Presentazione

 

Corso di alta formazione per insegnanti di italiano lingua seconda/lingua straniera

 

La lingua in movimento. L’italiano dei media

(Cagliari, 14-16 settembre 2016)

 

Quale futuro si prospetta per l’italiano, e per altre lingue di cultura? La prepotente accensione visiva prodotta dall’avvento di Internet e delle nuove tecnologie potrebbe finire per indebolire le qualità necessarie per affrontare la lettura e l’interpretazione di un testo “tradizionale”, di qualunque natura esso sia, anche in un contesto di apprendimento. E forse fra qualche decennio formule, tracce, orientamenti di lingua e di scrittura prenderanno definitivamente il posto delle vecchie, obsolete regole: dalla stabilità delle norme impartite da dizionari e grammatiche delle diverse lingue nazionali, ed espresse in una ventina o poco più di simboli grafici, potremmo essere traghettati verso l’instabilità e la disposizione al cambiamento permanente degli innumerevoli usi linguistici – e dei relativi segni grafici e iconici – in dotazione alle “tribù” dei nuovi scriventi (anche per effetto delle conseguenze linguistiche, di interferenza o contaminazione fra codici, prodotte da ondate migratorie senza precedenti). La civiltà occidentale si è retta per secoli su una conoscenza alfabetica. Con l’invenzione della stampa e il definitivo abbandono della scriptio continua, necessitante della lettura ad alta voce se si voleva rendere intelligibile il testo così trascritto, quella conoscenza si è progressivamente affinata: la presenza di spazi bianchi separatori tra i singoli caratteri tipografici ha favorito la loro percezione come elementi distinti gli uni dagli altri e in successione, come oggetti fisici inseriti in una precisa sequenza e occupanti ognuno un proprio, delimitato spazio. Ora, se i saperi alfabetici sono oggi in crisi, è anche per gli effetti scaturiti da una sempre più pervasiva comunicazione in rete che ha reso problematici il valore di quegli spazi bianchi e l’esistenza di un altro netto elemento separatore: il diaframma fra scritto e parlato.

L’italiano “in movimento”, parte del titolo del ciclo di lezioni che si svolgeranno a Cagliari fra il 14 e il 16 settembre 2016, è tutto questo ma promette anche molto altro. Il corso che proponiamo, soprattutto, non poteva mancare di investire direttamente proprio i nuovi media. Per una percezione reale e dinamica della nostra lingua allo stato attuale, e per un insegnamento più vigile e avvertito dei grandi cambiamenti in atto nella formazione linguistica rivolta ad apprendenti italiani e, a maggior ragione, stranieri: in nome di quella “competenza funzionale” (o “comunicativa”) che, seppur continuamente richiamata, è ancora poco frequentata e applicata.

C’era una volta il giornalismo mediato: dai giornali, dai notiziari radiofonici, dai telegiornali. Oggi i contenuti di quel giornalismo, con le sue stesse modalità espressive, appaiono sempre meno soggetti ai filtri, ai controlli, all’intermediazione del reale (linguistico, sociale, culturale, ecc.) e sempre più aperti alla disintermediazione prodotta dall’apporto personale di blogger, commentatori, utenti comuni. Le modalità di trasmissione delle notizie, invece, sono cambiate meno: i mezzi di un tempo – carta stampata, radio e tv – sopravvivono ancora; la Rete non li ha (ancora) sostituiti, si è solo aggiunta a loro. La grande piazza elettronica attraversata in lungo e in largo dalle “autostrade” e “superstrade” telematiche, in direzione di un “casello” (gateway), ripete con altra metafora il viaggio di un cibernauta. Gli orizzonti stradali o marini sono tuttavia insufficienti a dar conto delle ultime trasformazioni di quel luogo tecnologico dalle straordinarie possibilità di reperimento di dati e informazioni che è stato detto cyberspaziocybersfera, tecnosfera, blogosfera.

Come i predecessori, alla luce dei più recenti sviluppi delle tecnologie di rete, anche blogosfera ha fatto il suo tempo. Sembra essersi trasformata, come qualcuno ha detto, in una quisfera. Fa della rete un mezzo per incontrarsi, manifestare, protestare, ribellarsi: il web, intrecciandosi con le nostre vite ogni giorno di più, sta diventando inseparabile dai noi e da quello che ogni giorno (anche in quanto parlanti e scriventi), facciamo.  Ma con i mezzi di comunicazione, e gli oggetti e tipi d’approccio annessi, è cambiato il ruolo impersonato dal lettore. L’utente che elabora e diffonde suoi testi in rete non si vede solo riconosciute inedite e inaudite mansioni di controllo e possibilità d’intervento (di tradizionale pertinenza di editori e autori “laureati”) sul lavoro fatto. I nuovi mezzi, consentendo l’attivazione di contatti tra i diversi individui indipendentemente dai luoghi e dai tempi fisici dell’interazione sociale, ne sconvolge il sistema dei riferimenti spazio-temporali.

Le categorie dello spazio e del tempo come siamo abituati a considerarle finiscono così per apparire in forma di immagini di una modernità “liquefatta”, deterritorializzata e acronica. Questa modernità ultima esige approcci più “liquidi” (o più “aerei”) in ogni circostanza, situazione o occasione. Non può sottrarsi al quadro l’insegnamento (e il relativo apprendimento) di una lingua, sia essa materna o no.

 

Massimo Arcangeli

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