Pineta della Foce del Garigliano: aspetti botanici

A cura di:

Assunta Esposito
Dipartimento di Scienze della Vita, Seconda Università di Napoli
Sandro Strumia
Dipartimento di Scienze Ambientali, Seconda Università di Napoli

Rilevamento Floristico-Sociologico

In una prima fase sono stati esaminati i documenti scientifici e di altra natura disponibili al fine di programmare le indagini sul territorio: l’analisi critica delle immagini aeree e delle informazioni riportate nel formulario del SIC hanno fornito le prime indicazioni sulla possibile localizzazione dei rilievi. Sopralluoghi preliminari in campo sono stati inoltre condotti per validare i risultati delle analisi critiche dei documenti pregressi e per individuare le aree da rilevare. Inoltre sono stati effettuati rilievi preliminari per verificare eventuali dubbi o difficoltà interpretative delle istruzioni relative al riempimento dei campi delle schede di rilevamento fornita dall’Università di Cagliari.

I rilievi floristico-vegetazionali sono stati effettuati in quelle fitocenosi che, sulla base dei rilievi preliminari, si configuravano come potenziali habitat, da confermare grazie proprio ai rilievi floristico-vegetazionali.

I rilievi sono stati fatti utilizzando il classico metodo fitosociologico e compilando le “Schede di rilevamento floristico-sociologico” predisposte dall’Università di Cagliari. I rilievi sono stati distribuiti spazialmente in modo da comprendere nella maniera più esaustiva tutte le fitocenosi che rappresentasserro potenziali habitat; considerato il tipo di rilievo e le caratteristiche del sito, per il campionamento è stato utilizzato un disegno randomizzato a blocchi, dove ogni blocco era rappresentato da una comunità vegetale che per complessità strutturale e composizione floristica costituiva un’unità di campionamento rilevabile. Altri rilievi sono stati condotti in habitat non ascrivibili a quelli dell’All. I della Direttiva CEE 92/43, ma ritenuti interessanti in quanto comunque in contatto catenale in aree a ridosso della pineta con vegetazione dominata da terofite.

Per permettere l’ interpolazione dei dati floristico-vegetazionali con quelli di altra natura, parte dei rilievi sono stati eseguiti, dove possibile, in corrispondenza dei rilievi per le schede “rilevamento – taxon”; in particolare, alcuni rilievi sono stati effettuati per caratterizzare i popolamenti in cui risultava presente Daphne sericea Vahl, entità ritenuta interessante dal punto di vista conservazionistico in quanto citata nella Lista Rossa per la Campania anche se col valore (LR) (Conti et al., 1997).

Tutti i rilievi sono stati georeferenziati utilizzando un GPS Garmin E-trex H.

Le piante non identificabili in campo sono state raccolte e determinate in laboratorio con l’ausilio di uno stereomicroscopio Leica MZ 12,5 ed utilizzando le chiavi dicotomiche di Pignatti (1982) e Tutin et al (1964-80; 1993).

Tutti i campioni raccolti sono stati essiccati e sono attualmente conservati presso l’erbario della Seconda Università di Napoli (CASERTA). I dati raccolti sono stati informatizzati utilizzando lo stesso foglio di lavoro Excel utilizzato per il rilevamento in campo.

Per effettuare tutte le elaborazioni successive, i dati floristici dei rilievi della vegetazione sono stati inseriti anche nel geodatabase relazionale sviluppato presso il Laboratorio di Botanica Sistematica ed Ambientale del Dipartimento di Scienze Ambientali della Seconda Università degli Studi di Napoli (Santangelo et al., 2008). In questa banca dati floristica risultano disponibili i dati tassonomici relativi a tutte le entità della flora campana secondo quanto proposto nella Check-list della Flora Vascolare Italiana (Conti et al., 2005; 2007) ed i relativi dati distributivi (Santangelo, 2005; Conti et al., 2007); sono inoltre riportate le informazioni relative al loro eventuale interesse conservazionistico, in accordo con Conti et al. (1997), e con le normativo sia a livello internazionale (inclusione negli allegati alla convenzione di Berna e/o alla direttiva CEE 92/43) che locale (legge regionale 40/94). Nel database sono infine disponibili le informazioni di tipo corologico ed ecologico (Pignatti, 1982), le fonti bibliografiche relative ai dati distributivi sulla flora della regione Campania pubblicate dal 1950 in poi (Scoppola e Magrini, 2005) e più antiche (Del Guacchio e Gargiulo, 2006). Il database così strutturato permette una veloce verifica dell’interesse scientifico e protezionistico di elenchi floristici ed una veloce realizzazione di elaborazioni di vario tipo, tra cui anche matrici di dati multivariati.

I dati informatizzati sono stati sottoposti ad analisi statistica utilizzando tecniche di analisi multivariata utilizzando il software SYN-TAX 2000 (Podani, 2001). Per la classificazione è stato utilizzato l’indice di Jaccard su base qualitativa come indice di dissimilarità ed il legame medio (UPGMA) come criterio agglomerativo. Le informazioni su caratteristiche ambientali, struttura della comunità vegetale, forme biologiche, corotipi e le informazioni sull’eventuale grado di protezione delle singole specie sono state utilizzate come strumento interpretativo dei diagrammi ottenuti.

I dati raccolti sono stati analizzati per caratterizzare in termini sintassonomici le fitocenosi rilevate. I risultati sono stati infine confrontati con le descrizioni degli habitat riportati nell’ “Interpretation Manual of European Union Habitats – EUR 27” del luglio 2007 e nelle schede del “Manuale Italiano di interpretazione degli habitat della Direttiva 92/43/CEE” (disponibile sul sito ufficiale del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare), per confermare da una parte la presenza degli habitat già segnalati ed eventualmente riconoscere e segnalare la presenza di nuovi habitat.

 Rilevamento taxon

Questa attività ha come obiettivo lo studio fenologico/demografico di specie strutturali degli habitat selezionati e che rivestano particolare importanza come specie endemiche e/o di interesse fitogeografico a livello locale. Ciò allo scopo di poterne valutare lo stato di conservazione ed identificare con maggiore dettaglio quantitativo e qualitativo le cause di degrado degli habitat e pianificare con maggiore precisione le azioni di conservazione in situ necessarie. Le analisi fenologiche e demografiche sono finalizzate ad individuare i trend demografici delle singole popolazioni, in particolare i tassi di natalità, mortalità e recruitment oltre alla distribuzione spaziale del popolamento. Il corretto funzionamento di tutto il ciclo biologico è fondamentale per garantire la riproduzione sessuale e, quindi, la conservazione della specie nel tempo. E’ sufficiente, infatti, che una sola delle fasi (fioritura, impollinazione, fecondazione, disseminazione, germinazione) venga in qualche modo alterata per avere una ripercussione negativa sull’efficienza della riproduzione e quindi sulla possibilità di conservazione di una determinata specie.

