti nell’area in sinistra foce del Fiume Garigliano hanno consentito di definire che il settore costiero in studio è interessato diffusamente da processi erosivi legati a fattori naturali ma anche ad attività antropica di vario tipo.

I processi naturali che determinano l’erosione costiera sono legati all’attività del moto ondoso e delle correnti in relazione all’apporto sedimentario del Fiume Garigliano ed alla morfologia della costa e della piattaforma continentale; altri processi naturali sono da ascrivere a fenomeni di subsidenza della piana costiera del F. Garigliano. Non va inoltre trascurata l’azione delle variazioni climatiche che stanno interessando il nostro pianeta, con un complessivo aumento della temperatura globale, cui fa riscontro un innalzamento del livello del mare (valutato attualmente in circa 1-1,5 mm/anno) e graduale sommersione di porzioni di pianure costiere con quote basse.

Oltre ai processi naturali anche l’azione antropica, almeno a partire dal 1950 circa, ha favorito l’erosione costiera a seguito degli interventi nell’entroterra. L’espansione urbanistica a fini residenziali e turistici della fascia litoranea ha amplificato la vulnerabilità del settore costiero in studio determinando modificazioni ambientali; l’espansione urbanistica generalizzata peraltro ha ridotto le aree di ruscellamento. A questo si aggiunga la cementificazione degli argini fluviali e la costruzione di briglie lungo l’alveo del Garigliano e l’estrazione degli inerti lungo il fiume che hanno prodotto un impoverimento del trasporto solido e quindi un minore rifornimento della spiaggia. Anche le opere a difesa del litorale posto a N dell’area in studio (nella regione Lazio), intercettando i sedimenti coinvolti nel trasporto litoraneo, procurano un mancato rifornimento alla costa. Anche il Canale Macchine Vecchie, per quanto modesta opera, determina erosione della spiaggia verso Sud. Inoltre lo sbancamento delle dune costiere di qualsiasi ordine (enormi serbatoi naturali di sedimenti sabbiosi) attuato per far posto ad insediamenti urbani e/o turistici o per interventi di bonifica del Pantano di Sessa, ha inciso negativamente sul bilancio costiero. Tutti elementi questi che concorrono al depauperamento del budget sedimentario del sistema costiero. Hanno altresì contribuito gli emungimenti dalle falde acquifere che procurano subsidenza della piana costiera e quindi ingressione del mare ed arretramento della linea di riva. Non va infine trascurato che le azioni antropiche di cui innanzi si riflettono sui cordoni dunali e sulla loro integrità; altre impatti antropici determinano ancora i frequenti elementi di discontinuità quali i solchi trasversali alla duna, frequentemente utilizzati per l’accesso incontrollato alla spiaggia, da cui si dipartono altre zone di calpestio diffuso. L’attraversamento delle dune ed il calpestio diffuso innescano sia importanti fenomeni erosivi che il depauperamento della vegetazione autoctona oltre alla penetrazione e diffusione di specie aliene. Effetti simili saranno da attendersi anche nell’area della duna terziaria pinetata percorsa da incendio.

Tutti i processi naturali ed i fattori antropici che hanno agito su questo sistema costiero ne hanno di fatto alterato l’equilibrio, verificato che non si riscontrano gli elementi morfologici indicativi di un normale modello teorico di sviluppo della fascia dunare. Per effetto di tali processi si è determinato, in estrema sintesi, un notevole arretramento della linea di riva (mediamente un centinaio di metri negli ultimi 55 anni) cui ha corrisposto, oltre la perdita in generale di un enorme patrimonio culturale, anche l’arretramento della seriazione di comunità vegetali psammofile gradualmente più strutturate, tipico di un’area costiera, oltre che alterazioni rispetto al modello di zonazione. Basti pensare alla determinante assenza dell’avanduna, deputata al rifornimento di sedimento delle altre dune, ed alla posizione dell’attuale duna secondaria, che dovrebbe essere stabile mentre invece è in via di smantellamento (solo 50 anni fa era terziaria e stabile). Si sottolinea quindi il ruolo fondamentale delle dune fisse per i loro effetti positivi sulla spiaggia, retrospiaggia e in generale sull’ambiente costiero.

Alla luce di queste premesse sarebbe auspicabile porre in essere misure destinate alla conservazione ed al ripristino del sistema dunale volte a preservarne l’integrità anche come argine contro le ingressioni marine e ad assicurarne la sussistenza come sistema ecologico, soprattutto dal punto di vista vegetazionale. In particolare, la ricostruzione dei cordoni dunali e la realizzazione di opere volte a facilitarne l’attraversamento (quali sentieri e passerelle parallele alla linea di riva) dovrebbero servirsi di tecniche naturalistiche in grado di favorire meccanismi di feedback positivo tra la componente biologica, sedimentologica e morfologica ed un aumento della resilienza e della stabilità dinamica del sistema spiaggia-duna quali ad esempio processi di deposizione delle sabbie, di ricarica della falda freatica, di insediamento di specie pioniere. Potrebbe altresì essere presa in considerazione, tra gli altri, l’efficacia di nuove tecnologie biologiche, concepite allo scopo di servirsi da resti dei Posidonia oceanica depositati sulle spiagge, che non dovrebbe più essere considerata come rifiuto, ma come una materia prima utilizzabile. Questo approccio innovativo presenta il vantaggio di ridurre la massa di questi residui, che sono di solito tolti delle spiagge attraverso attività di pulizia, e di fertilizzare il sedimento mantenendo il tasso di umidità più elevato all’interno delle dune.

