L’intelligenza artificiale generativa al pari di un essere senziente? Il caso Dabus

L’intelligenza artificiale generativa al pari di un essere senziente? Il caso Dabus

Il Dott. Stephen Thaler ha avviato una serie di cause in tutto il mondo per dimostrare che l’ Intelligenza Artificiale Generativa è in grado di pensare in modo indipendente.


Il Dott. Stephen Thaler, scienziato e direttore generale della società Imagination Engines, Inc., con sede a St. Charles, nel Missouri, ha intrapreso una battaglia legale volta a far riconoscere la titolarità di due invenzioni direttamente ad un sistema di IA da lui progettato, il sistema “DABUS”.

DABUS, acronimo di “Device for Autonomous Bootstrapping of Unified Sentience” (Dispositivo per l’innovazione autonoma dal pensiero unificato) è un sistema di Intelligenza Artificiale, avanzato, realizzato sul modello dell’architettura della mente umana, formato da una rete di neuroni artificiali collegati tra loro che trasmettono e ricevono dati elaborandoli, concepito allo scopo di fornire un output creativo senza l’intervento umano.


La peculiarità della macchina DABUS è che lo stesso non riceverebbe alcun prompt dal suo creatore, ma si addestrerebbe in modo completamente autonomo sui dataset forniti, escludendo completamente l’apporto umano.


La capacità creativa di DABUS ha prodotto due invenzioni: un contenitore per alimenti a forma di frattale che salvaguarda la sicurezza del prodotto durante il trasporto attraverso un cambiamento di forma, e un dispositivo di segnaletica di emergenza.

Queste due creazioni dell’IAG, (Intelligenza Artificiale Generativa), sono state oggetto di domande di brevetto in numerosissimi uffici di tutto il mondo [1], nonché presso l’Organizzazione internazionale per la proprietà intellettuale (WIPO) con una domanda di brevetto internazionale PCT [2],

Il Dott. Thaler, nell’occasione si registrava come titolare del brevetto con esplicita indicazione “del sistema DABUS”, quale inventore esclusivo.

Quasi tutte le istanze, da Egli presentate, sono state rigettate con la medesima motivazione: la qualità di inventore non può essere attribuita a un soggetto diverso da un essere umano.

Lo scienziato, nel tentativo di avvalorare la tesi secondo cui le IA debbano essere dotate di personalità giuridica e quindi titolari di diritti d’autore o, latu sensu di proprietà intellettuale, impugnava sistematicamente i provvedimenti di rigetto degli uffici contattati.

La soluzione di ciascuna Corte interpellata era la medesima, ovvero, l’impossibilità di riconoscere a un soggetto diverso da una persona fisica il ruolo di inventore.

Soltanto l’Ufficio Brevetti del Sud Africa con una pronuncia del 28 giugno 2021, ha ammesso quale inventore un sistema di IA, Dabus, individuando nel Dott. Thaler il titolare di tale sistema [3].

Mentre in prima istanza anche lo Stato australiano riconosceva la titolarità di invenzione alla macchina, il 30 giugno dello stesso anno (2021), la Corte Federale Australiana (giudice di secondo grado) emanava una sentenza adeguandosi al resto delle corti mondiali, negando, pertanto, il ruolo di inventore all’Intelligenza artificiale.

Anche la Legal Board of Appeal (Commissione giuridica di ricorso) dell’European Patent Office (EPO) si è pronunciata in sfavore del padre informatico di DABUS che, nella precisazione del 21 dicembre 2021, ha confermato le decisioni della sezione ricevente dell’Ufficio europeo dei brevetti, di respingere le relative domande presentate dal Dott. Thaler [4].

Infatti, in conformità all’art. 81 della Convention on the Grant of European Patents (Convenzione sulla concessione dei brevetti Europei) [5], il richiedente deve designare l’inventore.

 


Sui ricorsi presentati da Thaler, recentemente, si è pronunciata anche la Corte Suprema del Regno Unito.

Il 20 dicembre 2023, il Tribunale di ultima istanza, ha emesso la sentenza di rigetto nel ricorso contro il provvedimento dell’Ufficio brevetti britannico (United Kingdom Intellectual Property Office, UKIPO), nelle quali era stato indicato dal Dott. Thaler come inventore “DABUS” un sistema di intelligenza artificiale [6].

Tale domanda era stata respinta nel 2019 dall’ UKIPO, con le stesse motivazioni; l’imprenditore statunitense aveva violato l’art. 13, comma 2, dell’UK Patents Act del 1977 poiché non aveva indicato la persona che riteneva essere inventore e nemmeno i fatti costitutivi da cui deriverebbe il suo diritto alla concessione del brevetto [7].

Suddetta decisione era stata confermata anche dall’ High Court of Justice nel 2020 e dalla Court of Appeal nel 2021 [8].