A tale riguardo i rilievi che possano fornire informazioni utili ed esaustive devono essere condotti su un intervallo temporale che copra almeno un intero ciclo vitale della specie oggetto di interesse. Tuttavia è indispensabile condurre indagini su più cicli consecutivi al fine di poter meglio valutare e discriminare se le eventuali cause di alterazione delle varie fasi del ciclo vitale di una specie siano da attribuire a fattori climatici e/o antropici

Per queste ragioni e tenuto conto dei tempi limitati per condurre tali indagini si è fatto riferimento ai dati floristici parziali disponibili al momento di avvio della ricerca al fine di selezionare le specie più rappresentative e che rispondessero ai requisiti di interesse conservazionistico così come previsto dal progetto.

Lo studio ha previsto, quindi, una prima fase di analisi delle informazioni raccolte da questo gruppo di lavoro in una ricerca avviata di recente (Croce et al. 2009).. Per quanto riguarda le specie caratteristiche degli habitat lo studio è stato condotto su: Juniperus oxycedrus L. macrocarpa (Sibth. & Sm.) Neilr. e Crucianella maritma L. Per quanto riguarda le specie di interesse fitogeografico l’analisi è stata condotta su Daphne sericea Vahl, specie arbustiva ritenuta interessante dal punto di vista conservazionistico in quanto citata nella Lista Rossa per la Campania anche se col valore (LR) (Conti et al., 1997).

Per il rilevamento della Daphne sericea l’analsi del taxon e dello stato fenologico è stata condotta, ogni mese, su tutti gli individui presenti nel SIC e la cui posizione è stata georeferenziata utilizzando un GPS Garmin iQUE 3600 consentendo, in questo modo, di individuare con precisioni ogni individuo nei successivi campionamenti e di condurre un’analisi della distribuzione spaziale del popolamento e dei fattori ambientali stazionali al fine di individuare eventuali fattori critici.

Parallelamente ai rilievi in campo è stata condotta una ricerca bibliografica finalizzata alla individuazione di eventuali dati di letteratura relativi alla distribuzione, biologia ed ecologia di Daphne sericea.

Per quanto riguarda Crucianella maritima L. si è proceduto ad individuare e georeferenziare le poche stazioni presenti nel SIC e costitite da singoli indiviui o gruppi di poche unità utilizzando un GPS Garmin iQUE 3600 per consentire anche in questo caso un’analisi spaziale del popolamento estremamente rarefatto e discontinuo. Le osservazioni fenologiche sono state condotte su un campione di 10 individui selezionati a random nell’ambito delle piccole stazioni rilevate lungo tutta l’area del SIC.

Per quanto riguarda Juniperus oxycedrus L. macrocarpa (Sibth. & Sm.) Neilr. sono stati effettuati rilievi del taxon e della fenologia all’interno di tre aree di rilievo permanenti di 50 m x 50m selezionate nell’ambito dell’habitat occupato dal ginepreto come di seguito indicato: 1) nella parte più a nord prossima alla foce del Garigliano; 2) nella zona centrale in prossimità del villaggio internazionale; 3) nella parte più a sud in prossimità del villaggio svedese.

Risultati

Grazie all’attività di rilevamento in campo sono stati effettuati 83 rilievi floristico-sociologici. L’informatizzazione dei dati dei rilievi ha generato una matrice di 83 rilievi x 187 specie. A queste 187 specie sono state aggiunte altre 68 entità ritrovate nel sito al di fuori degli habitat indagati o nell’ambito delle ricerche svolte in precedenza da questo gruppo di lavoro.

Elenco floristico

In totale sono state rilevate 255 entità. Una verifica dell’entità ritrovate permette di affermare che nessuna delle entità rilevate è compresa nell’Allegato II della Direttiva CEE 92/43.

Nelle tabelle 4 e 5 sono riportati rispettivamente gli spettri biologico e corologico.

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Lo spettro biologico evidenzia il carattere di forte mediterraneità del sito con una elevata percentuale di Terofite (42.3%); ben rappresentata anche la componente di Emicriptofite (22.0%) il cui significato potrebbe essere legato più all’uso del territorio piuttosto che a motivi legati al clima. L’analisi dello spettro corologico fornisce una conferma a questa prima interpretazione dei dati: la componente Mediterrannea s.l. (Steno- ed Euri-Medit.) supera il 50% del totale delle entità rinvenute, confermando la coerenza della componente floristica con le caratteristiche climatiche dell’area. Nello stesso tempo però è opportuno sottolineare che la terza tipologia di corotipo in ordine di frequenza percentuale è rappresentato dalle specie ad Ampia Distribuzione (22.7%) evidenziando la profonda antropizzazione dell’area. Infatti tra queste si registrano molte entità tipiche di aree ruderali o infestanti delle colture come Chenopodium album L. subsp. album, Portulaca oleracea L. s.l., Fumaria officinalis L. subsp. officinalis, Aphanes arvensis L., Tribulus terrestris L., Euphorbia helioscopia L. subsp. helioscopia, Daucus carota L. subsp. carota, Convolvulus arvensis; numerose anche le specie esotiche coltivate come Eucalyptus camaldulensis Dehnh. o Acacia retinoides Schltdl., quest’ultima anche con caratteristiche di invasività e spontaneizzazione evidente. Particolare rilevanza assume la presenza di Carpobrotus acinaciformis (L.) L. Bolus, riconosciuta come estremamente pericolosa per la conservazione ed il mantenimento delle comunità vegetali delle spiagge sabbiose, in quanto capace di formare densi tappeti molto resistenti, a scapito delle specie autoctone.

Nell’ area d’indagine sono state rilevate anche 7 entità endemiche; si tratta di:

  • Dianthus balbisii Ser. subsp. liburnicus (Bartl.) Pignatti
  • Dianthus carthusianorum L. subsp. tenorei (Lacaita) Pignatti
  • Biscutella maritima Ten.
  • Senecio gibbosus (Guss.) DC. subsp. bicolor (Willd.) Peruzzi, N.G. Passal. & Soldano
  • Phleum hirsutum Honck. subsp. ambiguum (Ten.) Tzvelev
  • Ophrys exaltata Ten. subsp. tyrrhena (Gölz & H.R. Reinhard) Del Prete
  • Ophrys crabronifera Mauri

Due entità presenti nell’elenco risultano inoltre inserite nella lista rossa regionale con i seguenti valori di vulnerabilità:

  • Daphne sericea Vahl (LR)
  • Dianthus balbisii Ser. subsp. liburnicus (Bartl.) Pignatti (LR)

 Relativamente al valore protezionistico bisogna inoltre sottolineare che oltre alle due entità citate, nell’area indagata sono state ritrovate altre 14 entità appartenenti alla famiglia delle Orchidacee e come tali incluse nell’Allegato della L.R. 40/94 e sottoposte a vincolo di tutela; altre specie rinvenute nel corso della ricerca che compaiono nello stesso allegato sono Typha latifolia L. e Laurus nobilis L., anche se per quest’ultima specie andrebbe verificato il reale significato della sua presenza.