Potrebbero inoltre essere presi in considerazione interventi da attuarsia a mare tesi alla disperione di energia del moto ondoso, quali barriere soffolte. La progettazione e la posa in opera di tali strutture va preceduta da studi propedeutici volti alla conoscenza, tra gli altri, della morfologia e sedimentologia della spiaggia sottomarina prospiciente l’area Sic e alla propagazione del moto ondoso a largo e sotto costa in funzione della morfologia del fondo marino. Altri elementi che contribuiscono a stabilizzare i fondali marini dal punto di vista fisico e a dissipare l’energia del moto ondoso e, quindi, a proteggere le coste dall’erosione sono i posidoneti, quali ad es. praterie di Posidonia oceanica (Linneo), una Fanerogama marina endemica del Mediterraneo. I posidoneti costituiscono un ecosistema fondamentale per la sopravvivenza di numerose specie animali e vegetali epibionti sulle foglie, sui rizomi ed in prossimità del substrato (nursery).

Le spiagge non possono essere considerate come un ambiente stabile per essere sfruttate senza conseguenze; il modellamento del paesaggio costiero è un fenomeno complesso, perché governato da diversi processi dinamici, tutti collegati in un modo non lineare. Pertanto, secondo la moderna ipotesi geografico-fisica, non è corretto semplificare lo studio dell’ambiente costiero applicandole teorie di equilibrio classico. Questi sistemi di transizione sono regolati dai principi fisici del non equilibrio; ogni elemento fisico, biotico e antropico interagisce con gli elementi contigui accelerando la dinamica dei processi geomorfici.

Bosco Pantano di Policoro e Costa Ionica Foce Sinni: azioni ed interventi di conservazione e gestione

L’area SIC, pur essendo stata sottoposta, soprattutto nel recente passato, a forte fenomeno di antropizzazione ha mantenuto sostanzialmente integra la sua identità paesaggistica e idrogeologica.

Lungo la fascia costiera il carattere di forte naturalità che la caratterizzava sino alla prima metà del XX secolo è stato progressivamente ridotto principalmente per due fattori di impatto, entrambi legati all’attività antropica:

  • la drastica riduzione degli apporti sedimentari da parte dei corsi fluviali, dovuta soprattutto alle sistemazioni idraulico-forestali perpetrate nelle aree montane ed alle bonifiche della pianura alluvionale, che ha innescato una progressiva tendenza erosiva;
  • l’uso della spiaggia è variato nel corso degli ultimi 70 anni. La fruizione delle spiagge, un tempo riservata alle popolazioni prossimali con istallazione di infrastrutture mobili di basso impatto, è stata oggetto nell’ultimo ventennio di insediamenti turistici in un contesto di sviluppo dell’intera fascia costiera metapontina.

Appare utile rimarcare che la realizzazione di interventi puntuali e/o sporadici in porzioni ristrette del litorale non hanno assicurato benefici duraturi in termini di mitigazione dei processi erosivi. Pertanto, in considerazione della complessità del sistema fisico, la programmazione degli interventi per fronteggiare i processi di arretramento della linea di costa dovrà riguardare ambiti morfologici più complessi.
L’erosione costiera, unitamente all’abusivismo dei terreni della fascia retrodunale per scopi produttivi, ai processi di erosione generati dal calpestio, al passaggio dei mezzi motorizzati, alla pratica della pesca a strascico (mancata osservanza della regolamentazione degli accessi al sistema dunale), contribuisce in maniera differente al degrado degli habitat dunali e retrodunali. Queste diverse problematiche fanno sì che, oltre all’obbligo legislativo derivante dal rispetto del regolamento (L. R. n. 28/99), venga elaborato un piano di gestione, peraltro già previsto dal progetto in essere, che abbia come obiettivo principale il ripristino del sistema dunale ed una oculata gestione forestale del bosco igrofilo. In relazione al recupero morfologico della duna nei tratti interessati dal fenomeno dell’erosione costiera, la scelta tecnica da suggerire è rappresentata da interventi di inserimento di barriere frangivento al fine di favorire i processi di accumulo dei sedimenti sabbiosi, lasciando alla natura il compito di ricostruire il tratto di duna mancante.
La scarsa conoscenza dell’importanza degli habitat dunali e del bosco planiziale spesso fa sì che i fruitori assumano inconsapevolmente comportamenti che arrecano danno agli habitat come il calpestio delle piante, la raccolta di alcuni fiori (Pancratium maritimum), l’abbandono di rifiuti e l’accensione di fuochi o altre operazioni vandaliche. Si suggerisce, pertanto, di affrontare tali problemi mediante campagne informative specifiche sull’importanza della salvaguardia e della conservazione del sistema dunale, sul valore biogeografico e naturalistico della macchia a ginepro.