Svolgimento del processo

I giudici britannici di ultima istanza, nell’analisi della controversia, formulano la sentenza ponendo l’accento sull’interpretazione e l’applicazione delle disposizioni rilevanti del Patents Act del Regno Unito del 1977, trascurando totalmente nel merito l’ipotesi di una brevettabilità o meno dei progressi tecnici generati da macchine che agiscono in modo autonomo se alimentate dall’intelligenza artificiale.

Il Dott. Thaler, nel deposito della domanda di brevetto nel Regno Unito, dichiarava di non essere l’inventore, bensì il proprietario della macchina Dabus.

L’Ufficio Brevetti britannico, chiedeva che la domanda fosse integrata con l’indicazione dell’inventore quale persona fisica. Non avendo ricevuto alcuna risposta entro il termine prescritto, l’IPO aveva considerato ritirate le domande.

La Corte Suprema britannica nel respingere il ricorso si basa in primo luogo sul presupposto che “ai sensi del Patents Act del 1977, l’inventore indicato in una domanda di brevetto deve essere una persona fisica”, ritenendo che l’Ufficio brevetti avesse correttamente considerato ritirate le domande.

In secondo luogo, respinge le argomentazioni manifestate dal proponente secondo cui lo scienziato americano avrebbe il diritto di richiedere un brevetto per qualsiasi progresso tecnico di un’invenzione realizzata autonomamente da Dabus.

I giudici si sono espressi qualificando DABUS “una macchina priva di personalità giuridica” affermando che Stephen Thaler “non ha alcun diritto individuale di ottenere un brevetto in relazione a tale progresso tecnico”.

Supporre che una macchina abbia diritti, per il momento, sembra contrario ai principi degli ordinamenti di quasi tutto il mondo con l’eccezione del Sud Africa che ha invece accettato le domande di brevetto depositate dal Dott. Thaler.


Di Floriana Murrali

Collaboratore a contratto nell’ambito del progetto “START-UP – D.M. 737_2021 – “HOLMES” – ANNUALITA’ 2023. Cultore della Materia in «Informatica giuridica» e «Computer Law» (Corsi di Laurea Magistrale in «Ingegneria delle Tecnologie per Internet», presso l’Università degli Studi di Cagliari – DIEE.        
Avvocato civilista e consulente in materia di diritto delle nuove tecnologie.


Note:

[1] Stephen Thaler, deposita la domanda di brevettazione delle due creazioni riconducibili a DABUS, oltre che nei vari uffici del suo paese, gli Stati Uniti, anche in Europa, Gran Bretagna, Germania, Taiwan, Israele, Australia, Sud Africa.

[2] Patent Cooperation Treaty (PCT) o Trattato di Cooperazione in materia di brevetti, è un trattato internazionale multilaterale firmato a Washington il 19 giugno del 1970, consente di depositare un’unica domanda di brevetto “internazionale” in cui è possibile designare, ad oggi, 157 Stati Contraenti. Il vantaggio della domanda Internazionale PCT, consiste nel poter procrastinare, fino a 30 mesi dalla data di deposito (o dalla data di priorità, se presente), in quali Stati estendere la propria domanda di brevetto. Al termine della procedura del Brevetto Internazionale PCT è necessario intraprendere una procedura di brevettazione per ciascuno Stato in cui si desidera ottenere una privativa. https://uibm.mise.gov.it/index.php/it/brevetti/domande-internazionali-di-brevetto-pct;

[3] Il caso dello stato africano, era totalmente particolare, in quanto nel Paese il sistema di registrazione di brevetti è fortemente formalistico e quasi automatico. perché nessuno si era interrogato effettivamente sul merito della vicenda;

[4] Domanda di brevetto “EP 18 275 163” (Food Container) e domanda di brevetto “EP 18 275 174” (Device and methods for attracting enhanced attention);

[5] La Convenzione sulla Concessione dei Brevetti Europei (Convention on the Grant of European Patents), più comunemente conosciuta come European Patent Convention (EPC), è il trattato internazionale che ha istituito l’Organizzazione europea dei brevetti al fine di offrire un brevetto unico valido in tutti gli Stati sottoscriventi, firmata a Monaco di Baviera il 5 ottobre 1973, consente ad ogni cittadino o residente di uno Stato membro di avvalersi di un’unica procedura europea per il rilascio di brevetti, sulla base di un corpo omogeneo di leggi brevettuali fondamentali.

[6] La Sentenza può essere visionata nella versione originale all’indirizzo “https://www.supremecourt.uk/cases/docs/uksc-2021-0201-judgment.pdf”;

[7] La decisione decisione UKIPO  può essere visionata all’indirizzo “https://www.ipo.gov.uk/p-challenge-decision-results/o74119.pdf”;

[8] High Court of Justice o England and Wales High Court, abbreviata EWHC,  è un Tribunale di Primo Grado, che con la Corte della corona e la Corte d’appello una delle corti superiori di Inghilterra e Galles. Nel 2020 Thaler aveva perso in appello anche contro l’ufficio brevetti statunitense, sempre presentando DABUS come inventore dei due prodotti e ricevendo sempre lo stesso rifiuto: un’invenzione può essere brevettata solo dalle persone.