Rilevamento taxon

Daphne sericea Vahl (Fig. 2), appartente alla famiglia delle Thymeleaceae, è specie rara in quanto presente in poche località della regione mediterranea orientale ed in Italia a Marittimo, nel Gargano, in Abruzzo presso Popoli e Sulmona, sulle Ponziane ed in alcune zone della macchia tirrenica, dalla maremma toscana al napoletano (Pignatti, 1982). Le popolazioni residuali della Campania sono attualmente segnalate solo nel SIC Pineta di Foce Garigliano e all’interno della Riserva Naturale di Castelvolturno (CE) ( Croce et al. 2009; Esposito et al. 2009).

Studi recenti sulla biologia fiorale ed ecologia di popolazioni campane e toscane (Aronne, e Wilcock 1996; Martinez-Pallè, E. 1998; Barbi, 2008). hanno evidenziato che il ciclo riproduttivo di D. sericea comincia all’inizio del mese di marzo, con lo sviluppo delle gemme fiorali, e si conclude nel mese di giugno, con la maturazione dei frutti. I fiori, raggruppati in fascetti apicali, sono monoclini con caratteristica colorazione rosa brillante e molto profumati per essere fortemente attrattivi per molti tipi di insetti sia diurni che notturni (Aronne, e Wilcock 1996). Il frutto si sviluppa velocemente fino ad avere, a maturazione avvenuta, una colorazione arancione intenso ed essere disperso sia da uccelli che formiche (Barbi, 2008). Questi studi hanno evidenziato nel ciclo riproduttivo di D. sericea fasi critiche rappresentate dalla scarsa produzione di frutti maturi, dalla germinazione dei semi e dal successivo attecchimento delle plantule.

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Nel corso dello studio da noi condotto, l’analsi di rilevamento in campo ha portato all’individuazione, su tutta l’area occupata dall’habitat 2250* – Dune costiere con Juniperus spp., di 45 individui adulti.

Tale elaborazione mostra in modo evidente una chiara distribuzione a macchia (patchiness) a tratti puntiforme alternati a piccoli nuclei di una decina di individui o a settori con completa assenza di individui. Questa distribuzione spaziale fortemente discontinua è certamente attribuibile, in primo luogo, a cause antropiche legate principalmente, in alcuni settori, al forte rimaneggiamento, ai fini dell’insediamento di lidi balneari, dell’habitat idoneo a garantire la presenza di tale specie

Viceversa l’estrema rarefazione del popolamento potrebbe essere attribuita alle mutate condizioni ecologiche idonee alla svolgimento dell’intero ciclo vitale della specie. I dati di letteratura citati in precedenza hanno evidenziato una criticità nella fase di germinazione e attecchimento delle plantule da associare con molta probabilità ad un progressivo inaridimento delle condizioni ambientali. Del resto già Tenore nel 1830 rese evidente il fatto di ritrovare questa specie sempre associata alla presenza di acqua ed in particolare presso le sponde dei ruscelli e nelle zone paludose. Considerata la vasta opera di bonifica dei litorali paludosi avvenuta attorno agli anni ’50, si può ipotizzare che la distribuzione di questa specie, già limitata all’inizio del XX secolo, si sia ulteriormente e fortemente ridotta a causa delle opere di drenaggio dei suoli e, negli ultimi decenni, amplificata a causa degli insediamenti turistici lungo la fascia litoranea.

La delicatezza di questi ambienti fa sì che una loro frammentazione anche parziale e localizzata, porti al progressivo degrado dell’intero ecosistemi. In particolare tagli nel cordone l’apertura di passaggi verso la spiaggia, fanno sì che i venti salmastri e le grandi masse di sabbie sciolte, non più frenati dalle strutture sabbiose consolidate della prima duna, si spostino nell’entroterra minando l’integrità della vegetazione retrostante e nel caso specifico dell’habitat in cui è presente Daphne sericea.

Il delicato equilibrio è inoltre confermato, anche nel nostro caso, dall’aver rilevato su tutta l’area indagata la completa assenza di individui giovani ed in un solo caso la presenza di una plantula.

Per quanto riguarda la fenologia sono stati raccolti dati da ottobre 2009 ad agosto 2010 che hanno permesso di analzzare gli andamenti mensili sulle caratteristiche della biologia come riportato nei grafici seguenti:

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I dati evidenziano che la fase più critica del ciclo vitale è rappresentata dalla fruttificazione. E’ molto probabile, cosi come già evidenziato dagli studi condotti da Scippa 2008, che la particolare distribuzione del popolamento possa indurre gli impollinatori a visitare piante della stessa popolazione diminuendo così il flusso genico inter-popolazione e la variabilità genetica intra-popolazione. Ciò unitamente alle ridotte dimensioni della popolazione costituisce una minaccia evidente della possibilità di sopravvivenza di tale specie.

In tale ottica azioni mirate alla salvaguardia e conservazione di tale entità si configurano come obiettivi prioritari da porre in essere in tale progetto. Tra esse le misure di intervento ipotizzabili prevedono: il prosieguo delle attività di rilevamento della fenologia della specie ed in particolare del germoplasma; l’allestimento di un vivaio per la coltivazione ex situ e la produzione di piantine da utilizzare in una fase di arricchimento del popolamento soprattutto nelle aree più povere; l’utilizzo del materiale coltivato anche a scopo ornamentale dato l’idoneo portamento della specie. Per quanto riguarda Crucianella marittima la georeferenziazione dei rilievi evidenzia una distribuzione continua su tutta l’area sebbene le stazioni risultino fortemente compromese e costituite da individui presenti a piccoli gruppi o in aluni casi isolati. Per quanto riguarda la fenologia sono stati raccolti dati da gennaio 2010 ad agosto 2010 che hanno permesso di analizzare gli andamenti mensili sulle caratteristiche della biologia fiorale come di seguito riportato:  grafico

I dati evidenziano una discreta presenza di fioritura caratterizzata però da una scarsa produzione di fiori e successivamente di frutti maturi. Va sottolineato tuttavia che tali dati non sono esaustivi poiché relativi ad un solo ciclo annuale e quindi espressione delle caratteristiche climatiche osservate nell’anno ri rilevamento.

