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Le potenzialità e le opportunità del 5G: evoluzione o rivoluzione?

    Il termine 5G si riferisce alla quinta generazione delle tecnologie di comunicazione mobile, e rappresenta il diretto successore del 4G LTE. Mentre il 5G si appresta ad entrare sul mercato, il dibattito è sempre più acceso fra i suoi ferventi sostenitori e coloro che invece sono ancora scettici. Senza dubbio, il 5G potrebbe costituire la base per una serie di incredibili cambiamenti per le nostre comunità sempre più connesse, ma rimane un paesaggio confuso, con interpretazioni varie e talvolta contrastanti, di cosa sia il 5G e cosa aspettarsi da esso. Ne abbiamo parlato col prof. Maurizio Murroni, docente dei corsi di Reti Radiomobili e Tecnologie di Accesso per Reti Wireless per il corso di Laurea Magistrale in Ingegneria delle Tecnologie per Internet dell’Università di Cagliari.

    Prof. Murroni, il 5G è sulla bocca di tutti, ma pochi sanno effettivamente cosa sia e cosa ci permetterà di fare.

    Beh, ci sono grandi aspettative da parte degli addetti ai lavori e di chi è appassionato di tecnologia in genere che sono accompagnate anche da perplessità e a volte timori da parte di chi tanto appassionato non lo è. Se da un lato la quinta generazione, almeno nella sua prima versione commerciale, fornirà servizi analoghi a quelli che siamo abituati a utilizzare attualmente attraverso le reti attuali quali LTE ed LTE-A con una tecnologia che si propone, almeno in Europa, come una estensione di ciò che è già presente, il passo avanti che ci permetterà di compiere nelle sue varianti future, soprattutto con lo sfruttamento frequenze più elevate, quali quella delle onde millimetriche nella banda a 26 GHz, potrà davvero avere un impatto significativo sul nostro quotidiano.

    Potrebbero nascere applicazioni che ora non immaginiamo nemmeno?

    In realtà, una delle importanti novità della quinta generazione rispetto alle precedenti è proprio il cambio di prospettiva nella progettazione che ha definito prima gli scenari applicativi e poi sviluppato la tecnologia necessaria per poterli realizzare. Come ho detto in precedenza, sarà soprattutto la sfida tecnologica che verrà affrontata per poter utilizzare le frequenze più elevate che ci permetterà di realizzare applicazioni a bassissima latenza abilitando scenari futuristici quali veicoli a guida autonoma o la telemedicina di precisione a distanza ad esempio. Ma per queste applicazioni credo che ci sia ancora un percorso da fare, sia tecnologico che normativo perché si possa darle effettivamente per assodate.

    Come sta procedendo la sperimentazione e quando dovrebbe essere disponibile?

    In Italia nel 2017 il MISE ha lanciato il bando per la sperimentazione che dovrebbe terminare nel 2021. In particolare sono state individuate tre aree: Milano – città Metropolitana, che comprende una sessantina di comuni, le città di Prato e L’Aquila, e quelle di Bari e Matera. La sperimentazione è attualmente portata avanti nelle tre aree da operatori differenti che sperimentano servizi in una logica pre-commerciale fra cui anche la prima sperimentazione in ambito audiovisivo. In Europa il 5G è ancora in fase sperimentale e ci sono stati solo alcuni lanci commerciali, in Spagna, UK e Svizzera.

    Ma è davvero pericoloso come dicono?

    Bisogna capire cosa si intende per pericolo. Potrebbe essere “pericoloso” se si rilasciano applicazioni critiche senza il dovuto quadro normativo, ma mi sento di escluderlo. Se poi per “pericolo” si intende il problema della esposizione elettromagnetica, soprattutto nelle bande alte, ciò che si può dire è che in linea di principio ogni evoluzione delle reti radiomobili ha comportato una diminuzione delle emissioni e dell’esposizione in generale rispetto alle generazioni precedenti. Nella banda a 26 GHz la propagazione elettromagnetica è davvero a corto raggio a causa del così detto path loss, perciò la copertura sarà realizzata tramite il dispiegamento di molte antenne a bassa emissione che renderanno l’esposizione ridotta e uniforme. È un po’ come se si rinnovasse l’impianto di riscaldamento domestico sostituendo ai radiatori termici un impianto di riscaldamento a pavimento. Il comfort termico ne risulterà migliorato, in quanto si potrà ottenere una temperatura uniforme in tutta la casa. Tale risultato sarà ottenuto con un valore di temperatura del liquido termovettore più basso rispetto a quanto avviene in un impianto a radiatori, in cui per poter ottenere temperature confortevoli in tutta la casa si devono necessariamente utilizzare temperature del liquido termovettore più elevate e avere zone in prossimità dei radiatori in cui la temperatura risulta necessariamente più elevata.

    L’Italia e la Sardegna sono pronte per la rivoluzione 5G?

    Nonostante non sia entrata nella sperimentazione italiana, a mio parere la Sardegna ha la possibilità di giocare un ruolo importante, così come ha fatto già in precedenza, penso ad esempio al settore dell’accesso a larga banda con le esperienze di Tiscali che è stata in grado di innovare il mercato prima e che da ormai due decenni è una realtà affermata nel settore. Negli ultimi anni altre realtà imprenditoriali hanno avuto possibilità di crescere e affermarsi nel campo dell’automotive e della mobilità sostenibile in genere. Abinsula e GreenShare sono solo due esempi recenti. In Sardegna abbiamo diversi progetti relativi alle Smart City e il 5G può davvero essere una tecnologia abilitante in tale contesto. Il colosso cinese Huawei ha deciso di investire nell’isola in tal senso e questo sicuramente può servire come stimolo per tutti gli operatori del settore IT operanti sul territorio.

    Qual è il futuro delle comunicazioni mobili?

    Domanda da 1 Milione di Dollari! Nel breve già si parla di sesta generazione, forse per portare davvero a compimento tutto ciò che promette oggi il 5G. Diciamo che è già successo nel susseguirsi delle precedenti generazioni. Nel lungo periodo personalmente credo che si andrà sempre più verso lo sviluppo di tecnologie che prescinderanno da un unico terminale così come lo intendiamo oggi. Ritengo che l’IoT e quindi il concetto di oggetti connessi e che ora sono pensati come in generale autonomi, verrà esteso anche alle comunicazioni classiche che ora fruiamo da terminale. Vedo un futuro in cui possiamo godere di realtà aumentata direttamente nei nostri occhiali da sole, nella visiera del casco della moto o sul parabrezza della nostra autovettura (condivisa ovviamente!). Immagino dispositivi in grado di farci fare una telefonata, in maniera davvero invisibile, penso a orecchini, collane, spille, o bottoni di camicia. Magari avremo ancora qualcosa che ci porteremo dietro, ma non è detto ci servirà più una memoria, o una batteria, almeno come siamo abituati pensarle oggi, prendendo sempre più piede concetti quali cloud ed energy harvesting, le antenne e le interfacce radio forse sì, ma anche quelle saranno sempre più trasparenti e mimetizzate.