Per quanto riguarda Juniperus oxycedrus L. macrocarpa (Sibth. & Sm.) Neilr. Il rilevamento del taxon condotto da ottobre 2009 ad agosto 2010 ha evidenziato che nelle aree di rilievo permanente la presenza di giovani plantule si rileva in numero piuttosto limitato nel periodo invernale primaverile ma con una successiva mortalità nel periodo estivo. Per quanto riguarda la fenologia sono stati raccolti dati da ottobre 2009 ad agosto 2010 che hanno permesso di analizzare gli andamenti mensili come di seguito riportato. Pages from ALL PR2 1 A1 CE-2_Page_4Pages from ALL PR2 1 A1 CE-2_Page_5

I dati fenologici non evidenziano criticità nella produzione di fiori e successivamente di frutti maturi . Anche in questo caso va sottolineato tuttavia che tali dati non sono esaustivi poiché relativi ad un solo ciclo annuale e quindi espressione delle caratteristiche climatiche osservate nell’anno ri rilevamento.

 Conclusioni

Le analisi hanno permesso di caratterizzare le fitocenosi indagate e di evidenziarne lo stato di salute; inoltre alcuni sono emersi alcuni aspetti estremamente interessanti ai fini gestionali:

  • La componente floristica appare alterata da un elevato numero di specie ad Ampia distribuzione (22,7 % del totale) che testimoniano il forte grado di antropizzazione dell’area. Tra queste specie numerose sono quelle ruderali ed infestanti che contribuiscono ad abbassare la naturalità dell’area; ai fini gestionali preme sottolineare la presenza di alcune avventizie come Carpobrotus acinaciformis (L.) L. Bolus, le cui proprietà invasive possono contribuire ad alterare profondamente le comunità psammofile autoctone, mettendo in pericolo la sopravvivenza degli habitat a dominanza di specie erbacee. La presenza e la distribuzione spaziale di questa specie andrebbe monitorata nel tempo per verificarne la diffusione nell’area. Questa come altre specie coltivate dovrebbero lentamente essere eliminate per aumentare la naturalità dell’area.
  • Nell’area sono state rinvenute 7 entità endemiche o subendemiche a testimoniare il significato dell’area in termini di conservazione della biodiversità; due entità (Daphne sericea Vahl e Dianthus balbisii Ser. subsp. liburnicus (Bartl.) Pignatti risultano inoltre inserite nella lista rossa regionale, entrambe con valore di vulnerabilità (LR).
  • la vegetazione psammofila più prossima al mare (ascrivibile agli habitat: 2110 – Dune mobili embrionali; 1210 – Vegetazione annua delle linee di deposito marine) ma anche quella che dovrebbe occupare le aree prossime alle dune più stabilizzate (2210 – Dune fisse del litorale (Crucianellion; 2230 Dune con prati dei Malcolmietalia), è ridotta a piccoli lembi ed appare fortemente alterata sia in termini di composizione floristica che strutturale, al punto che in alcuni casi se ne riconosce più la potenzialità che la reale presenza.

 La ricerca ha comunque permesso di riconoscere un habitat (2230 Dune con prati dei Malcolmietalia), non precedentemente segnalato nel formulario del SIC.

  • L’ habitat 2270* – Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster possiede la copertura percentuale più elevata. Malgrado si tratti chiaramente di un rimboschimento, la sua stessa estensione impone alcune considerazioni di carattere gestionale. Anche se sulla base di quanto indicato nel Manuale Italiano, la gestione di questo habitat è piuttosto controversa, si ritiene che nel caso in questione andrebbe cercato un giusto equilibrio tra la conservazione di questo habitat e la sua evoluzione verso altri tipi di habitat. In quest’ottica sarebbe necessario redigere un piano di gestione forestale che da un lato garantisca la sopravvivenza del soprassuolo forestale, ma dall’altro programmi la riduzione della densità degli individui attraverso tagli controllati che favoriscano il recupero della vegetazione autoctona del sottobosco. Altro elemento da considerare è l’attuale assenza di qualsiasi forma programmata di manutenzione del bosco che ha determinato l’accumulo di notevoli quantità di lettiera e di necromassa di varia dimensione e spessore. Questo materiale morto rappresenta un potenziale combustibile, che aumenta il rischio di incendi incontrollabili e particolarmente distruttivi; la rimozione, anche attraverso l’uso di tecniche di fuoco prescritto, della necromassa dovrebbe rappresentare una pratica gestionale utilizzata con regolarità ai fini della salvaguardia dell’intero habitat e di quelli limitrofi.
  • Le comunità presentano una forte mosaicizzazione al punto che spesso elementi floristici tipici di un’associazione vegetale – habitat si rinvengono ,col significato di specie ingressive, all’interno dei rilievi effettuati.
  • Questa frammentazione del pattern orizzontale determina spesso la difficile attribuzione di una comunità ad un’habitat in quanto oltre ad essere presenti le specie caratteristiche, se ne rinvengono altre che talvolta testimoniano una diversa facies evolutiva dell’habitat (sia in termini degradativi che aggradativi), oppure la possibile presenza di un altro habitat in contatto catenale.
  • I motivi delle alterazioni osservate possono essere ricondotti, fondamentalmente, a processi di erosione e calpestio diffusi in tutta l’area; queste azioni contribuiscono a realizzare un effetto isola, dove la normale seriazione della vegetazione anzicchè seguire la direzione perpendicolare alla linea di costa (condizione naturale in assenza di disturbi), si presenta più con una disposizione “radiale” rispetto a queste “isole” più o meno grandi di vegetazione in cui le porzioni centrali sono occupate da vegetazione a dominanza di specie legnose ed ai bordi si incontrano fitocenosi sempre meno strutturate ed ospitanti elementi floristici tipici delle fitocenosi pioniere delle sabbie.
  • In tutta l’area risulta evidente l’impatto antropico dovuto presumibilmente alle attività gestionali connesse con il turismo di tipo balneare. Queste attività comprendono sia quelle che insistono sull’area nel momento dell’uso a fini balneari (calpestio da parte dei turisti con evidente conferma o allargamento delle aree di discontinuità tra comunità vegetali, occupazione con strutture più o meno fisse delle aree di pertinenza della vegetazione delle dune), ma anche e soprattutto quelle di tipo preparatorio. Queste ultime infatti spesso determinano effetti non osservabili immediatamente, ma a lunga scadenza e proprio per questo talvolta difficilmente recuperabili; a titolo di semplice esempio si vuole ricordare la pratica diffusa della “pulitura” delle spiagge (in particolare della fascia più prossima al mare in quanto di maggiore interesse ai fini della balneazione) attraverso mezzi meccanici che alterano non solamente la vegetazione esistente, ma anche quella futura attraverso la rimozione di quelle unità di dispersione (frutti, semi, propaguli) essenziali per la sopravvivenza delle specie annuali, ma anche perenni. Spesso tutto ciò viene compiuto dai gestori delle attività turistiche in assoluta buona fede in quanto essi stessi non sono consapevoli dell’ecologia degli ecosistemi che essi sono chiamati a gestire e pertanto dei danni (a volte irreparabili) che causano con pratiche errate. In questo senso sarebbe assolutamente auspicabile prevedere tra le azioni volte alla conservazione degli habitat il coinvolgimento dei gestori di queste attività attraverso corsi di informazione – formazione che li rendano pertecipi del processo di conservazione non solo degli habitat, ma anche di tutto il sistema dunale che per loro rappresenta una risorsa economica prioritaria.
  • L’analisi del taxon Daphne sericea ha portato all’individuazione, su tutta l’area occupata dall’habitat 2250* – Dune costiere con Juniperus spp., di 42 individui adulti e di assenza di individui giovani e plantule.
  • Al numero piuttosto esiguo di individui che costituiscono il popolamento di Daphne sericea si associa una distribuzione spaziale a macchia (patchiness) con tratti a presenza puntiforme alternati a piccoli nuclei di una decina di individui o a settori con completa assenza di individui.
  • la distribuzione spaziale fortemente discontinua di Daphne sericea è certamente attribuibile, in primo luogo, a cause antropiche legate principalmente, in alcuni settori, al forte rimaneggiamento, ai fini dell’insediamento di lidi balneari, dell’habitat idoneo a garantire la presenza di tale specie
  • Viceversa l’estrema rarefazione del popolamento potrebbe essere attribuita alle mutate condizioni ecologiche idonee alla svolgimento dell’intero ciclo vitale della specie ed in particolare ad un progressivo inaridimento delle condizioni ambientali.
  • La frammentazione anche parziale e localizzata dell’habitat, in particolare tagli l’apertura di passaggi verso la spiaggia, possono costituire una seria minaccia all’integrità della vegetazione retrostante e nel caso specifico dell’habitat in cui è presente Daphne sericea.
  • La scarsa rappresenatività e forte compromissione del popolamento a Crucianella marittima che evidenzia una bassa produzione di frutti maturi e l’assenza di plantule.
  • L’assenza, almeno per il periodo di rilevamento indagato, della rinnovazione dei popolamenti ad Juniperus oxycedrus L. macrocarpa (Sibth. & Sm.) Neilr evidenzia anche in questo caso una forte alterazione dell’habitat imputabile in parte alla forte erosione del litorale che espone questi popolamenti a condizioni edafiche critiche.
  • Azioni mirate alla salvaguardia e conservazione di tale entità si configurano come obiettivi prioritari da porre in essere in tale progetto. Tra esse le misure di intervento ipotizzabili prevedono: il prosieguo delle attività di rilevamento della fenologia della specie ed in particolare del germoplasma; l’allestimento di un vivaio per la coltivazione ex situ e la produzione di piantine da utilizzare in una fase di arricchimento del popolamento soprattutto nelle aree più povere; l’utilizzo del materiale coltivato anche a scopo ornamentale dato l’idoneo portamento della specie.

 

Bibliografia di riferimento

Croce A., Strumia S. & Esposito A., 2009. Contribution to the floristic and vegetation knowledge of Garigliano estuary area (CE, southern Italy). Bacchetta G. (ed.) – Biodiversity hotspots in Mediterranean Area. Book of abstract 45° International Congress of SISV & FIP: p. 274.

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Tutin T.G., Heywood V.H., Burges N.A., Valentine D.H., Walters S.M. & Webb D.A. (eds.), 1964-80 -Flora Europaea. 1-5. Cambridge University Press.

Bosco Pantano di Policoro e Costa Ionica Foce Sinni: aspetti botanici

Numerose indagini di campo effettuate nel periodo autunno 2009 – estate 2010 hanno permesso di censire le specie presenti entro il perimetro dell’area SIC. I dati ottenuti dai rilievi effettuati sul campo, insieme alle informazioni ricavate da dati bibliografici hanno permesso di stilare un elenco floristico completo che comprende 312 taxa appartenenti a 77 famiglie e 219 generi.

All’interno del contingente floristico 311 appartengono alla divisione delle Spermatophyte. Queste ultime (fig. 1) sono rappresentate da 4 Gymnospermae (Pinus halepensis Mill., Juniperus oxycedrus L. subsp. macrocarpa (Sibth. & Sm.), Juniperus phoenicea L. subsp. turbinata (Gus.) Nyman ed Ephedra distachya L.) e da 307 Angiospermae. Si evidenzia, inoltre, la presenza di alcune specie di interesse conservazionistico, particolarmente significative per storia, rarità e vulnerabilità, come le già citate Juniperus phoenicea L. subsp. turbinata (Gus.) Nyman ed Ephedra distachya L..

Lo spettro corologico, riportato in figura 2, mostra che oltre il 70% del contingente floristico è costituito da specie tipiche delle regioni del Mediterraneo; il restante 27,9% è costituito, invece, da corotipi delle regioni euro-asiatiche (15,4%), boreali e di ampia distribuzione, segno di un certo grado di antropizzazione dell’area esaminata.

Dai risultati degli studi effettuati per l’azione A1 è possibile distinguere una prima fascia di spiaggia detta “zona afitoica”, sempre priva di vegetazione a causa delle condizioni ambientali fortemente proibitive (Foto 1). La prima forma di colonizzazione sulla spiaggia emersa è costituita dalla vegetazione psammofila che esercita un’azione di ostacolo al trasporto eolico.

Le specie più comuni sono Cakile maritima subsp. maritima (Foto 2), accompagnata da Medicago marina e Salsola kali, che formano il primo ostacolo alla sabbia portata dal vento che in qualche punto comincia ad accumularsi.

A ridosso della fascia del Cakiletum, si incontrano le prime specie perenni che contribuiscono al processo di formazione delle dune embrionali, in cui ha un ruolo fondamentale l’Elymus farctus subsp. farctus. Questa specie blocca la sabbia e consolida il suolo con i lunghi e fitti rizomi, favorendo la colonizzazione da parte di altre specie. Le specie che accompagnano l’Elymus farctus subsp. farctus sono: Echinophora spinosa, Medicago marina, Ephedra distachya, Eryngium martimum, Otanthus maritimus subsp. maritimus e Pancratium maritimum.
La fascia di vegetazione successiva colonizza e contribuisce ad edificare la duna mobile. Rappresentativa di questo habitat è Ammophila arenaria subsp. australis. Tale specie riveste un ruolo significativo per la capacità di trattenimento delle sabbie in relazione alla loro struttura nonché all’ampiezza dell’apparato radicale (Foto 3).

La vegetazione tipica delle zone umide, invece, è quella elofitica a Phragmites australis, spesso formante cespugli ampi e pressoché monospecifici. Nell’interduna e in aree umide e salse si rinvengono popolamenti sparsi di Juncus acutus, Juncus maritimus, con presenza di Phragmites australis e qualche esemplare di Tamarix spp.
Dietro le prime dune mobili stabilizzate da Ammophila arenaria subsp. australis, si crea una zona riparata con rilievi più modesti, le dune consolidate che ospitano una vegetazione legnosa arbustivo-arborea, sempreverde, dominata da Juniperus oxycedrus ssp. macrocarpa (Foto 4).

Il “ginepreto” è costituito in prevalenza da Juniperus oxycedrus ssp. macrocarpa e Pistacia lentiscus, a cui si associa in alcuni tratti la Phillyrea latifolia. Si nota anche la presenza di altre specie tipiche della macchia mediterranea, quali Cistus creticus subsp. eriocephalus, Cistus monspelliensis, Thymelea hirsuta, Daphne gnidium, Rosmarinus officinalis, Rhamnus alaternus, Asparagus acutifolius e in alcuni tratti rinnovazione di Pinus halepensis.
Nell’habitat 2250 si riscontra anche la presenza di esemplari giovani ed adulti della specie alloctona Agave americana (Foto 5); tale presenza potrebbe portare alla perdita di biodiversità, fino a contribuire alla scomparsa di specie caratterizzate da estesi e robusti apparati radicali, riducendo l’azione consolidante dei substrati sabbiosi e danneggiando l’integrità stessa dei sistemi dunali costieri.

Inoltre, la presenza di specie aliene spontaneizzate, come Agave americana e Opuntia ficus indica, contribuisce a limitare la presenza di densi popolamenti di Ephedra distchya, specie rara.

Stagno di Piscinnì: aspetti botanici

ANALISI FLORISTICA

L’elenco floristico del sistema spiaggia-retrospiaggia del SIC di Piscinnì, riportato in allegato, è stato compilato a partire dalle indagini di campo svoltesi nel priodo primaverile-estivo del 2009. Il contingente floristico rilevato è composto da 115 taxa (tab. in allegato) di cui 82 di rango specifico, 32 subspecifico e 1 varietale, appartenenti a 40 famiglie e 94 generi. Il Phylum Pinophyta, rappresentato da 1 taxa, costituisce lo 0,86% della flora totale (fig. 5). Tra le Angiospermae, le più numerose sono le Eudicotyledones che rappresentano il 75,0% del totale con 87 taxa appartenenti a 30 famiglie e 70 generi; le Monocotyledones costituiscono invece il 24,14% della flora con 28 taxa appartenenti a 10 famiglie e 24 generi (tab. 5).

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Le famiglie (fig. 6) con il maggior numero di entità tassonomiche vi sono le Asteraceae con 24 taxa, che costituiscono il 20,69% del totale, seguite da Poaceae (15 taxa, 12,93%), Fabaceae (10 taxa, 8,62%), Caryophyllaceae (7 taxa, 6,03%) e dalle Apiaceae (6 taxa, 5,17%). I generi più numerosi (fig. 7) sono Medicago, Plantago e Trifolium,ciascuno con 4 taxa, rappresentante il 3,45% del totale, seguiti dal genere Bromus con 3 taxa (2,59%).

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Lo spettro biologico (fig. 8) evidenzia come la forma biologica più frequente sia quella delle terofite (48,70%),. Seguono poi le emicriptofite (20,87%) e le geofite (13,04%). Seguono infine le fanerofite (comprese le nanofanerofite) e le camefite (entrambe con l’ 8,70%). L’analisi di questi dati consente di ipotizzare che i valori elevati di terofite e geofite siano da mettere in relazione con le condizioni di xericità degli habitat dunali, mentre alla significativa percentuale di emicriptofite contribuisca il contingente delle specie sinantropiche tipiche dei pascoli.

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Per l’analisi della corologia della flora rilevata sono stati realizzati lo spettro generale (fig. 9), e quello relativo alle sole forme mediterranee (fig. 10).

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Lo spettro corologico generale del SIC (fig. 9) mostra una predominanza della componente corologica mediterranea (83,48%), seguita dalle specie circumboreali, cosmopolite e paleotemperate (ognuna delle quali rappresenta il 3,48% del totale).

Dallo spettro corologico delle forme mediterranee (fig. 10) emerge una prevalenza delle specie a distribuzione circum-mediterranea (44,33%), seguite dalle euro-mediterranee (22,68%), dalle Wmediterranee (8,25%) e dalle mediterraneo-iraniano-turaniche e S-mediterranee (ognuna delle quali rappresenta il 6,19% del totale).

Questi spettri confermano il baricentro biogeografico dell’area di studio e l’inquadramento biogeografico della Sardegna nella subregione mediterranea occidentale.

Tra gli endemismi evidenziamo la presenza di Rubia peregrina L. subsp. requienii (Duby) Cardona et Sierra, endemismo tirrenico e Limonium tigulianum Arrigoni et Diana, endemismo sardo.

Tra le specie di particolare interesse fitogeografico segnaliamo la presenza di Helichrysum microphyllum (Willd.) Camb. subsp. tyrrhenicum Bacch., Brullo et Giusso, endemico di Sardegna, Corsica e Baleari.

ANALISI VEGETAZIONALE

La spiaggia di Piscinnì è costituita da formazioni dunali di estensione limitata, stabilizzate e caratterizzate principalmente da Pistacia lentiscus L., Olea europea L. var. sylvestris Brot. E Rhamnus alaternus L.

Dove il substrato è principalmente roccioso sono presenti formazioni a macchia bassa e gariga, costituite in prevalenza da specie a portamento arbustivo quali Euphorbia sp., Asparagus albus L., Ruscus aculeatus L., Cistus monspeliensis L., Lavandula stoechas L. subsp. stoechas. Laddove la rocciosità è inferiore sono presenti formazioni di macchia più evoluta costituite da Pistacia lentiscus, Olea europea var. sylvestris, ed Euphorbia dendroides L. (Oleo-Pistacietum lentisci).

L’estensione limitata degli ecosistemi dunali non permette al geosigmeto psammofilo sardo (Cakiletea, Ammophiletea, Crucianellion maritimae, Malcolmietalia, Juniperion turbinatae) di raggiungere lo stadio forestale caratterizzato dalla presenza del ginepreto.

La prima parte della spiaggia emersa è definita zona afitoica in quanto l’instaurarsi di cenosi vegetali è fortemente limitato dalla presenza di elevati gradienti di salinità. Dove le mareggiate depositano materiale organico formato principalmente da cascame di Posidonia oceanica (L.) Delile, si vengono a creare le condizioni per l’insediamento delle prime cenosi vegetali pioniere, costituite unicamente da specie terofite alonitrofile. Queste sono cenosi sempre paucispecifiche riferibili all’associazione Salsolo kali-Cakiletum maritimae Costa et Manz. 1981 corr.

L’associazione, costituita solo da specie annuali effimere come Cakile maritima Scop. subsp. maritima, Salsola kali L. e Chamaesyce peplis (L.) Prokh., ha il ruolo ecologico di arricchire il substrato in materia organica, permettendo l’instaurarsi di cenosi più evolute ed esigenti.

Sulle prime dune embrionali, si stabiliscono le prime forme di vegetazione perenne caratterizzate da graminacee rizomatose e principalmente da Elymus farctus (Viv.) Runemark ex Melderis subsp. farctus; questa specie caratterizza l’associazione Sileno corsicae-Elytrigetum junceae (Malcuit, 1926) Bartolo et al. 1992 corr., endemica sardo-corsa. Tale cenosi è caratterizzata nell’area di studio dalla presenza di un importante contingente di specie nitrofile e nelle condizioni di maggiore calpestio da Sporobolus virginicus Kunth, che in alcuni casi tende a costituire vere e proprie cenosi riferibili all’associazione Sporoboletum arenarii Arenes 1924. Quest’ultima cenosi, a carattere pioniero, si sviluppa su sabbie ricche di sali e in condizioni di nitrofilia abbastanza elevata.

Le dune parzialmente consolidate, sulle quali non agiscono modificazioni ad opera del mare, sono caratterizzate da lembi dall’associazione Echinophoro spinosae-Ammophiletum arundinaceae (Br.- Bl. 1933) Géhu, Rivas-Martínez, Tüxen 1972. Le specie caratteristiche di questa associazione sono Ammophila arenaria (L.) Link subsp. australis (Mabille) Laínz, Eryngium maritimum L., Medicago marina L. e Anthemis maritima L. Nel SIC questa associazione si presenta fortemente destrutturata e degradata a causa soprattutto della forte pressione antropica e dei fenomeni erosivi in atto che hanno causato una progressiva frammentazione delle cenosi. Queste due cenosi, caratterizzate da geofite rizomatose perenni, sono costituite da piante altamente specializzate appartenenti alla classe Ammophiletea e occupano ambienti con condizioni ecologiche diverse dovute al gradiente di salinità decrescente e al gradiente di evoluzione della dune crescente, dalla lontananza dal mare e dalla granulometria del substrato.

La frequentazione della spiaggia da parte del bestiame comporta la presenza di una componente nitrofila costituita da specie quali Cynara cardunculus L. subsp. cardunculus, Galactites elegans (All.) Soldano, Thapsia garganica L., Ferula communis L., Asphodelus ramosus L. subsp. ramosus. Si tratta spesso di esemplari isolati, che non danno luogo a tipologie vegetazionali ben definite.

Questa componente si può comunque inquadrare in Artemisietea vulgaris.

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Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis: aspetti botanici

ANALISI FLORISTICA

L’elenco floristico del sistema dunale e della spiaggia del SIC Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis riportato in allegato, è stato compilato in base alle indagini di campo svoltesi a partire da agosto 2009. Il contingente floristico rilevato è composto da 148 taxa (tab. in allegato) di cui 104 di rango specifico,30 subspecifico e 1 varietale, appartenenti a 49 famiglie e 115 generi. Il Phylum Pinophyta, rappresentato da 3 taxa, costituisce il 2,03% della flora totale (fig. 2). Tra le Angiospermae, le più numerose sono le Eudicotyledones che rappresentano il 71,62% del totale con 106 taxa appartenenti a 36 famiglie e 84 generi; le Monocotyledones costituiscono invece il 26,35% della flora con 39 taxa appartenenti a 11 famiglie e 28 generi (tab. 3).

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Tra le famiglie (fig. 3) con il maggior numero di entità tassonomiche troviamo le Asteraceae con 19 taxa, che costituiscono il 12,84% del totale, seguite da Fabaceae e Poaceae (entrambe con 18 taxa, rappresentanti il 12,16%), Asparagaceae e Caryophyllaceae, ognuna con 8 taxa (5,41%) e Apiaceae. con 7 taxa (4,73%).

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 I generi più numerosi (fig. 4) sono Agave, Euphorbia, Medicago e Sonchus (ognuno con 4 taxa, corrispondenti al 2,70%), seguiti da Asparagus, Ononis, Silene e Vicia, con 3 taxa (2,03%).

Lo spettro biologico (fig. 5) mostra una netta predominanza delle terofite (38,41%), seguite da fanerofite (19,57%), emicriptofite (18,12%), geofite (12,32%), e camefite (11,59%). L’analisi di questo spettro ci permette di ipotizzare che la preponderanza delle terofite sia da mettere in relazione con la xericità degli habitat dunali, mentre l’importante percentuale di fanerofite può essere messa ricondotta principalmente alla presenza di formazioni microboschive, costituite da ginepreti, sulle dune più stabilizzate.

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Per l’analisi della corologia della flora rilevata sono stati realizzati lo spettro generale (fig. 6), e quello relativo alle sole forme mediterranee (fig. 7). Dallo spettro corologico generale emerge una predominanza della componente corologica mediterranea (79,85%), seguita dalle specie di origine centroamericana e paleotemperata (entrambe costituenti il 2,99% del totale).

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Pages from all_ir_1_a1_uc_dsb_isola_dei_cavoli_serpentara_e_punta_molentis_Page_5Lo spettro corologico delle forme mediterranee mostra una prevalenza delle specie a distribuzione circum-mediterranea (55,14%), seguite dalle euro-mediterranee (13,08%), dalle mediterraneoatlantiche (8,41%), dalle endemiche e dalle specie W-mediterranee (entrambe con il 6,54%). Questi dati confermano il baricentro biogeografico dell’area di studio.

La componente endemica, analizzata più specificamente (tab. 4), ha mostrato la predominanza in questo sito delle forme endemiche della provincia biogeografica Sardo-Corsa (57,14%).

Le specie vegetali di interesse comunitario presenti nel sito sono: Brassica insularis Moris e Rouya polygama (Desf.) Coincy, la prima presente sull’Isola dei Cavoli predilige substrati rupicoli, la seconda è stata segnalata probabilmente per errore. Entrambe le specie non risultano comunque presenti nelle aree rilevate.

Altre specie di interesse conservazionistico presenti nel SIC sono: Bryonia marmorata Petit, Ferula arrigonii Bocchieri, Helicodiceros muscivorus (L. f.) Engl., Limonium dubium (Guss.) Litard., Limonium retirameum Greuter & Burdet, Silene valsecchiae Bocchieri, Verbascum conocarpum Moris. Tra queste specie le uniche presenti nei rilievi sono Limonium retirameum Greuter & Burdet e Ferula arrigonii Bocchieri (la presenza di quest’ultima specie non può essere confermata con certezza).

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ANALISI VEGETAZIONALE

Il SIC Isola dei Cavoli, Serpentara e punta Molentis è situato nella zona costiera meridionale del distretto territoriale indicato “Sette Fratelli”dal Piano Forestale ed Ambientale della Sardegna.

Per quanto concerne gli aspetti vegetazionali, negli habitat costieri indagati è stato possibile identificare il geosigmeto psammofilo sardo (Cakiletea, Ammophiletea, Crucianellion maritimae, Malcolmietalia, Juniperion turbinatae) la cui serie forestale di riferimento è rappresentata dall’associazione Pistacio lentisci-Juniperetum macrocarpae Caneva, De Marco et Mossa 1981.

Le cenosi pre-forestali sono formate da boscaglie a Juniperus oxycedrus L. subsp. Macrocarpa (Sibth. & Sm.). La serie, di tipo catenale, è caratterizzata da diversi tipi di vegetazione (terofitica alo-nitrofila, geofitica ed emicriptofitica, camefitica, terofitica xerofila, fanerofitica) che si distribuiscono parallelamente alla battigia in funzione delle differenti condizioni ecologiche legate alla distanza dal mare e alle differenze granulometriche del substrato.

La naturalità degli aspetti vegetazionali di questo SIC è in gran parte compromessa dalla presenza antropica, sia a causa della presenza di costruzioni (abitazioni, campeggi e altre strutture turisticoricettive), sia a causa dei rimboschimenti effettuati utilizzando specie alloctone e dell’uso ornamentale di specie naturalizzate ed invasive, in particolare nella fascia retrodunale.

La vegetazione psammofila compare oltre la prima fascia della spiaggia emersa, la zona afitoica, in cui si ha l’assenza totale delle cenosi vegetali a causa di condizioni ecologiche limitanti, in particolare dovute agli elevati valori di conduttività.

Le prime cenosi vegetali pioniere, di tipo terofitico, appartengono alla classe Cakiletea e sono rappresentate dall’associazione Salsolo kaliCakiletum maritimae Costa et Manz. 1981 corr. Le specie caratteristiche di tali cenosi hanno prevalentemente un ciclo biologico annuale e una elevata tolleranza alle variazioni di salinità. Il ruolo ecologico di questa associazione è arricchire il substrato in materia organica permettendo l’instaurarsi di aspetti di vegetazione più evoluti ed esigenti. Questa cenosi appare però frammentata a causa dell’utilizzo di mezzi meccanici per la pulizia dell’arenile.

Le prime forme di vegetazione perenne, caratterizzate da graminacee rizomatose, si instaurano sulle prime dune embrionali, formatesi dall’accumulo e conseguente stabilizzazione di sedimento. Questa associazione, Sileno corsicae-Elytrigetum junceae (Malcuit, 1926) Bartolo et al., 1992 corr., endemica sardo-corsa, è costituita principalmente dalla specie Elymus farctus (Viv.) Runemark ex Melderis subsp. farctus. In condizioni di calpestio maggiore tale associazione si instaurano cenosi caratterizzate da specie più resistenti quali Sporobolus virginicus Kunth, che tende a costituire vere e proprie cenosi pioniere mono o paucispecifiche riferibili all’associazione Sporoboletum arenarii Arenes 1924, appartenenti alla classe Ammophiletea. Appartenenti a queste cenosi risultano di grande valore le formazioni ad Otanthus maritimus, limitate alla sola località Cava Usai e diffuse in pochissime altre stazioni della costa sud orientale.

In seguito all’accumulo di nuovo sedimento sulle dune embrionali dovuto alla capacita di Elymus farctus subsp. farctus di immobilizzare la sabbia, si innescano processi evolutivi del sistema dunale, per colonizzazione e accrescimento dei piccoli cumuli sabbiosi; questi vengono progressivamente stabilizzati e si creano le condizioni ecologiche per un’ulteriore evoluzione della seriazione psammofila. L’associazione Echinophoro spinosae-Ammophiletum arundinaceae (Br.-Bl. 1933) Gehu, Rivas–Martinez, Tuxen 1972 si instaura generalmente su dune esposte a venti forti che creano instabilità dei sedimenti sabbiosi.

Queste due comunità, riferite alla classe Ammophiletea Br.–Bl. et Tüxen 1943, popolano ambienti ecologicamente diversi caratterizzati da un gradiente decrescente di salinità e uno crescente di evoluzione della duna e lontananza dal mare, oltre che dalla diversa granulometria del substrato.

Nella parte più interna della duna, più riparata dall’azione del vento, si hanno condizioni ecologiche date da maggiore stabilità della sabbia e maggiore disponibilità di nutrienti, che permettono l’insediarsi di altre specie più esigenti quali Crucianella maritima L., caratteristica del Crucianelletum maritimae Br.-Bl. (1921) 1933, appartenente alla classe Helichryso-Crucianelletea Gehu, Rivas–Martinez et Tuxen in Gehu 1975, ben rappresentate in particolare nella spiaggia di Simius e Porto Giunco.

Nelle zone umide retrodunali del litorale, inondate per periodi più o meno lunghi da acque salmastre si instaurano comunità di geofite ed emicriptofite. Le cenosi presenti in questi ambienti sono riferibili all’ordine Juncetalia maritimi Br.-Bl. ex Horvatic 1934. Le associazioni dell’alleanza Plantagion crassifoliae Br -Bl. in Br.-Bl., Roussine & Nègre 1952, in continuità tra le comunità puramente igrofile e quelle psammofile dunali, si posizionano su zone tendenzialmente più elevate, quindi inondate esclusivamente nella stagione invernale ed aride in quella estiva. Sulle dune consolidate si instaura la vegetazione forestale psammofila formata da boscaglie a Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa riferibili all’associazione Pistacio lentisci-Juniperetum macrocarpae.

Questa cenosi, appartenente alla classe Quercetea Ilicis Br.-Bl. ex A. et O. Bolos 1950, rappresenta la prima forma di vegetazione fanerofitica dei processi di colonizzazione delle spiagge sabbiose.

All’interno del SIC tale associazione è presente nelle spiagge di Porto Giunco, Simius e Punta Molentis.

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